Teatro-terapia post-ictus: recuperare le parole, riconnettersi alla vita

L’afasia colpisce fino al 38% dei pazienti con ictus, compromettendo parola, lettura e scrittura. La teatro-terapia, integrata alla riabilitazione, aiuta a migliorare la comunicazione, ridurre l’isolamento e rafforzare l’autostima, con evidenze riconosciute dall’OMS.
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La gestione dell’ictus cerebrale non si esaurisce nella fase acuta: per molte persone, le conseguenze dell’evento ischemico o emorragico possono tradursi in difficoltà persistenti, tra cui l’afasia. Questo disturbo del linguaggio, che colpisce tra il 21% e il 38% dei pazienti con ictus acuto, impatta non solo sulla capacità di esprimersi e comprendere, ma anche sulla lettura, la scrittura e l’interazione sociale. Superata la fase iniziale di recupero, tuttavia, l’accesso ai percorsi riabilitativi diventa sempre più limitato, lasciando molte persone in una condizione di isolamento.

Negli ultimi anni, si è consolidato un crescente interesse per approcci riabilitativi che vadano oltre i percorsi tradizionali. Tra questi, l’integrazione della teatro-terapia nei programmi di riabilitazione delle persone con afasia emerge come una buona pratica, in grado di coniugare stimolazione cognitiva e benessere psicologico.

Teatro e riabilitazione: un’integrazione possibile

L’arte-terapia, e in particolare il teatro, viene oggi considerata una risorsa utile per il recupero delle capacità comunicative nelle persone colpite da ictus. A confermarlo è anche un’ampia revisione condotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2019, che ha analizzato oltre 3.000 studi sull’efficacia degli interventi basati sulle arti performative. L’evidenza suggerisce che questi approcci possano supportare non solo la riabilitazione fisica e neurologica, ma anche il benessere emotivo e sociale dei pazienti.

Il teatro, in particolare, consente di sperimentare forme di comunicazione alternative alla parola, facendo leva su gestualità, mimica ed espressione corporea. La North American Drama Therapy Association definisce la teatro-terapia come un utilizzo strutturato e intenzionale dei processi drammatici per favorire cambiamenti emotivi e comportamentali. Questo approccio può risultare particolarmente efficace nelle persone con afasia, offrendo loro strumenti per superare le barriere linguistiche e migliorare la qualità della vita.

L’esperienza della teatro-terapia nei pazienti con afasia

In Italia, l’Associazione A.L.I.Ce. Liguria Odv ha sviluppato un progetto di teatro-terapia rivolto alle persone con afasia post-ictus. La Dottoressa Lucilla Vestito, logopedista e referente dell’iniziativa, evidenzia i benefici dell’approccio: “Il teatro consente di lavorare sul linguaggio e sulle abilità comunicative in un contesto che favorisce l’interazione sociale. Partecipare a un laboratorio teatrale aiuta a ricostruire la fiducia in sé stessi, riducendo il senso di isolamento e aumentando l’autostima”.

Uno degli aspetti centrali della teatro-terapia è la dimensione di gruppo: il confronto con altri che vivono la stessa esperienza permette di condividere vissuti e strategie, creando un ambiente inclusivo e motivante. La partecipazione a esercizi espressivi e la messa in scena di brevi performance teatrali stimolano la memoria, l’attenzione e la capacità di adattamento, coinvolgendo il paziente su più livelli.

Un modello da ampliare

Sebbene l’integrazione della teatro-terapia nei percorsi di riabilitazione non sia ancora diffusa su larga scala, esperienze come quella di A.L.I.Ce. Italia dimostrano il potenziale di questa metodologia. L’aspetto innovativo dell’approccio risiede nella possibilità di lavorare contemporaneamente su più dimensioni: cognitiva, emotiva e sociale.

L’importanza di garantire percorsi riabilitativi continuativi è sottolineata anche da Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv: “L’afasia può avere un impatto profondo sulla vita delle persone colpite da ictus. Il teatro-terapia offre un’opportunità per migliorare la capacità comunicativa, ma anche per elaborare le proprie emozioni e ridurre ansia e stress”.

La pratica, quindi, si inserisce in una riflessione più ampia sulla necessità di approcci multidisciplinari nella riabilitazione post-ictus. L’integrazione tra logopedia e teatro non sostituisce i percorsi tradizionali, ma rappresenta un’opzione complementare che potrebbe trovare maggiore spazio nei programmi di assistenza dedicati alle persone con afasia.

In un contesto in cui l’accesso alla riabilitazione a lungo termine è spesso limitato, esperienze come questa sollecitano una riflessione sulle strategie più efficaci per supportare il recupero e il reinserimento sociale delle persone colpite da ictus.

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