AI e Sanità: come costruire una comunicazione sicura 

È necessario un equilibrio tra tecnologia, etica e competenze umane. Per una comunicazione sanitaria chiara e sicura, l'intelligenza artificiale deve essere supportata da competenze multidisciplinari
AI e Sanità
Enrico Pagano, AD Immagina Group

L’intelligenza artificiale (AI) si affaccia con crescente rilevanza nel mondo della sanità. Anche nella comunicazione. Ma quanto siamo davvero pronti ad affidarle una parte della comunicazione con il paziente?  

Enrico Pagano, AD Immagina Group ed esperto in comunicazione sanitaria, mette in luce le grandi potenzialità dell’AI, ma anche le insidie di un uso inconsapevole.  

Il vero rischio sta nel fatto che chi utilizza l’AI, spesso, non ha gli strumenti per comprenderla a fondo e per maneggiarla correttamente. L’AI può fornire informazioni che, in alcuni casi, non sono corrette, e questo può mettere in difficoltà il paziente, oltre che il professionista della salute.” 

Di qui l’importanza della formazione non solo per gli operatori sanitari, ma anche per i cittadini che, sempre più spesso, si trovano ad interagire con strumenti tecnologici per la propria salute. 

Rinnovare la comunicazione

La sanità pubblica si trova, oggi, di fronte a una sfida complessa: rinnovare la comunicazione con il cittadino, facendo in modo che ogni individuo possa accedere a informazioni chiare e trasparenti. “In questo scenario, l’intelligenza artificiale può rappresentare un supporto valido, ma non un sostituto della componente umana” spiega Pagano.  

La sanità deve puntare a costituire nuclei di ascolto e valutazione, in grado di mappare il dialogo attuale tra le istituzioni sanitarie e i cittadini. Solo con una fotografia precisa delle esigenze e delle criticità sarà possibile impostare una comunicazione realmente inclusiva e comprensibile. In questo contesto, l’AI può contribuire a rendere più efficaci e snelle le procedure, aiutando a formulare messaggi chiari e uniformi per il pubblico.  

Tuttavia, Pagano sottolinea che “l’AI deve essere educata, inserita in un contesto preciso e affiancata sempre da una valutazione professionale.” Si tratta di un equilibrio sottile tra tecnologia e competenza, che richiede investimenti mirati e una strategia condivisa a livello istituzionale. 

Per utilizzare in modo responsabile ed efficace l’intelligenza artificiale nella comunicazione sanitaria, è fondamentale dotare il sistema di nuove figure professionali, capaci di rispondere alle sfide digitali. Non solo esperti informatici e comunicatori, ma anche profili umanistici, come filosofi e letterati, possono portare valore aggiunto.  

“C’è un discorso filosofico e letterario nell’interrogazione dell’AI,” sostiene Pagano, “che riguarda il modo corretto di formulare le domande e di interpretare le risposte, ponendosi in ascolto critico della tecnologia.” 

Un approccio interdisciplinare

Questo approccio interdisciplinare rappresenta una svolta anche per le competenze che la sanità pubblica dovrebbe cercare, includendo percorsi di formazione non solo tecnici, ma anche umanistici. Persone capaci di comprendere la dimensione etica e narrativa dell’AI possono infatti contribuire a un uso più consapevole e umano della tecnologia, rendendo la comunicazione sanitaria più accessibile e sicura. 

In un settore delicato come la sanità, dove le informazioni possono influenzare direttamente le decisioni dei pazienti e la loro fiducia nel sistema, è essenziale che l’AI sia usata con estrema cautela e consapevolezza. Investire in formazione e in nuove competenze, creando team multidisciplinari che affianchino l’AI, è l’unico modo per trasformare questa tecnologia in un valore aggiunto per il paziente. Solo così potremo costruire una comunicazione davvero trasparente e responsabile, dove l’AI arricchisce il dialogo tra sanità e cittadino senza mai sostituirsi alla relazione umana. 

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