Leggere le etichette alimentari è come sfogliare la carta d’identità di un prodotto: un gesto semplice che può fare la differenza per la nostra salute. Tuttavia, molti consumatori si fermano al fronte della confezione, senza esplorare il retro, dove si nascondono le informazioni più importanti. Ne abbiamo parlato con i professionisti dell’Azienda USL della Romagna: Elizabeth Bakken, direttrice dell’Unità Operativa Igiene e Sanità Pubblica di Rimini; Ilaria Concari, dirigente medico della stessa unità; Daniela Giorgietti, dietista dell’Unità Operativa Igiene degli Alimenti e Nutrizione; e Raffaele De Lorenzi, direttore della medesima unità.
L’indicazione delle calorie: uno strumento per scelte più salutari
Un recente studio pubblicato sulla rivista Cochrane Database of Systematic Reviews ha evidenziato come l’apposizione delle etichette caloriche su prodotti alimentari e nei menu dei ristoranti possa influenzare positivamente le scelte alimentari dei consumatori. Il team di ricerca, guidato da Natasha Clarke e Gareth Hollands, ha analizzato i risultati di 25 studi precedenti, coinvolgendo più di 10.000 partecipanti provenienti da Paesi ad alto reddito, come Canada, Francia, Regno Unito e Stati Uniti. I risultati indicano che l’indicazione delle calorie comporta una riduzione media del consumo dell’1,8%, pari a circa 11 calorie su un pasto da 600 calorie. Sebbene la diminuzione sembri minima, gli esperti sottolineano come piccole variazioni quotidiane nel consumo di energia possano avere un impatto significativo nel lungo termine, prevenendo aumenti di peso considerevoli nel corso degli anni.
“Le etichette sono strumenti fondamentali per scelte d’acquisto consapevoli”, spiega Ilaria Concari. “Insegniamo ai consumatori a leggere con attenzione la denominazione del prodotto, l’elenco degli ingredienti e soprattutto i valori nutrizionali”. Concari sottolinea come spesso zuccheri e grassi vengano presentati sotto nomi diversi, come glucosio, fruttosio o sciroppo di mais, per confondere il consumatore. “Le linee guida ci indicano di limitare zuccheri semplici e grassi saturi, ma questo non significa che esistano alimenti buoni o cattivi. Bisogna imparare a bilanciare”.
Le ripercussioni sulla salute pubblica
Secondo Gareth Hollands, l’etichettatura calorica può avere un impatto significativo sulla salute della popolazione. “Anche se si tratta di un effetto modesto, le conseguenze possono essere rilevanti a livello di salute pubblica”. Natasha Clarke aggiunge: “Qualsiasi implementazione di etichettatura calorica deve bilanciare i potenziali impatti positivi e negativi, considerando anche possibili effetti sulla salute mentale dei consumatori”.
Daniela Giorgietti enfatizza l’importanza dell’educazione alimentare: “La lettura delle etichette dovrebbe diventare un’abitudine quotidiana. Progetti come il ‘laboratorio dell’etichetta’, che coinvolgono gli studenti delle scuole superiori in percorsi di peer education, sono fondamentali per promuovere buone pratiche alimentari”. Elizabeth Bakken sottolinea, inoltre, l’importanza di formare medici, infermieri e operatori sanitari sul counseling motivazionale, per migliorare il dialogo con i pazienti.
Additivi e trasparenza: che cosa guardare?
Non tutti gli additivi sono da demonizzare. “Alcuni sono essenziali per la sicurezza alimentare, altri vengono aggiunti solo per migliorare aspetto e consistenza”, spiega Concari. “Il regolamento europeo 1169/2011 è chiaro: gli allergeni devono essere evidenziati in grassetto e l’etichetta deve includere il lotto di produzione per rintracciare eventuali prodotti difettosi”. Tuttavia, strumenti come il NutriScore suscitano perplessità: “Non è sempre rappresentativo della qualità complessiva di un alimento. Ad esempio, l’olio extravergine d’oliva rischia di essere penalizzato nonostante i suoi benefici”, afferma Raffaele De Lorenzi.
Conclusioni
Le etichette alimentari non sono solo un obbligo legislativo, ma un vero e proprio strumento di salute pubblica. L’indicazione delle calorie rappresenta un ulteriore passo verso scelte alimentari più consapevoli, contribuendo alla prevenzione di patologie croniche e al miglioramento del benessere generale della popolazione. “Mangiare sano non significa rinunciare al gusto”, conclude Bakken, “bensì scegliere con intelligenza e consapevolezza”.