Tumore al seno: cresce la sopravvivenza ma la prevenzione non è sufficiente 

Il 23% dei casi di tumore al seno sono attribuibili a fattori di rischio modificabili, come fumo, alcol e sedentarietà. Un nuovo rapporto europeo di Economist Impact evidenzia luci e ombre nella cura del tumore al seno in Europa, ancora la neoplasia più diffusa tra le donne.
tumore al seno

L’Italia davanti alla media UE per accesso e rimborsabilità dei trattamenti oncologici a livello nazionale; persistono tuttavia disuguaglianze regionali e lacune nella prevenzione, con il 23% dei casi di tumore al seno ancora attribuibile a fattori di rischio modificabili e un’adesione allo screening mammografico al di sotto della soglia del 70-75% raccomandata dall’UE. 

Il report “Advancing Breast Cancer Care in Europe: A Roadmap to a Women-Centric Approach” realizzato dall’Economist Impact con il supporto non condizionante di Daiichi Sankyo, grazie al contributo di oltre 75 esperti di diverse discipline e nazionalità raccolto attraverso workshop e interviste condotte in Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito tra maggio e dicembre 2024, evidenzia l’urgenza di garantire un’assistenza onnicomprensiva che vada oltre la cura oncologica, integrando nel percorso di cura aspetti come la sessualità, la preservazione della fertilità, il supporto psico-oncologico e finanziario, il sostegno al reinserimento lavorativo. 

L’Italia nel panorama europeo: accesso ai trattamenti e disuguaglianze regionali 

Il tumore al seno resta la neoplasia più diffusa tra le donne in Europa e in Italia, con oltre 55.000 nuove diagnosi ogni anno. Grazie ai progressi nella diagnosi e nelle terapie, la sopravvivenza a cinque anni ha raggiunto l’88%, superando il 90% nei casi individuati precocemente. Tuttavia, nonostante questi successi, permangono sfide significative. 

Il report ha evidenziato le disparità territoriali all’interno dei vari Paesi europei, compresa l’Italia, dove alcune regioni faticano ad adattarsi agli standard europei. Nonostante l’Italia si distingua per la disponibilità di trattamenti e per il tasso di rimborsabilità delle terapie, persistono disuguaglianze nella velocità di accesso alle nuove cure. Le differenze regionali influenzano in modo diretto l’efficacia del sistema sanitario, creando disparità tra il Nord e il Sud del Paese. 

“Le Reti Oncologiche Regionali rivestono un ruolo fondamentale nella gestione delle pazienti con tumore della mammella – ha sottolineato Carmine Pinto, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica dell’AUSL-IRCCS di Reggio Emilia – “Garantendo percorsi e interazioni organizzate tra le diverse strutture sanitarie, dalle case della salute agli ospedali, le Reti Oncologiche assicurano continuità ed omogeneità nel percorso diagnostico-terapeutico”, ha aggiunto Pinto, evidenziando come la gestione integrata delle cure possa migliorare l’efficienza del sistema sanitario. Tuttavia, il direttore ha anche sottolineato le difficoltà legate alle disparità regionali, che necessitano di una riorganizzazione urgente. 

La prevenzione: ancora sotto la soglia raccomandata 

Anche sul fronte della prevenzione, l’Italia si trova a dover affrontare sfide importanti. Secondo il rapporto, il 23% dei casi di tumore al seno sono attribuibili a fattori di rischio modificabili, come fumo, alcol e sedentarietà. Sebbene la prevenzione secondaria tramite screening mammografico sia garantita, l’adesione ai programmi rimane al di sotto della soglia minima raccomandata dall’UE del 70-75%. Inoltre, la partecipazione varia significativamente tra le diverse regioni, con il Sud e le isole che registrano i tassi più bassi. 

“In Italia, il 23% dei casi di tumore al seno è attribuibile a fattori di rischio modificabili. Ciò evidenzia la necessità di un maggiore impegno nella sensibilizzazione sugli stili di vita e la salute”, afferma il report. L’implementazione di unità di screening mobili e l’uso di tecnologie digitali per invitare le donne a partecipare agli screening potrebbero contribuire a superare le barriere di accesso. 

Oblio oncologico: una svolta culturale 

Un passo importante in Italia è stato rappresentato dall’introduzione della legge sull’Oblio Oncologico, che è entrata in vigore nel gennaio dello scorso anno. Questa legge segna un cambiamento culturale, soprattutto nella visione della malattia oncologica. Elisabetta Iannelli, Vicepresidente di AIMaC e Segretario Generale di FAVO, ha affermato: “La legge sull’oblio oncologico segna un cambiamento culturale prima ancora che normativo. Per la prima volta, viene sancito nero su bianco che dal cancro si può guarire, offrendo una prospettiva di speranza anche a chi sta ancora affrontando la malattia”. 

L’introduzione di provvedimenti come il certificato di guarigione e la riduzione dei tempi per il riconoscimento della guarigione, ad esempio, per le pazienti con tumore al seno negli stadi iniziali, sono un segno tangibile dell’impegno del sistema sanitario italiano. “Questa legge segna una vera e propria rivoluzione dalla diagnosi di tumore come ‘sentenza definitiva’ alla consapevolezza che il cancro è oggi una malattia curabile”, ha aggiunto Iannelli, evidenziando come la normativa stia già dando un impatto positivo sulla vita dei guariti, riducendo le discriminazioni sul posto di lavoro e nella vita sociale. 

Ricerca e sperimentazioni cliniche: rilanciare l’innovazione 

Nonostante i progressi in altri settori, la ricerca clinica in Italia mostra segnali preoccupanti. Caterina La Porta, Professore Ordinario e Group Leader del Laboratorio Oncolab all’Università di Milano, ha commentato: “Negli ultimi anni, l’Italia ha mantenuto una posizione costante rispetto al numero di sperimentazioni cliniche, senza però registrare la crescita osservata in altri Paesi europei. Questo è un segnale preoccupante, poiché la ricerca clinica, soprattutto quella di fase I, è il motore dell’innovazione”. 

La Porta ha anche sottolineato le difficoltà delle iniziative di ricerca indipendente, che faticano a emergere per via dei costi elevati e dei vincoli burocratici. “Gli studi no profit spesso nascono da intuizioni innovative, ma senza adeguati finanziamenti faticano ad emergere e a tradursi in benefici concreti per pazienti e sistema sanitario”, ha dichiarato. Per garantire che l’Italia rimanga competitiva e possa offrire cure avanzate a tutti i pazienti, è essenziale investire maggiormente nella ricerca e ridurre le barriere burocratiche. 

Si può migliorare 

Sebbene l’Italia faccia progressi significativi nell’accesso alle terapie e nella legislazione, rimangono molte sfide da affrontare. Le disuguaglianze regionali e la necessità di rafforzare la prevenzione, così come l’urgenza di sostenere la ricerca e migliorare l’accesso alle sperimentazioni cliniche, sono questioni cruciali. “Investire nell’innovazione e ridurre gli ostacoli burocratici – ha concluso la Prof.ssa La Porta – è fondamentale per non perdere terreno e per garantire alle pazienti italiane le migliori opportunità di cura.” L’adozione di politiche più incisive e la riorganizzazione del sistema sanitario sono passi fondamentali da attuare per aumentare la qualità della vita e le prospettive di cura delle donne con tumore al seno in Italia. 

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