Un sistema basato sulla centralità del paziente: questa, nel panorama dell’oncologia moderna, è la sfida più grande. Dunque, non solo l’adozione di nuove ed efficaci tecnologie, ma anche la capacità di saperle integrare con le necessità del singolo individuo. Il Dott. Francesco Fiorica, confermato direttore del Dipartimento Intraziendale Strutturale di Oncologia Clinica dell’Azienda ULSS 9 Scaligera, sottolinea questo principio:
«Abbiamo il dovere di usare l’innovazione per migliorare la vita delle persone, non per incasellarle»
Un modello che rifiuta la deriva tecnocratica
«Fin dall’inizio della mia direzione – afferma il Dott. Fiorica – il principio guida è stato uno: mettere il paziente al centro di ogni decisione. L’oncologia ha conosciuto straordinari progressi scientifici e terapeutici, ma il vero salto di qualità non si misura in molecole o algoritmi; si misura nella capacità di restare accanto alla persona, nella sua complessità biologica, psicologica e sociale».
In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale è sempre più presente anche nella medicina, il rischio è quello di trasformare l’oncologia in un meccanismo classificatorio, nel quale il paziente diventa un caso più che una persona.
«Molti grandi centri inseguono una specializzazione sempre più spinta, un’ ultra-specializzazione che cura la malattia ma rischia di dimenticare chi la sta affrontando. Personalmente preferisco un’altra strada: cercare di adottare le migliori innovazioni, ma senza perdere di vista l’essere umano, le sue paure, i suoi bisogni reali».
Innovazione sì, ma con consapevolezza
«L’intelligenza artificiale è uno strumento potente e nel nostro Dipartimento è già una realtà concreta. La utilizziamo nei percorsi diagnostico-terapeutici, nella gestione dei flussi clinici, nell’analisi predittiva dei dati e nel supporto decisionale multidisciplinare».
Ma – come precisa il Dott. Fiorica – «l’IA non può sostituirsi al giudizio clinico, all’empatia, alla capacità di leggere tra le righe. La medicina non può ridursi a una matrice di dati. L’algoritmo può supportare, ma non deve mai decidere da solo».
L’obiettivo è chiaro: integrare queste tecnologie nei processi clinici reali, per affiancare il lavoro dei professionisti e migliorare l’efficacia delle scelte terapeutiche, senza mai perdere il contatto umano.
«L’oncologia del futuro non è solo più tecnologia – aggiunge – è anche più relazione, più dialogo, più accessibilità. Abbiamo bisogno di macchine più evolute, ma anche di percorsi più semplici e profondamente umani».
La forza delle cure di supporto
A dimostrazione di quanto sia importante guardare alla persona nella sua totalità – e non solo al dato clinico o all’algoritmo – arriva anche la conferma dalla letteratura scientifica.
«Mi ha colpito molto uno studio pubblicato su Journal of Clinical Oncology nel 2021 – racconta il Dott. Fiorica – che dimostra come l’introduzione precoce del supporto nutrizionale e psicologico in pazienti con tumori della giunzione gastroesofagea in fase metastatica non trattabile abbia aumentato la sopravvivenza di 3 mesi».
Tre mesi, in un contesto clinico di prognosi severa, rappresentano un risultato straordinario, spesso non raggiunto nemmeno con farmaci innovativi e costosi.
«Questo non significa che si debba rinunciare ai nuovi trattamenti, ma ci offre una misura concreta della potenza di interventi apparentemente “semplici” come la nutrizione, il supporto psicologico e – perché no – anche la riabilitazione oncologica. Tutto ciò che restituisce forza, dignità e respiro alla persona, contribuisce in modo reale alla prognosi».
Riorganizzazione, efficienza e umanità
Negli ultimi anni, il Dipartimento ha introdotto profondi cambiamenti organizzativi per rendere l’accesso alle cure più semplice e diretto. «Oggi i pazienti non devono più rivolgersi al medico di base per ogni prescrizione: escono dalla visita con tutto il necessario già predisposto. Un gesto semplice, ma concreto, che cambia la qualità della loro esperienza».
In Radioterapia è in corso un progetto pilota che prevede un Mini CUP interno per la gestione autonoma degli appuntamenti e degli esami. Questo sistema consente una gestione diretta e tempestiva, riducendo i tempi di attesa e semplificando il percorso del paziente. «Questo modello migliora l’esperienza del paziente e alleggerisce il carico amministrativo, restituendo tempo alla relazione di cura».
La ricerca a fianco della clinica
Il Dipartimento ha rafforzato il proprio impegno nella ricerca scientifica, considerata un pilastro fondamentale per il progresso dell’oncologia. Sono attualmente attivi 30 studi clinici, con 95 pazienti arruolati, oltre a dieci articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali indicizzate e un progetto europeo vinto sul ruolo del microbioma.
«Non siamo solo un luogo di cura, ma anche un centro dove si costruisce la medicina di domani».
L’attività clinica include terapie all’avanguardia come immunoterapia, target therapy, radioterapia tattoo-less e di precisione, oltre a percorsi di cura sempre più personalizzati, ottimizzati anche grazie al contributo dell’intelligenza artificiale.
L’oncologia del futuro che vogliamo
«Crediamo che l’oncologia del futuro non sarà definita solo da farmaci sempre più selettivi o da macchine sempre più potenti», conclude il Dott. Fiorica.
«Sarà definita dalla nostra capacità di costruire percorsi accessibili, fluidi, responsabili e profondamente umani. La vera innovazione non è mai disumana. Noi ci crediamo. E continueremo a lavorare ogni giorno per dimostrarlo».