Il tavolo di Welfair tenutosi il 6 novembre 2024 a Fiera di Roma è stato moderato da Monica Calamai, Direttore Generale dell’AUSL di Ferrara, che ha evidenziato come “il gender gap in Sanità rientri nel gender gap globale, e incida su diversi settori, come i percorsi di carriera, gli stipendi (tanto che si può parlare di un gender pay gap), sui percorsi di violenza che portano a una “micro violenza” che si manifesta ogni giorno in diversi ambiti, anche in Sanità”. Il gender gap, però, emerge “soprattutto nell’accesso delle donne ai servizi sanitari – ha aggiunto Monica Calamai – manifestando difficoltà di accesso alle cure: i percorsi diagnostico terapeutici assistenziali devono essere rivisti alla luce della medicina di genere, che a me piace chiamare medicina personalizzata, che permette una diversità di approccio a seconda del genere”.
Quei “percorsi di violenza” emergono in diverse realtà sociali, e la relazione tra gender gap e violenza è molto stretta, perché determinata proprio dalla discrepanza tra uomini e donne.
Una formazione con una comunicazione adeguata rispetto a questo fenomeno e alle attività di prevenzione di questo “sono un mezzo propositivo e assolutamente utile per diminuire il gender gap” ha affermato Rosa Maria Gaudio, Direttrice Centro universitario strategico Medicina di Genere, Università degli Studi di Ferrara.
“La comunicazione deve essere ovviamente calibrata su chi è il ricettore di quella comunicazione, ossia lo stesso formatore che deve a sua volta essere formato sulla ricezione. È un passo fondamentale: la comunicazione è uno strumento di prevenzione necessario per formare il cittadino del futuro, perché la violenza è soprattutto verbale”.
Carola Salvato, Presidente Global Women in PR ha aggiunto che un uso sapiente della comunicazione è veicolo di cambiamento e per la trasformazione del nostro percepito: “Comunicare, informare, coinvolgere è portare le persone alla comprensione più profonda delle ragioni per cui talvolta il cambiamento è necessario”.
Si è parlato di necessità di formazione e comunicazione perché spesso non è chiaro cosa sia la medicina di genere, “che è una scienza in realtà trasversale che permette di identificare le differenze nella fisiopatologia, nello svilupparsi, nel presentarsi, nelle risposte terapeutiche delle malattie a seconda non tanto e non solo del sesso biologico, inteso in senso cromosomico, ma anche nel genere, inteso come tutte le influenze culturali, sociali, ambientali che ne influenzano sicuramente la evoluzione” ha detto Paola Pasqualini, Coordinatrice del Gruppo di Lavoro Medicina di Genere di FNOMCeO.
“La medicina di genere è la medicina delle differenze, la medicina che fa risaltare le differenze di sesso biologico e di genere in una stessa malattia. Bisogna andare oltre il concetto che la medicina di genere sia la medicina delle donne” ha aggiunto Roberta Gualtierotti, Professoressa associata Medicina Interna Università degli studi di Milano Statale: “è uno dei tasselli della medicina personalizzata e medicina di precisione, che permette di considerare ciascun individuo come unico con le proprie caratteristiche non solo genotipiche, molecolari, ma anche fenotipiche, fin dalla ricerca preclinica”.
Esiste anche un digital gender gap, perché il digitale in sanità è visto come tecnologia a sé stante, e invece può essere più funzionale ed efficace “creando una casistica anche sul femminile, per individuare quelli che sono o potrebbero essere dei risultati pensati non solo per il genere maschile, ma anche per il genere femminile”, in modo da livellare il gap più generale legato soprattutto a un fattore culturale, ha detto Laura Patrucco, Presidente di ASSD Associazione Scientifica per la Sanità Digitale. “Presenteremo un testo il 12 novembre 2024, ‘IL DIGITAL GENDER GAP nella cultura del digitale in sanità’, proprio per porre l’attenzione su questo fattore determinante”.