Il Ministero della Salute ha trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni la bozza del nuovo Piano Nazionale di Interventi per la prevenzione delle infezioni da HIV, delle epatiti virali e delle infezioni sessualmente trasmesse (IST) per il periodo 2024-2028. Il documento si propone di rafforzare le strategie di prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico, in linea con gli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che mirano all’eliminazione delle epatiti virali e al contenimento dell’HIV e delle IST entro il 2030.
La bozza parte da un’analisi della situazione epidemiologica italiana, evidenziando come queste infezioni rappresentino ancora una sfida per la salute pubblica, nonostante i progressi terapeutici. Particolare attenzione viene riservata alle popolazioni maggiormente esposte al rischio, come uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM), persone che usano droghe per via iniettiva, migranti, sex worker, persone trans e detenuti.
Il piano si struttura intorno a tre obiettivi principali:
- Ridurre la trasmissione di HIV e delle epatiti virali.
- Eliminare la mortalità da AIDS e da epatite virale come causa prevenibile.
- Contrastare lo stigma e la discriminazione nei confronti delle persone affette da queste infezioni.
A questi si affiancano obiettivi specifici come l’eliminazione della trasmissione verticale (madre-figlio), la diagnosi precoce e il potenziamento della profilassi e dell’accesso alle cure.
Le aree di intervento
Il documento prevede cinque macro-aree strategiche:
- Prevenzione combinata, attraverso la promozione dell’uso di preservativi, l’implementazione della profilassi pre-esposizione (PrEP), l’educazione sessuale e la riduzione del danno.
- Testing e diagnosi precoce, con un ampliamento dell’accessibilità ai test e il rafforzamento delle modalità di offerta, come i test in contesti non sanitari e l’autotest.
- Trattamento e cura, per garantire un accesso tempestivo alle terapie antiretrovirali e antivirali, migliorando il continuum of care e il monitoraggio dell’aderenza terapeutica.
- Integrazione dei servizi e governance, rafforzando la collaborazione tra servizi sanitari, comunità e terzo settore.
- Ricerca, monitoraggio e formazione, con lo sviluppo di indicatori di performance, il potenziamento dei flussi informativi regionali e la formazione degli operatori sanitari e sociali.
Le novità del piano
Tra gli aspetti innovativi, spicca l’attenzione alla prevenzione combinata, che integra misure biomediche, comportamentali e strutturali. Il documento prevede la distribuzione gratuita di profilattici, il rafforzamento della PrEP e l’estensione dei programmi di educazione sessuale. Particolare rilievo è dato alla facilitazione dell’accesso ai test diagnostici, promuovendo l’offerta in ambienti non sanitari, come associazioni e luoghi di aggregazione, per intercettare coloro che difficilmente ricorrono ai canali tradizionali.
L’attuazione del piano richiederà il coinvolgimento delle Regioni, chiamate a redigere piani operativi coerenti con le linee guida nazionali. Un ruolo chiave sarà svolto anche dalle comunità e dalle associazioni, considerate partner fondamentali per la promozione della salute e la lotta allo stigma.
Obiettivi al 2030
Il documento si pone obiettivi misurabili da raggiungere entro il 2030, tra cui:
- L’eliminazione dell’epatite C come problema di salute pubblica.
- Il raggiungimento del target 95-95-95 per HIV (diagnosi, accesso alla terapia, soppressione virale).
- La riduzione del 90% delle nuove infezioni da HIV.
- L’aumento dell’uso della PrEP e dei test rapidi.
- L’integrazione dei servizi di prevenzione, diagnosi e cura.
Il Piano Nazionale si basa su un approccio evidence-based, centrato sui diritti e sulla partecipazione attiva delle comunità, con l’obiettivo di rendere più efficace la risposta sanitaria a infezioni ancora oggi rilevanti per la salute pubblica.
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