Portare un bambino addosso, fasciare il suo corpo al nostro, sentire il suo respiro sul petto. Gesti semplici, ancestrali, che oggi ritrovano nuovo valore grazie al babywearing, una pratica che affonda le sue radici nella storia dell’umanità e che, come spiega Nora Basucci, ostetrica di ASL 5 La Spezia dal 2017 in servizio presso il Consultorio familiare di Sarzana, “non è solo una modalità di trasporto, ma un vero e proprio strumento di salute psicofisica per genitori e figli”.
Il bisogno di contatto: una questione biologica
Secondo la biologia comportamentale, il babywearing risponde a un bisogno primario del neonato: il contatto. “Il tatto – spiega Basucci – è il primo apparato sensoriale a svilupparsi nel grembo materno. Quando il neonato viene portato a stretto contatto con il corpo del genitore, si attivano processi neurochimici profondi: viene rilasciata ossitocina, dopamina, serotonina, endorfine. È un’esperienza che il bambino vive come intima, propria, fondativa”.
Questo contatto costante, aggiunge l’ostetrica, ha ricadute positive sia per il piccolo che per la madre (o il padre): “La mamma impara a leggere i segnali del suo bambino in modo più immediato, rispondendo con naturalezza ai suoi bisogni. Il bambino, sentendosi al sicuro, potrà esplorare il mondo nel rispetto dei suoi tempi e delle sue competenze, sviluppando un equilibrio tra corpo e mente”.
Un supporto alla genitorialità
Da anni, ASL 5 promuove incontri informativi e pratici sul babywearing presso i consultori familiari di Sarzana e La Spezia. “Gli incontri – racconta Basucci – si tengono ogni due mesi e durano circa due ore. Nella prima parte approfondiamo gli aspetti teorici e storici della pratica, con particolare attenzione al significato biologico del contatto genitore-bambino. La seconda parte è dedicata alla dimostrazione pratica con l’uso di fasce e marsupi ergonomici”.
Gli incontri sono aperti a tutti: mamme, papà, ma anche nonni, zii, amici. “L’obiettivo – spiega l’ostetrica – è creare una rete di sostegno attorno alla donna e al neonato. Diventare madre è un passaggio potente ma delicato, e nessuno dovrebbe sentirsi solo nell’accudire un bambino”.
Fasce e marsupi: scegliere in sicurezza
Ma quali supporti utilizzare? “Oggi esistono diversi tipi di fasce (elastiche e rigide) e marsupi ergonomici. L’aspetto fondamentale – sottolinea Basucci – è che siano strumenti pensati per rispettare la fisiologia del bambino e del portatore: devono garantire il corretto sviluppo scheletrico del piccolo e distribuire in modo adeguato il peso sulla schiena dell’adulto”.
Crescere in braccio: uno stimolo per lo sviluppo
Il babywearing non è solo una coccola: è un alleato per lo sviluppo neurologico, motorio e affettivo. “Il bambino umano nasce biologicamente immaturo – ricorda l’ostetrica – e il corpo della madre continua a rappresentare il suo ambiente naturale, proprio come l’utero nei nove mesi precedenti”. I nove mesi successivi alla nascita, infatti, sono definiti dagli esperti “esogestazione”, e sono determinanti per lo sviluppo del sistema nervoso, per la regolazione del ritmo sonno-veglia, per il senso di sicurezza e per la formazione del legame di attaccamento.
Fidarsi dell’istinto
E a chi si avvicina per la prima volta al babywearing, Nora Basucci offre un consiglio semplice e prezioso: “Venite a conoscerci. Scoprirete che l’amore per vostro figlio passa anche dal contatto, dal sentire il suo corpo vicino al vostro. L’ostetrica è lì per accompagnarvi, per aiutarvi a scegliere il supporto più adatto, ma soprattutto per restituirvi fiducia: nell’istinto, nell’intuito, nella capacità naturale di prendersi cura”.
Il babywearing, con la sua semplicità antica, ci ricorda che crescere un bambino è un atto d’amore quotidiano fatto di ascolto, vicinanza e presenza. E che in un abbraccio c’è già tutto ciò che serve per iniziare.