In caso di Infezioni ICA correlate all’assistenza, è praticamente impossibile per la struttura sanitaria dimostrare di avere assolto alla lunga serie di attività che, davanti al Tribunale, la solleverebbero dalla responsabilità.
“La giurisprudenza è, giustamente, molto severa perché il paziente ha diritto alla tutela e al risarcimento. Ma il tema della ICA, sia in un’ottica di bilanciamento del rischio che di sostenibilità delle cure, potrebbe essere trattato secondo un meccanismo di disciplina differenziata rispetto ad altre ipotesi di responsabilità che, invece, affondano sicuramente nella negligenza o nell’imperizia“.
A dirlo Daniela Marcello, Avvocato e Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa dell’Università di Firenze che continua: “Applicare un criterio no-fault, permetterebbe di riconoscere al paziente il danno, magari attraverso un meccanismo indennitario, ma senza la ricerca della colpa, come in alcuni modelli europei che funzionano e che, anche laddove non possano essere accolti in maniera pura all’interno del nel nostro sistema giudiziario – incentrato sull’individuazione delle responsabilità -, possono, comunque, offrire un utile spunto per l’Italia”.