La sanità dell’esclusione: il lato oscuro della digitalizzazione e la fragilità digitale

“Chi più avrebbe bisogno della sanità digitale ne è escluso da un gap crescente dell’accessibilità – dice Pietro Giurdanella, consigliere nazionale FNOPI ed esperto di sanità digitale -. Fondamentale guardare alle persone e non alla tecnologia”.
esclusione digitale
Pietro Giurdanella

“Per capire il rischio della fragilità digitale – ovvero dell’esclusione da parte dei servizi digitali di chi che ne avrebbe più bisogno, quali anziani e persone meno avvantaggiate che abitano nelle aree rurali – è opportuno guardare alla trasformazione globale della sanità italiana. La sanità italiana sta già cambiando con meno ambulatori e meno interazioni di persona, e molti più passaggi digitali che si svolgono online. Questa, però – argomenta con fermezza Pietro Giurdanella – non è la direzione indicata dal PNRR e dal D.M. 77. Se noi pensiamo che digitalizzare la sanità significhi riprodurre online i suoi processi tortuosi, allora la digitalizzazione fallirà, lasciandoci molto più insicuri di prima”. 

Una storia concreta di esclusione digitale 

“Ogni volta che affronto il tema della transizione digitale penso alla lettera di un 84enne pubblicata a maggio 2024 sul quotidiano veronese L’Arena – aggiunge Giurdanella, che è Consigliere nazionale della Federazione degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) e tra gli autori del Position La persona assistita, la prossimità, la sanità digitale-. Descritta nella lettera è l’esperienza peripatetica di una persona anziana che non utilizza strumenti digitali – non ha “la mail”; non ha “uotsapp” (sic.); non ha mezzi per pagare su “PAGOPA” – ed è, giocoforza, escluso da un servizio sanitario che trasferisce progressivamente su queste piattaforme la burocrazia cartacea e i pagamenti. Dopo una lotta erculea passando da studi medici chiusi, viaggi in macchina, code agli sportelli e l’intervento dei figli riesce, alla fine, a fare delle ‘semplici’ analisi. Ma è la chiusa a lasciare un’eco: «Se questo è il progresso, per il progresso i vecchi devono morire»”.

Non un caso isolato: i dati europei e dell’Istat sulla fragilità digitale in sanità

“Già a dicembre 2022 è stato pubblicato un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO) relativo all’accesso alla sanità digitale in Europa. I risultati sono molto preoccupanti: chi accede maggiormente ai servizi digitali sono persone con un buon reddito, giovani, sane, istruite che abitano in città. Le persone che avrebbero più bisogno – anziani, malati, che abitano in aree rurali, appartenenti fasce economicamente svantaggiate e con problemi di comprensione linguistica – sono quelle maggiormente escluse. Questa tendenza è particolarmente allarmante per l’Italia. Secondo i dati ISTAT, il 70% dei quasi 8 mila Comuni ha meno di 5 mila abitanti e quasi il 65 percento si trova in aree rurali”. 

“Illuminante è il commento di una delle principali investigatrici, Alisha Davies, Head of Research and Evaluation at Public Health Wales.  «L’attenzione rivolta alle tecnologie potrebbe inavvertitamente ampliare le disuguaglianze esistenti nella salute. Le disuguaglianze note nell’accesso, nell’uso e nell’impegno con la tecnologia digitali vanno considerate e affrontate»”.

Che sanità digitale stiamo costruendo: una lezione per la governance

“C’è un bivio importante per i decisori pubblici: ricordarsi dello scalino che la digitalizzazione può innalzare per le fasce meno avvantaggiate della popolazione. Uno scalino che rischia di divenire troppo alto da superare”. 

Non possiamo e non dobbiamo digitalizzare le procedure esistenti ma crearne di nuove e migliori. È qui che la digitalizzazione diviene strumento di trasformazione dei processi di presa in carico. Se una persona ha bisogno, per esempio, di un presidio post chirurgico non deve andare fisicamente nei diversi contesti con una ricetta digitalizzata in mano. Deve riceverli direttamente a casa, grazie ad un sistema digitalizzato che metta in relazione l’infermiere, il medico specialista, il farmacista e gli altri professionisti sanitari di volta in volta interessati.

Lo scopo della sanità digitale – sottolinea Giurdanella – è accompagnare la transizione delle cure sul territorio, concentrandole nell’ultimo miglio attorno al domicilio della persona. Si tratta di uno spazio di prossimità che va definito, popolato ed organizzato. E va prevista la partecipazione attiva della persona assistita e della sua rete privata in una logica di co-progettazione. L’infermiere di famiglia e di comunità assume un ruolo decisivo in questa chiave, poiché ha, tra le competenze, l’attivazione della rete e delle risorse della comunità e del team multidisciplinare”. 

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