Sono circa 2.000 i pazienti affetti nel Lazio dalla Malattia di Crohn e trattati con terapie biologiche; di questi, oltre 1.000 casi sono presenti al Policlinico Gemelli. Dati in costante crescita, che testimoniano come il Lazio sia all’avanguardia nella gestione di tale infezione che, in tutta Italia, colpisce circa 100.000 persone, e che si manifesta principalmente tra i 15 e i 40 anni di età.
“La Regione Lazio è all’avanguardia nella gestione e presa in carico delle persone con Malattia di Crohn – spiega Franco Scaldaferri, direttore dell’Unità Operativa Semplice di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali del Gemelli, oltre che docente presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia Traslazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e membro del Centro Malattie Apparato Digerente – Questa è una patologia con un alto impatto sulla qualità di vita a causa dei sintomi invalidanti, tra i quali diarrea cronica, dolori addominali e urgenza intestinale, così come delle manifestazioni cliniche e complicazioni che richiedono con alte probabilità l’ospedalizzazione e l’intervento chirurgico”.
L’anticorpo “mirikizumab” nel trattamento della malattia
Di recente, la Commissione Europea ha approvato l’impiego di mirikizumab, un anticorpo monoclonale antagonista dell’interleuchina-23p19 per il trattamento della malattia, quando attiva da moderata a grave, negli adulti che non rispondono adeguatamente alla terapia convenzionale o a trattamenti biologici già disponibili, oppure che risultano intolleranti a questi ultimi. L’Agenzia Italiana del Farmaco aveva già approvato l’anticorpo nel 2024 per il trattamento della colite ulcerosa attiva da moderata a grave. Il farmaco agisce bloccando una proteina coinvolta nei processi infiammatori intestinali, l’interleuchina-23p19.
In merito all’argomento, il professor Scaldaferri ritene che le prospettive offerte dalla ricerca scientifica siano confortanti. “È molto utile avere a disposizione un’opzione terapeutica innovativa come mirikizumab, farmaco che si è dimostrato efficace e sicuro nella gestione della malattia a lungo termine e della sintomatologia correlata”. Infatti, anche a detta degli esperti, l’approvazione di mirikizumab da parte della Commissione ha permesso di offrire ai pazienti un trattamento mirato, capace di migliorare la loro qualità di vita.
Dati ed evidenze cliniche
L’approvazione di mirikizumab è stata supportata dai risultati dello studio di fase 3 Vivid-1, che ha mostrato tassi significativamente superiori di remissione clinica e risposta endoscopica nei pazienti trattati rispetto al placebo. In particolare, il 54,1% dei pazienti trattati ha raggiunto la remissione clinica dopo un anno, rispetto al 19,6% del gruppo placebo, mentre il 48,4% ha mostrato una risposta endoscopica contro il 9% del gruppo di controllo.
Il farmaco è attualmente in fase di valutazione nello studio Vivid-2, volto a monitorarne efficacia e sicurezza fino a tre anni. I dati preliminari suggeriscono che oltre l’80% dei pazienti che avevano ottenuto una risposta endoscopica dopo il primo anno ha mantenuto il risultato nel secondo anno, così come il 90% di coloro che avevano raggiunto la remissione clinica. Anche i dati a breve termine risultano incoraggianti: a tre mesi, il 32,5% dei pazienti trattati ha mostrato una risposta endoscopica, rispetto al 12,6% del gruppo placebo.
Migliorare la gestione della malattia e il benessere dei pazienti
“L’estensione dell’indicazione di mirikizumab per la Malattia di Crohn, dopo l’approvazione per la colite ulcerosa, è un importante passo in avanti – ha commentato Elias Khalil, presidente e amministratore delegato Italy Hub di Lilly, la multinazionale farmaceutica statunitense che ha sviluppato mirikizumab e che ha ottenuto l’approvazione per il suo utilizzo nel contrasto alla Malattia di Chron – Il nostro impegno è quello di offrire soluzioni terapeutiche innovative e sicure, collaborando con la comunità scientifica per rispondere ai bisogni insoddisfatti di chi convive con questa patologia. Siamo convinti che mirikizumab possa contribuire in modo significativo alla gestione della malattia e al miglioramento del benessere generale dei pazienti”.