Soft skill in sanità: formazione per la governance

Le competenze trasversali e la formazione blended come leve strategiche per sviluppare una governance efficace e adattabile nella sanità contemporanea.
Beatrice Lomaglio seduta al tavolo di Welfair spiega come sviluppare soft skill in sanità
Beatrice Lomaglio, Presidente nazionale dell'Associazione Italiana Formatori

La formazione continua è essenziale per lo sviluppo delle soft skill in sanità, soprattutto in un contesto in cui le tecnologie digitali stanno trasformando il nostro modo di apprendere.

L’integrazione di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, sta aprendo a soluzioni che ottimizzano le risorse e favoriscono esperienze formative più coinvolgenti e interattive.

Beatrice Lomaglio, Presidente nazionale dell’Associazione Italiana Formatori e relatrice al tavolo di WelfairFormare alla Governance: le competenze per scegliere l’innovazione”, sottolinea l’importanza di ragionare sulle competenze necessarie per garantire un’attività di governance adeguata alla sanità del presente: “Ci siamo concentrati sulle competenze trasversali, sulle cosiddette soft skill, identificandone alcune particolarmente importanti”.

Tra le soft skill particolarmente utili nella governance sanitaria, quelle individuate dalla Dott.ssa Lomaglio sono: “Il problem solving strategico, la capacità di avere una visione d’insieme, la capacità di saper leggere e gestire la complessità. E in particolare la competenza della leadership: è importante interrogarci su che cosa voglia dire essere oggi un leader all’interno della sanità”.

Il ruolo del leader va oltre la gestione quotidiana della sua organizzazione, questo deve essere in grado di navigare tra diversi contesti e unire realtà diverse, adattandosi ai cambiamenti in modo efficace.

Come sviluppare soft skill in sanità?

“Un leader deve essere una sorta di nodo capace di connettere anche contesti organizzativi diversi. Tutti concordiamo sul fatto che la formazione sia una leva strategica per sviluppare queste competenze, ma naturalmente dobbiamo capire che tipo di formazione utilizzare”, afferma la Presidente nazionale dell’Associazione Italiana Formatori.

E prosegue: “La formazione oggi è cambiata per l’avvento delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale: si va sempre di più verso una formazione blended che mette insieme formazione digitale e in presenza”.

Questo approccio permette di:

  • Ottimizzare le risorse, utilizzando contenuti digitali dove è sufficiente trasferire informazioni;
  • Promuovere, quando necessario, una formazione generativa attraverso momenti esperienziali e auto-riflessivi;
  • Supportare comunità di pratiche, in cui possa avvenire una formazione peer-to-peer, ovvero uno scambio di competenze tra i vari membri;
  • Utilizzare strumenti come il coaching e altre metodologie, che possano favorire un cambiamento autentico nelle persone e, quindi, nelle organizzazioni.
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