In Italia, meno di un adolescente su dieci svolge quotidianamente attività fisica, nonostante le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità che suggeriscono almeno 60 minuti di movimento al giorno per i giovani tra gli 11 e i 15 anni. È un dato che si inserisce in un quadro più ampio e complesso, in cui emergono criticità legate sia ai comportamenti individuali, sia alla distribuzione dei servizi sul territorio.
A metterli in evidenza è la Rete italiana Città Sane – Oms, che, in occasione della Giornata mondiale della salute, ha organizzato a Roma un convegno dedicato al ruolo dei contesti locali nella promozione della salute.
L’iniziativa, tenutasi l’8 aprile, si inserisce nel tema globale scelto per il 2025 dall’Oms, “Healthy beginnings, hopeful futures”, e punta l’attenzione sulla salute nei primi mille giorni di vita, fase considerata strategica per la costruzione di un futuro più equo e sano. Il convegno vuole essere un momento di confronto tra istituzioni, esperti, amministratori locali e rappresentanti del terzo settore, nel tentativo di rafforzare le sinergie tra i diversi attori coinvolti nella promozione della salute pubblica.
I numeri
Secondo i dati diffusi dalla Rete – elaborati da fonti quali Istat, Crea-Okkio alla Salute, Censis, Ocse, Hbsc, Anci e Ifel – solo il 37% degli adulti italiani pratica attività fisica almeno 1-3 volte a settimana. La media europea, invece, si attesta al 61%.
Nel 2023, il 7,6% dei cittadini ha rinunciato a cure mediche per motivi economici o a causa delle lunghe liste d’attesa. Questo dato è in crescita rispetto al 6,3% registrato nel 2019.
A pesare sul quadro nazionale anche le disuguaglianze territoriali: solo il 14% dei bambini sotto i tre anni frequenta un asilo nido pubblico, e la percentuale varia fortemente tra le diverse aree del Paese. Inoltre, nelle periferie urbane l’accesso tempestivo a strutture sanitarie è garantito solo al 40% dei residenti, contro l’85% di chi vive nei centri urbani. Anche la dotazione ospedaliera è in calo: dal 2010 al 2020 i posti letto per mille abitanti nelle grandi città sono passati da 4,5 a 3,8.
Il commento di Lamberto Bertolé
In questo scenario, l’evento promosso dalla Rete italiana Città Sane pone l’accento sul valore delle politiche locali per la salute. Come sottolinea Lamberto Bertolé, presidente della Rete: “Oggi più che mai è importante ricordare che le abitudini sane si costruiscono nei luoghi della vita quotidiana. Le città assumono un ruolo centrale nella sperimentazione di politiche integrate e nella promozione di relazioni efficaci e durature. I quartieri, le scuole e gli spazi pubblici sono infatti i primi presìdi del benessere fisico e mentale”.
Bertolé aggiunge: “Il nostro obiettivo è creare relazioni strutturate tra chi amministra i territori, chi li studia e chi li vive. Con questo convegno intendiamo promuovere una visione integrata e territoriale della salute pubblica, valorizzare il ruolo strategico dei Comuni come laboratori di innovazione, rafforzare le sinergie tra scienza, istituzioni e comunità e costruire reti stabili e modelli di governance condivisa”. E conclude: “Le politiche per la salute non possono essere settoriali: hanno bisogno di visione, prossimità e relazioni forti. I Comuni sono in prima linea nel costruire una società più sana, inclusiva e consapevole. Il benessere si costruisce nei territori, attraverso politiche intersettoriali e relazioni collaborative: solo così possiamo trasformare il principio ‘Health for all’ in realtà quotidiana”.
Una buona pratica, non un punto d’arrivo
L’iniziativa si distingue per l’approccio concreto e orientato al dialogo tra istituzioni e comunità locali. Una strada che, pur nella complessità dei problemi evidenziati, può offrire spunti replicabili per politiche pubbliche più inclusive, consapevoli e sostenibili.