Dal 2025 le persone senza dimora e i loro figli potranno accedere al medico di medicina generale (MMG) e al pediatra di libera scelta invece di doversi rivolgere al Pronto Soccorso come loro unica scelta. È questo il traguardo Legge n. 176 del 18 novembre 2024 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 280 del 29 novembre 2024.
“La legge che porta la mia prima firma – spiega Marco Furfaro, membro della XII Commissione Affari Sociali della Camera – va proprio a sanare quella stortura. Per ora, interviene con una sperimentazione sulle città metropolitane, ma la estenderemo a tutto il Paese. La legge rappresenta un cambio di paradigma: garantire a ogni persona senza dimora il diritto a un medico di medicina generale, indipendentemente dalla residenza. Si restituisce un diritto sancito dalla stessa Costituzione: quello alla salute”.
Onorevole, chi sono le persone senza dimora in Italia e come è cambiato il loro numero e provenienza negli ultimi anni?
“Partiamo da un numero: l’emergenza certificata da Istat oggi riguarda circa 100mila persone, di cui il 60% italiani, in tutta Italia. Ma il dato va interpretato con attenzione, poiché il censimento ufficiale – come segnalato da più realtà del Terzo settore che si occupano del tema – si basa su criteri amministrativi, considerando le persone con residenza o residenza virtuale, il che significa che la reale entità del fenomeno è molto più ampia.
Perché se fino a pochi decenni fa questo disagio riguardava principalmente uomini soli con problemi di dipendenza o disagio psichico, oggi troviamo una enorme eterogeneità che riflette un disagio non più ‘settoriale’, ma che colpisce la società per intero, con l’aumento della povertà assoluta, la progressiva riduzione del welfare e, ci tengo a sottolinearlo, anche il progressivo sfaldamento delle reti sociali, persino quelle familiari. Un dato che colpisce molto è infatti quello che ci dice che crescono i senza dimora tra i 17 e i 29 anni. Il risultato di come la precarietà oggi colpisca chiunque è un abisso, in estrema sintesi.
Un abisso che si alimenta in un continuo stato emergenziale e dove si finisce con estrema facilità. Perdi il lavoro, non riesci più a pagare l’affitto: in un attimo ti ritrovi a dormire in macchina. Questa è la realtà. Mentre per uscirne le difficoltà sono immense perché, passata la prima ‘linea di confine’, quella della perdita della dimora, i disagi possono aumentare in maniera spesso geometrica. Per questo occorre lavorare sul tema e dedicarci il massimo dell’impegno: perché la faglia si allarga ed è sempre più complicato uscirne”.
Che possibilità di accesso hanno al Servizio sanitario le persone senza dimora?
“Ad oggi, l’accesso alla Sanità per molte persone senza dimora è ancora estremamente limitato. Nasce tutto da una stortura del sistema sanitario, che collega il diritto al medico di base con la residenza. Se perdi la seconda, perdi anche la prima. E così, non avendo una residenza stabile, molti senza dimora non possono iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale né avere un medico di base. Questo, togliendo quei territori dove ambulatori e volontari danno assistenza d’urgenza, li costringe a ricorrere ai Pronto Soccorso per qualsiasi problema di salute, con implicazioni prima di tutto umane, ma secondariamente poi anche economiche e strutturali, con costi elevati per il sistema sanitario e una gestione inefficace delle loro esigenze mediche”.
Come può cambiare la situazione la sua modifica di legge?
“L’impatto sarà duplice. Inizio dal più “marginale”, quello economico strutturale. Oggi, senza medico di base, come dicevamo prima, decine di migliaia di persone si riversano nei Pronto Soccorso perché non possono fare altrimenti. E sapete quanto costa un singolo accesso? Tra i 250 e i 400 euro. Ridando loro il medico di base, invece, avremo una spesa media di 70 euro l’anno per persona. Per persona, contro l’altra spesa per accesso. Il risparmio è quindi evidente, così come l’alleggerimento della pressione sul Servizio Sanitario.
L’altro impatto, assai più importante, è, evidentemente, quello umano. Si tutelano i diritti (ripeto) costituzionali delle persone più fragili, oggi invisibili; si ricomincia a dare loro visibilità all’interno del sistema, sia pur – per ora – su un singolo aspetto, quello sanitario. E, ci tengo a sottolinearlo, lo si fa anche per i bambini. Perché tanti senza dimora, oggi, hanno figlie e figli. E, sì, anche loro perdono il pediatra contestualmente alla residenza. Una disumanizzazione a tutto tondo a cui questa legge vuole mettere un punto, dopo decenni e decenni di ingiustizia che ha colpito adulti e bambini. Partiamo allora da qui, da questa sperimentazione, e allarghiamo a tutta Italia. E lo facciamo in nome della dignità umana”.