“Quello della medicina difensiva è un tema cruciale per la sopravvivenza del Servizio Sanitario Nazionale ed è intimamente legato all’impatto non abbastanza profondo della Legge Gelli-Bianco sul quadro della responsabilità in sanità – dice Marianna Ricciardi, medico e deputata in Parlamento-.
L’Italia fa registrare la percentuale più alta d’Europa per cause legali per condotta medica non professionale; ogni anno vengono intentate oltre 35.600 nuove azioni legali contro i professionisti di area medico-sanitaria. Il 95% dei processi penali ai medici e il 70% dei processi civili si conclude con un’assoluzione o un’archiviazione, ma la paura del processo stesso, più che della sentenza, pesa come una spada di Damocle sui sanitari (Dati della Camera dei deputati). Questa paura costa al SSN almeno il 25 % di prestazioni inappropriate, oltre 10 mld di euro e fa andare deserti concorsi per alcune delle scuole di specialità come la Medicina di Emergenza-Urgenza”.
Due interventi concreti e fattibili per modificare la Legge Gelli-Bianco e il quadro della responsabilità sanitaria
“Il primo è introdurre un sistema no-fault modellato sull’esperienza francese che preveda l’indennizzo e non il risarcimento per una serie di eventi avversi nei quali non sia possibile indentificare una netta responsabilità individuale. Per esempio, nel caso delle infezioni contratte in ospedale o delle cadute. Questa misura – che è stata accolta in XII commissione nella risoluzione 7/00051 a mia firma – permetterebbe di togliere parte della tensione sui sanitari, offrendo ai pazienti un riconoscimento più rapido, sebbene in alcuni casi meno ingente, del danno patito, e favorendo il SSN in tre modi. Il primo sarebbe la riduzione dei costi dei risarcimenti, delle polizze assicurative o delle analoghe misure; il secondo la riduzione della medicina difensiva; il terzo il miglioramento della relazione di cura tra pazienti e operatori”.
Una misura di questo tipo prevede una un cambiamento significativo del sistema giuridico. È verosimile sperarci?
“È un cambiamento che richiede un forte consenso tra gli stakeholder. Un consenso che spero di poter contribuire a formare partendo da un’osservazione imparziale: tutti gli interventi messi in campo negli ultimi 20 anni, dalla legge Bassanini alla più recente n.24_2017 non sono riusciti ad intaccare il fenomeno della medicina difensiva. Ci vuole un cambio di paradigma. Proprio per questo è bene intervenire direttamente sulla legge Gelli-Bianco: ed è questo il secondo intervento del quale mi faccio portavoce”.
Quale modifica propone alla n.24_2017?
“Come prima cosa affronterei il tema del processo penale, invertendo la prospettiva: creando, cioè, una lista di errori macroscopici alla quale circoscrivere l’azione penale. Al di fuori di questo elenco, i medici e gli operatori non dovranno essere perseguiti. Considerando, come abbiamo visto, che il processo penale si risolve quasi sempre in assoluzione e archiviazione, l’atto di malpractice è già, di fatto, depenalizzato. Conviene risparmiare soldi e serenità circoscrivendolo ai casi più gravi ed evidenti”.
Quali impatto avrebbero queste modifiche sulla sostenibilità del SSN?
“C’è chi dice che la sanità universale non sia più sostenibile. Io credo che sia vero il contrario: insostenibile è un modello incentrato sul privato come quello americano. Seppure sia difficile trovare nuove risorse, c’è ampio margine per ridurre sprechi di soldi ed energie. Gli esami inutili e la spirale inflattiva dei risarcimenti sono due grandi aree dove ridurre spese che vanno contro l’interesse collettivo per poter investire in più cure e più sicurezza”.