Si è tenuta la settimana mondiale di sensibilizzazione per la riduzione del consumo alimentare di sale, promossa dalla World Action on Salt, Sugar and Health (WASSH). I messaggi veicolati da questa iniziativa riguardano molto da vicino i consumatori italiani, che dovrebbero ridurre il proprio consumo di sale. Infatti, nella scala delle politiche volte a ridurre consumo di sodio stilata dall’ultimo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che va da 1 a 4 il nostro paese si piazza a metà della classifica.
Il report dell’OMS
Il target raccomandato dall’OMS è poco inferiore ai 5 grammi al giorno (corrispondenti a circa 2 grammi di sodio). Invece, il consumo medio giornaliero di sale riscontrato dall’OMS nel 2021 nella popolazione di età superiore ai 25 anni di 12 grammi negli uomini e 10 grammi nelle donne.
Il carico globale di malattie attribuibile all’ipertensione e alle malattie cardiovascolari (CVD) è significativo. Nel 2019, si stimava che 828 milioni di adulti in tutto il mondo avessero ipertensione (SBP >140 mmHg) e che ci fossero circa 523 milioni di casi prevalenti di CVD. Nel 1990 i soggetti affetti da queste patologie era poco più della metà. Sempre nel 2019 ci sono stati circa 18,6 milioni di decessi causati da CVD; consiste in un aumento marcato rispetto ai 12,1 milioni del 1990.
Le soluzioni
Nel documento redatto da WASSH sono indicate cinque buone pratiche da implementare all’interno della propria dieta per ridurre l’impiego di sale in cucina:
- Sostituire il sale con spezie, erbe, aglio e peperoncino per insaporire i cibi;
- sciacquare alimenti conservati in scatola e mangiare più frutta e verdura;
- leggere le etichette dei prodotti per privilegiare quelli meno salati;
- ridurre gradualmente il sale durante la preparazione dei pasti affinché le papille gustative riescano ad adattarsi;
- evitare di mettere a tavola sale e salse cosicché i più piccoli non prendano cattive abitudini come esagerare con le salse.
I benefici di ridurre il consumo di sale
Una riduzione nel consumo di sodio abbasserebbe la pressione sanguigna e con essa il rischio di disturbi cardiovascolari, infarti e coronaropatia. L’OMS spinge affinchè gli stati mettano in atto politiche virtuose, come servizi pubblici di distribuzione di cibo salutare o politiche fiscali a favore di alimenti sani. L’organizzazione internazionale prevede che nel 2025 e nel 2030 ci saranno 2,2 e 7 milioni di decessi per malattie cardiovascolari. Se tutti i paesi del mondo attuassero soltanto una delle politiche indicate dallo studio questo numero calerebbe del 3,1%. Allo stesso tempo, l’assunzione di sodio calerebbe di 584 mg/giorno (1.5 g/giorno di sale) and 1010 mg/giorno (2.6 g/giorno di sale). Per la regione europea consisterebbe in una riduzione del 25,3%.