Giornata mondiale della vista: in che misura la tecnologia può ridurre le liste d’attesa?

Un convegno al Ministero della Salute e oltre 100 iniziative in tutta Italia. “Sono 2,1 milioni le persone che si informano sulla salute visiva. Il triplo di 10 anni fa – dice Mario Barbuto – segno evidente di crescente consapevolezza ma, anche, un bisogno sempre più grande di salute”.
vista

L’oculistica e la salute visiva stanno vivendo un momento particolare e critico in Italia. Da una parte crescono le malattie che minacciano la vista, perché la popolazione invecchia, dall’altro si allungano le liste di attesa per le visite e gli interventi oculistici all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, perché l’oculistica, ritenuta una disciplina non salva-vita, sta uscendo dall’orbita della sanità pubblica.

Ad oggi oltre 3,5 milioni di persone in Italia soffrono o sono a rischio di malattie che possono portare a ipovisione e cecità come glaucoma, retinopatia diabetica e degenerazione maculare legata all’età.

Questo è l’orizzonte della Giornata Mondiale della Vista organizzata da IAPB Italia ETS in collaborazione con Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, che prevedeva eventi in oltre 100 città, 102 su 107 province italiane, tra distribuzione di materiale informativo e controlli oculistici gratuiti in tutta Italia. In contemporanea, si è tenuto un importante momento congressuale il 10 ottobre presso il Ministero della Salute, a Roma, dove gli esperti hanno discusso, in presenza delle istituzioni, temi ormai imprescindibili per l’oculistica quali l’uso e i benefici delle tecnologie avanzate in oftalmologia, applicazioni cliniche di teleoftalmologia, teleriabilitazione visiva, il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nella ricerca clinica oftalmologica, le nuove tecnologie nel trattamento del glaucoma.

I saluti

I saluti inaugurali della giornata sono stati aperti dal presidente IAPB Italia ETS Mario Barbuto, che ha definito la priorità principale per contrastare malattia degenerative della vista: “Abbiamo bisogno di informazione, e anche, soprattutto, di investimento nella prevenzione. La prevenzione risparmia i dolori più atroci, non solo fisici e non solo oculari, ma umani e psicologici della persona e di coloro che stanno intorno alla persona quando si deve fronteggiare l’avanzare di una patologia oculare anche pericolosa e qualche volta anche non reversibile. La prevenzione permette anche di ridurre i costi sociali ed economici”

“Oggi vogliamo indirizzare tre messaggi fondamentali”, ha continuato Barbuto:

“Alla cittadinanza mandiamo un messaggio di prevenzione: quasi tutte le malattie della vista possono essere curate o arginate se diagnosticate in tempo, ma la natura asintomatica delle più gravi fa sì che molte persone siano malate senza saperlo: la visita oculistica regolare è la migliore forma di prevenzione.

Alle istituzioni diciamo che l’oculistica rischia di uscire dal SSN. I tempi di attesa e la difficoltà nelle prenotazioni delle visite specialistiche tendono a limitare gravemente il diritto alla salute visiva delle persone, in particolare di quelle più fragili e povere, con costi economici e un danno umano, ma anche di previdenza sociale altissimo.

Agli attori sanitari e alle ASL sul territorio, infine, evidenziamo che attori del Terzo Settore come IAPB Italia possono ‘misurare’ buone pratiche sanitarie e che queste potrebbero essere più facili da accogliere per il settore pubblico potendo contare su dati autorevoli. È il caso del progetto “Vista in Salute: nuovi modelli organizzativi per la prevenzione e la diagnosi precoce oftalmica nel SSN”, finanziato dal Ministero della Salute e organizzato e studiato da IAPB Italia e CERGAS-SDA Bocconi“.

Il messaggio della Società Oculistica Italiana, tramite le parole di Antonio Mocellin, Vice-Presidente Vicario SOI, ha incitato all’unione di intenti di tutti gli attori che possono e devono sostenere il sistema per migliorarlo. “È necessario il lavoro congiunto con le istituzioni per far sì che si possano ridurre le liste d’attesa, che si possano facilitare le prime visite, che si possano completare tutti i percorsi terapeutici” al fine di una più efficace prevenzione, per una “risoluzione positiva delle problematiche che iniziano ad essere sempre più pesanti e sempre più onerose”.

L’utilizzo dell’IA

Nello screening della retinopatia diabetica, l’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando radicalmente il campo dell’Oftalmologia. Il professor Francesco Bandello, Università Vita Salute San Raffaele Milano, ha esposto i risultati ottenuti con le nuove tecnologie: “Oggi siamo al punto in cui si guarda il fondo dell’occhio applicando l’intelligenza artificiale e, come nella fantascienza, si deducono dati e caratteristiche. È un sistema che, tramite l’analisi di migliaia di immagini in pochi secondi, con un impegno estremamente ridotto, molto modesto dal punto di vista finanziario, ti consente di arrivare a delle conclusioni di altissimo livello“.

Il glaucoma è una delle principali cause di cecità e ipovisione. Stime recenti indicano come, globalmente, vi siano più di 68 milioni di pazienti affetti, di cui 3.61 milioni ciechi e 4.14 milioni con gravi minorazioni visive dovute alla patologia. La relazione del professor Carlo Nucci, Ordinario di Malattie dell’Apparato Visivo e Prorettore vicario dell’Università di Roma Tor Vergata, ha illustrato le più recenti innovazioni tecnologiche nell’ambito della diagnosi e del trattamento della malattia: “l’OCT è uno strumento molto efficace nella diagnosi precoce della malattia, e perciò utile per le campagne di screening. Sarebbe auspicabile che queste nuove tecnologie possano raggiungere la massima diffusione all’interno del sistema sanitario nazionale, con l’idea che magari un costo aggiuntivo per il loro acquisto in realtà possa portare un grande risparmio in termini di costi di spesa sanitaria e sicuramente un notevole beneficio per il paziente”.

A sua volta, il professor Stanislao Rizzo Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oculistica del Policlinico A. Gemelli IRCCS di Roma ha sottolineato come l’AI stia assumendo un ruolo sempre più importante sia nella ricerca oftalmologica, grazie alla sua capacità di analizzare grandi volumi di dati e fornire strumenti predittivi e diagnostici avanzati, che nel supporto decisionale. 

Per esempio, la capacità di individuare correlazioni tra mutazioni genetiche e malattie oculari ereditarie al fine di accelerare la scoperta di biomarcatori e potenziali bersagli terapeutici, oppure alcuni algoritmi di screening approvati da Food and Drug Administration USA già dal 2018 o l’analisi delle immagini OCT nelle quali l’AI può rilevare anomalie strutturali minime che potrebbero sfuggire all’osservazione umana, migliorando la precisione diagnostica. “Sfruttando nel modo giusto l’IA”, ha aggiunto il professore, “avremo percorsi clinici e percorsi di sperimentazione che duravano anni, sicuramente molto più approcciabili alle terapie e più efficaci, in maniera più veloce”.

L’AUSL di Bologna

Il dottor Manlio Nicoletti, Direttore UOC Oculistica AUSL di Bologna ha testimoniato l’esperienza in corso presso l’AUSL di Bologna, dove le visite in tele oftalmologia si svolgono in centri adibiti a cliniche virtuali (Virtual Clinic) suddivise in “spokes” periferici che inviano i dati clinici dei pazienti ad un centro analisi o “hub” centrale all’Ospedale Maggiore di Bologna e al fascicolo sanitario elettronico – FSE: “due progetti che hanno gli scopi fondamentali di valorizzare il territorio e quello di valorizzare le figure professionali non mediche, ossia ortottisti e infermieri”.

Eyefitness, del Polo nazionale ipovisione

È stata presentata poi dalla dottoressa Stefania Fortini vicedirettore del Polo Nazionale di Ipovisione la piattaforma di tele riabilitazione visiva Eyefitness, “una piattaforma che consente all’individuo comodamente di svolgere anche in ambito domiciliare, attraverso l’uso del proprio tablet, del proprio PC, degli esercizi, specifici per tutte le patologie del deficit visivo, configurati a seguito di una valutazione oculistica funzionale”.

Questo tipo di riabilitazione significa riconquista di autonomia in caso di cecità e forma di allenamento e sostegno nel caso di ipovisione. Parte integrante della cura, una cultura che il Polo porta avanti da anni, è l’affiancamento della figura dello psicologo, potenziata dalla tecnologia. Perché lo psicologo “seleziona fin dai primi momenti il paziente candidato, andando a valutare i livelli di motivazione”: “il collegamento tra la figura dello psicologo e la tele riabilitazione è che lo psicologo funge da facilitatore tra la tecnologia, il paziente e il team di riabilitatori”.

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di Redazione Fare Sanità

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