In un contesto di crescente tensione commerciale tra Stati Uniti ed Europa, anche il settore farmaceutico potrebbe finire nel mirino delle nuove politiche tariffarie annunciate dall’amministrazione Trump. A esprimere preoccupazione per le possibili conseguenze è la Società Italiana di Farmacologia (SIF), che mette in guardia dal rischio che eventuali dazi reciproci possano compromettere l’accesso ai farmaci e alla ricerca scientifica.
Il presidente della SIF, Armando Genazzani, ha commentato l’ipotesi di un ritorno ai dazi sulle esportazioni farmaceutiche come “un attacco alla salute globale e alla solidarietà internazionale”. Genazzani ha ricordato come, oltre settant’anni fa, un accordo internazionale tra nazioni stabilì che i farmaci dovessero essere esentati da dazi reciproci. La creazione dei cosiddetti nomi comuni internazionali (INN) per i farmaci rispondeva proprio a questa logica di cooperazione. L’obiettivo era favorire l’accesso globale ai trattamenti essenziali
Conseguenze per innovazione e accesso ai farmaci
Rimettere in discussione quell’accordo, secondo la SIF, rischia di segnare un passo indietro in termini di tutela della salute pubblica e collaborazione scientifica. “L’introduzione di barriere commerciali nel settore – ha spiegato Genazzani – rallenterebbe l’innovazione, aumenterebbe i costi e limiterebbe l’accesso ai trattamenti, anche per i cittadini americani”.
Il ruolo dell’Italia nel commercio farmaceutico
Il tema tocca da vicino anche l’Italia, uno dei principali esportatori europei di prodotti farmaceutici verso gli Stati Uniti. Secondo i dati dell’International Trade Centre, nel 2024 l’Italia ha esportato beni per un valore complessivo di 382 miliardi di euro negli USA, con una quota significativa costituita proprio dai prodotti farmaceutici. Questo dato conferma la rilevanza strategica del comparto per l’economia nazionale e il potenziale impatto di eventuali barriere tariffarie.
Appello a istituzioni e diplomazia europea
Pur senza allarmismi, la posizione espressa dalla SIF rappresenta una buona pratica di vigilanza e responsabilità istituzionale. L’appello è rivolto alle autorità europee e italiane. Si chiede loro di impegnarsi in una mediazione costruttiva con Washington. Allo stesso tempo, è fondamentale preservare la capacità produttiva del settore a livello nazionale.
“La salute è un bene globale e non può diventare ostaggio di dispute commerciali”, ha concluso Genazzani. Un principio che invita a non sottovalutare i segnali di crisi e a rafforzare, piuttosto che ridurre, la cooperazione scientifica e la tutela dell’accesso ai farmaci per tutti.