La terapia genica, in alcuni casi, può essere iniziata ancora prima di nascere, quando ci troviamo nel grembo materno. Non si tratta di fantascienza, ma della storia di una bambina che oggi ha due anni e mezzo che continua a seguire il trattamento iniziato dalla madre durante la gravidanza. Come si legge sul New England Journal of Medicine del 19 febbraio, un feto, a rischio di una forma grave di atrofia muscolare spinale (Spinal Muscular Atrophy – SMA), ha ricevuto un trattamento con terapia genica e oggi non presenta i sintomi motori tipicamente associati a questa patologia.
Cosa è la SMA
Con un’incidenza di circa 1 paziente su 10mila nati vivi, la SMA – una malattia neuromuscolare rara caratterizzata dalla perdita dei motoneuroni spinali – nei casi più gravi esordisce prima dei 6 mesi d’età. Compromette l’acquisizione delle capacità motorie, la respirazione e la deglutizione, e i bambini che ne sono affetti non sono in grado di vivere oltre i 2 anni senza supporto respiratorio. Considerata la più comune causa genetica di morte infantile, nella forma intermedia i bambini acquisiscono la capacità di stare seduti ma non di camminare autonomamente, mentre nella forma meno grave i sintomi motori appaiono successivamente.
Questa malattia genetica recessiva è causata dalla mutazione di entrambi i geni SMN1 che causano livelli insufficienti della proteina chiamata SMN (Survival Motor Neuron), essenziale per la sopravvivenza e il normale funzionamento dei motoneuroni. Questa proteina è particolarmente importante durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza, così come nei primi mesi di vita. Inoltre, alterazioni di un gene simile chiamato SMN2, che codifica per una forma accorciata della proteina SMN, possono contribuire a modulare la gravità della condizione.
I progressi nei farmaci
Durante l’ultimo decennio, la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato tre farmaci per trattare i neonati affetti da SMA: l’oligonucleotide antisenso Nusinersen (Spinraza, 2016) e il Risdiplam (Evrysdi, 2020), che hanno come bersaglio il gene SMN2, e il Onasemnogene abeparvovec (Zolgensma, 2019; già noto come il farmaco più costoso al mondo, poi spodestato da Hemgenix), che invece agisce direttamente sul gene SMN1. Fra questi, il Risdiplam si avvantaggia di una innovativa somministrazione per via orale, in quanto il farmaco è in grado di superare la barriera ematoencefalica.
La svolta con la terapia genica
Il gruppo del dottor Richard Finkel, direttore del Centro di Neuroterapia Sperimentale del St. Jude Children’s Research Hospital, a Memphis (Tennessee, USA), ha deciso di applicare la terapia direttamente alla madre. Pare che l’idea sia venuta direttamente dai genitori, dopo che avevano già perso un figlio per la forma grave di questa malattia, chiedendo se esistessero opzioni terapeutiche che potessero iniziare prima della nascita. Dagli esami del feto non sono emerse copie di SMN1 (a conferma della diagnosi di SMA) e due copie di SMN2 (fattore predittivo di SMA di tipo 1, la forma grave).
In aggiunta, dati precedenti avevano già dimostrato il passaggio transplacentare di materiale correlato a Risdiplam, supportando la fattibilità del trattamento prenatale. Approvato dalla FDA per questo singolo caso, la madre ha preso Risdiplam ogni giorno per sei settimane a partire dalla 32ª settimana di gravidanza, mentre la bambina ha iniziato a prendere il farmaco dopo circa una settimana di vita e verosimilmente continuerà a prenderlo per il resto della sua vita.
I risultati
I test sul liquido amniotico e quelli ematici dal cordone ombelicale al momento del parto suggerivano che il farmaco fosse arrivato al feto. Inoltre, rispetto ad altri bambini nella stessa condizione, la neonata presentava livelli più elevati di proteina SMN nel sangue e minori segni di danni al sistema nervoso. Per di più, nei primi mesi di vita non ha mostrato segni di debolezza muscolare e ha sviluppato una normale forza muscolare. “I nostri obiettivi principali – ha commentato il dottor Finkel – erano la fattibilità, la sicurezza e la tollerabilità, quindi siamo molto felici di vedere che il genitore e il bambino stanno bene”.
Il trattamento precoce, in questo caso persino antecedente alla nascita, è determinante per il corretto sviluppo del sistema nervoso. La peculiarità del singolo caso fa ben sperare per molti casi simili a questo, e solleva anche la possibilità che il trattamento di malattie genetiche per le quali esiste una possibilità terapeutica possa avvenire in utero, quando l’approccio dopo la nascita non è sufficiente.