“L’esperienza di Canada e Australia dimostra che la diffidenza iniziale per la novità viene superata”. Ma, per il Presidente dell’Istituto per il Management dell’Innovazione in Sanità (IMIS) Paolo Colli Franzone servono due cose importanti: il confronto con gli operatori e la creazione di protocolli per la presa in carico.
Cosa sarà veramente la sanità digitale?
“La Sanità Digitale sarà tutto tranne che un fatto puramente tecnologico. Sarà un vero e proprio modo di erogare prestazioni e riceverle. È un fattore di trasformazione che investe entrambi i versanti: operatori sanitari e pazienti. Potrebbero nascere dei veri e propri processi, dei nuovi percorsi. Un po’ come è successo nel mondo dell’arte con gli NFT, dove il digitale ha ‘creato’ nuove opere d’arte e un nuovo mercato, avremo ‘un nuovo modo di curare i pazienti'”.
Quale sarà l’equivalente in sanità?
“La vera tecnologia abilitante è la telemedicina perché ha la possibilità di disaccoppiare la compresenza fisica, che è stata la costante in secoli di relazione tra malati e terapeuti. L’effetto più immediato è la riduzione dei tempi logistici per i pazienti, che è uno dei fattori principali che portano a rinunciare alle cure. Cambia anche il livello della prestazione in Italia, dove la telemedicina è ancora, sotto certi aspetti, una novità in una sorta di sperimentazione continua. Se andiamo a vedere l’esperienza di nazioni come il Canada o l’Australia, che fanno telemedicina da decenni e che, non a caso, sono due nazioni che si confrontano con distanze immense, questa esperienza dice che la barriera iniziale di diffidenza da parte dei cittadini viene superata. Anzi, è dimostrato che il livello di confidenza tra medico e paziente cresce, perché ci sono meno pudori e meno freni. Il fattore critico iniziale è ‘rompere il ghiaccio'”.
Quali ostacoli ancora potrebbe mettere in discussione questa evoluzione?
“Il quasi miliardo di euro messo a disposizione del PNRR è stato ‘gestito’ prevalentemente da tecnologi e esperti della privacy. Ci si è dimenticati degli utenti finali, ossia il personale sanitario. Questo è un punto debole della telemedicina in Italia. È vero che, negli ultimi tempi, si sta cercando di rimediare, ma la maggior parte dello sforzo, finora, è stato concentrato sulla forma delle gare, e non sui ben più importanti protocolli della telemedicina.
Ancora una volta è una questione di processo e relazione. In un mondo come la Sanità non è un dettaglio, perché la responsabilità civile ma, anche e soprattutto, la salute delle persone dipendono non da come si pubblicano i bandi ma da come vengono gestiti i passaggi di consegne e la presa in carico dei pazienti. Per questo sto scrivendo un Manuale di Telemedicina che uscirà ad ottobre 2024. Sarà gratuito ed edito dall’Istituto per il Management dell’Innovazione in Sanità, che ho l’onore di presiedere”.
Quali effetti può provocare l’autonomia differenziata sulla diffusione della telemedicina?
“Sicuramente ci saranno delle differenze tra le Regioni, anche se non necessariamente le Regioni tradizionalmente più efficienti nell’erogazione dei servizi sanitari saranno le stesse nell’erogazione della telemedicina. Sarà da tenere d’occhio il ruolo del privato, che potrebbe sfruttare questa innovazione in maniera più veloce. Non è un caso che stiano investendo moltissimo nella sanità digitale pur non potendo accedere ai fondi del PNRR”.
Nel tavolo a Welfair parla di altri mainstream della sanità digitale: l’IA e il potenziamento della sanità territoriale.
“Sono correlati tra loro. La telemedicina è il prerequisito del potenziamento della sanità territoriale. Se vogliamo, l’AI è l’elemento in più, ma è un fattore di accelerazione e supporto importante. In medicina l’AI non è competitiva delle professioni, ma un sostegno. Se uno specialista vede per la prima volta un paziente anziano e complicato con una documentazione estesa, L’AI entra in causa velocizzando e rendendo molto più approfondita la conoscenza della storia clinica grazie a strumenti come il patient summary. Lo stesso dicasi della diagnostica per immagini, della ricerca, degli alert su conflitti farmacologici: la capacità delle AI di riconoscere e incrociare dati e informazioni offre un fondamentale ausilio ai sanitari: non li sostituisce ma fa da filtro aiutandoli a prendere decisioni più efficaci e veloci, basandosi su un quadro più completo”.
Quale obiettivo si pone per il tavolo a Welfair?
“Il primo risultato fondamentale è quello di riunire tutti gli esperti e le esperte di mondi professionali diversi: far parlare i medici con i programmatori e ingegneri. È un primo passo da fare per poi affinare gli argomenti, affinché sia propedeutico di un lavoro di confronto continuo”.
Per saperne di più
Paolo Colli Franzone è Presidente dell’IMIS – Istituto per il Management dell’Innovazione in Sanità.
Martedì 5 novembre, dalle 16:30 alle 18:30 a Welfair, fiera del fare Sanità Fiera di Roma Paolo Colli Franzone coordinerà il tavolo:
I TRE MAINSTREAM DELLA SANITÀ DIGITALE
Con la partecipazione di:
- Paolo Petralia, Vicepresidente nazionale vicario della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere FIASO
- Giovanni Delgrossi, Dirigente Unità Organizzativa Sistemi Informativi e Sanità Digitale, Regione Lombardia
- Giancarlo Conti, CTO – ARES Sardegna