Tema liste d’attesa: dopo la prima visita con lo specialista di oftalmologia, le visite successive vengono fissate ad un anno di distanza. Ma non è un garanzia come potrebbe sembrare
“Anche quando non ce n’è necessità. Dovrebbe essere lo specialista a poter decidere. La visita consigliata ad un anno sembra una garanzia per il paziente. Siccome, però, eccede la possibilità di erogazione del SSN, si trasforma in un danno, perché gli appuntamenti si accumulano, le liste di attesa si allungano e le persone che avrebbero davvero bisogno di controlli ravvicinati non possono accedervi”.
Così Roberto Perilli, Unità Operativa Semplice Oculistica Territoriale ASL Pescara, affrontando il problema delle liste di attesa una angolatura particolare.
“In alcune nazioni è stato fatto un needs assessment, cioè un esame della situazione sia epidemiologica che della disponibilità delle risorse diagnostiche, strumentali e cliniche nei vari territori. Si è fatto anche e soprattutto un esame della storia clinica delle malattie, e si è avuto il coraggio di fare delle linee guida che hanno permesso, a volte con esagerazioni, di lasciare libero qualche anno anche per quelli che, altrimenti, non avrebbero avuto la possibilità di farsi visitare”.
Il Dott. Perilli si riferisce all’oculistica negli Stati Uniti, in cui si è attuato un programma per cui se si è in età relativamente giovane, non si hanno fattori di rischio e la prima visita rientra nella norma, non vi è necessità di una nuova visita a un anno.
“L’idea del needs assessment è esattamente quella, ossia di customizzare le visite a seconda del reale quadro clinico. Se c’è bisogno solo di una visita preventiva periodica, la si può pianificare in tempi più ampi e, eventualmente, anche con l’intervento di altri attori, non ultimo quello della telemedicina, che facilita in alcuni approcci e serve anche a raccogliere molti più pazienti di quelli che riusciamo a vedere frontalmente”.