Le disuguaglianze sanitarie riducono l’aspettativa di vita di decenni

L’ultima relazione dell’OMS attesta che cittadini di paesi poveri e gli appartenenti a gruppi marginalizzati hanno un’aspettativa di vita più breve di 33 anni
La foto raffigura l'incontro tra un campo di stoppie gialle e secche a sinistra e una fila di alberi verdi e rigogliosi a destra. é una metafora delle diseguaglianze sanitarie

La probabilità di avere una vista sana dipende da molti fattori come il livello d’educazione, il sesso e il reddito, ma il luogo in cui si vive e il gruppo sociale a cui si appartiene sono le variabili che incidono maggiormente sulle disuguaglianze sanitarie. A dirlo è uno studio redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). L’organizzazione intergovernativa afferma che esiste una forbice di addirittura 33 anni che divide i paesi dalla maggiore aspettativa di vita da quelli dall’aspettativa più bassa. I dati dimostrano che ben 3,8 miliardi di persone nel mondo non hanno alcuna copertura di protezione sociale, con impatti diretti e duraturi sulla salute. Anche nel nostro Paese registrano forti disuguaglianze a livello regionale.

I dati della disuguaglianza sanitaria

Secondo lo studio, nonostante l’accesso ad acqua, educazione, sanità e migliori opportunità economiche sia generalmente migliorato, una serie di crisi globali che hanno colpito il clima e l’economia, insieme alle guerre e alla pandemia, mettono a repentaglio gli obiettivi prefissati dalla propria Commissione sulle Determinanti Sociali sulla Salute. Infatti, dal 2000 la mortalità infantile sotto i 5 anni si è dimezzata, ma l’obiettivo di ridurla del 90% per il 2040 non sarebbe rispettato con questo andamento. I bambini nati nei paesi più poveri hanno 13 volte più probabilità di morire prima dei cinque anni, rispetto a quelli nati nei paesi ricchi. Questo dato potrebbe peggiorare ulteriormente siccome l’OMS prevede 135 milioni di poveri in più causati dai cambiamenti climatici.

Nello stesso periodo di tempo la mortalità materna è diminuita del 40% attestandosi a 197 decessi ogni 100.000 nascite, ma per il 2040 deve attestarsi 16 decessi ogni 100.000 nascite. Per le donne appartenenti a gruppi socialmente marginalizzati il rischio è sensibilmente maggiore. Inoltre, alcuni paesi sono riusciti a dimezzare le morti premature nel corso degli ultimi 50 anni, mentre in altri il livello è rimasto stabile o addirittura cresciuto.

Le mosse da compiere per ridurre le diseguaglianze sanitarie

Nello stesso report, l’OMS traccia la via da battere: affrontare le disuguaglianze economiche e investire nell’infrastruttura scolastica e di servizi pubblici universali, sconfiggere le discriminazioni strutturali, gestire le sfide poste dal cambiamento climatico e le opportunità della digitalizzazione in un modo che promuova sistematicamente l’equità sociale e mettere in atto una governance che massimizzi l’impatto di queste azioni.

L’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile 2030 richiede un impegno condiviso nei confronti della propria filosofia: non lasciare nessuno indietro. Il successo di questo sforzo corale dipende da ogni attore: dai governi nazionali e internazionali alla società civile passando per il terzo settore e quello privato.

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