Ripensare l’assistenza domiciliare per la sostenibilità del SSN

"L’organizzazione dell’Assistenza a domicilio e della Long-term care: perché e come metterla a terra?" Cosa è emerso nell'evento FARESANiTÀ

La popolazione italiana over 65 si aggira intorno ai 14 milioni di persone, a fronte dei 60 milioni di cittadini. L’indicatore del progressivo invecchiamento della popolazione accompagna un altro fattore, il calo delle nascite, divenuto ormai cronico. Questi due dati demografici minacciano la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, poiché la porzione anziana della popolazione richiede maggiori risorse sanitarie, soprattutto per la cura delle cronicità che, ad ora, richiedono più del 70% della spesa sanitaria. Esperti ed esperte della Sanità hanno partecipato all’incontro FARESANiTÀ “L’organizzazione dell’Assistenza domiciliare e della Long-term care: perché e come metterla a terra?

Per mantenere il SSN gratuito e disponibile per tutti – è emerso – cronicità, scarsa mobilità, isolamento ed esclusione sociale vanno affrontate complessivamente, a partire da un forte investimento organizzativo nell’assistenza domiciliare.

Gli interventi

Il tempo di cura

“Il dovere prioritario per noi medici, operatori sanitari, quindi tout court tutta la squadra dei sanitari, è che il paziente va centralizzato in questo senso e informato: perché con una buona comunicazione può seguire i vari step del suo percorso di malattia e soprattutto sentirsi preso in considerazione”. Le parole di Marilù Bartiromo, M.D. Nefrologo dell’U.O.C. di Nefrologia ed Emodialisi in elezione e in emergenza – AORN A. Cardarelli.

Gli ospedali di comunità possono essere ripensati

“Oggi si sta provando una nuova strada per gli ospedali di comunità, forse con esiti in chiaroscuro. (…) Gli ospedali di comunità non sono ospedali piccoli, ma sono ospedali che fanno un qualcosa di profondamente diverso”. Così Giorgio Giulio Santonocito, Direttore Generale dell’AOUG. Martino di Messina.

Una “cabina di regia” in risposta ai bisogni sanitari territoriali

“La possibile risposta dei bisogni territoriali dovrebbe essere quella della costruzione di una cabina di regia condivisa tra il livello ospedaliero, con gli enti locali, e i distretti sanitari, attraverso anche la collaborazione del terzo settore e di tutte le professionalità esistenti sul territorio”. Elio Rosati, Segretario regionale Cittadinanzattiva Lazio, racconta le esperienze del Policlinico Tor Vergata e del Sant’Andrea di Roma.

Il linguaggio unico assistenziale per l’infermiere

Carmelo Gagliano, Tesoriere della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI), parla dell’importanza di un linguaggio unico dell’infermiere per ripensare l’assistenza. “Oggi l’evoluzione formativa degli infermieri, e il livello di competenze avanzate che hanno gli infermieri all’interno dell’organizzazione, esige, per l’utilizzo anche della documentazione assistenziale informatizzata, che venga reso lecito, riconosciuto a livello normativo il linguaggio unico assistenziale”.

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