L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha diffuso un’analisi aggiornata sull’impiego globale degli antibiotici, sottolineando l’urgenza di intervenire per contrastare la crescente minaccia della resistenza antimicrobica. Il rapporto, basato sui dati 2022 provenienti dal sistema di sorveglianza GLASS (Global Antimicrobial Resistance and Use Surveillance System) e dal quadro classificatorio AWaRe, mette in luce pratiche di prescrizione ancora lontane dagli obiettivi auspicati.
La classificazione OMS AWaRe: Access, Watch, Reserve
Nel tentativo di orientare verso un uso più appropriato degli antibiotici, l’OMS ha introdotto una classificazione in tre categorie: Access, Watch e Reserve. Gli antibiotici Access sono considerati la prima scelta per molte infezioni comuni, grazie al profilo di sicurezza, costo contenuto e minore impatto sulla resistenza. Nonostante gli impegni internazionali – in particolare quello assunto dai Paesi membri delle Nazioni Unite nel 2024, che punta ad aumentare al 70% l’uso di questi farmaci entro il 2030 – i dati mostrano che solo una CTA (Country, Territory or Area) su tre raggiunge, oggi, tale soglia.
Un uso ancora eccessivo degli antibiotici Watch
Le restanti prescrizioni si concentrano su antibiotici della categoria Watch, più potenti ma anche più suscettibili a generare resistenze. L’uso eccessivo di questi farmaci in contesti dove sarebbero sufficienti alternative più leggere solleva interrogativi sulla qualità della prescrizione medica e sulle politiche di gestione del farmaco.
Antibiotici Reserve: scarsa disponibilità dove servirebbero di più
Altro elemento critico riguarda gli antibiotici Reserve, riservati al trattamento di infezioni multiresistenti. Il loro impiego, essenziale nei casi più gravi, risulta invece minimo o assente in molte aree a basso e medio reddito, dove la disponibilità è ancora limitata.
Dati disomogenei tra i Paesi sulle prescrizioni di antibiotici
Il report evidenzia anche disparità significative nell’uso degli antibiotici tra Paesi: la mediana globale si attesta a circa 18 dosi giornaliere per 1.000 abitanti, ma i valori oscillano anche di dieci volte tra le diverse CTA. Un dato che riflette tanto il problema dell’eccesso quanto quello della carenza di accesso.
Le azioni prioritarie indicate dall’OMS
Di fronte a questo quadro disomogeneo, l’OMS ha individuato alcune priorità operative. Tra queste: rafforzare i sistemi di sorveglianza, promuovere la formazione degli operatori sanitari tramite corsi online, e sostenere politiche nazionali che privilegino l’uso degli antibiotici Access. Particolare attenzione sarà rivolta alla collaborazione con associazioni mediche, per incentivare pratiche di prescrizione più responsabili.
In parallelo, si lavorerà per migliorare la disponibilità degli antibiotici essenziali, anche nei contesti meno serviti, attraverso iniziative congiunte con enti come la Global Antibiotic Research and Development Partnership.
Un problema sanitario globale da affrontare con urgenza
La resistenza antimicrobica continua a rappresentare una delle minacce sanitarie globali più rilevanti. L’uso razionale degli antibiotici – come indicato nel rapporto – non è soltanto una raccomandazione clinica, ma una strategia di sanità pubblica fondamentale per preservare l’efficacia dei trattamenti e tutelare i progressi della medicina moderna.