Ripensare la sanità digitale significa andare oltre la semplice digitalizzazione di ciò che già esiste. È necessario ridefinire i processi e le esperienze, per offrire strumenti capaci di creare un impatto concreto nella vita dei cittadini e nel lavoro degli operatori.
Ce lo racconta Massimo Mangia, esperto di sanità digitale e editore di Salute Digitale.Blog, che propone una visione concreta di cosa significa trasformare il digitale in un alleato strategico per la salute.
“Prendiamo il caso del referto di laboratorio: oggi è digitale, ma sostanzialmente identico al documento cartaceo – spiega Mangia-. Quando i cittadini leggono un risultato, spesso si affidano a Internet per cercare risposte, con tutti i rischi del caso. Eppure, potremmo trasformare quel referto in un’APP, un vero strumento interattivo che fornisca informazioni qualificate, affidabili e personalizzate.”
Non si tratta solo di innovare il supporto, ma di arricchire il servizio. Questo permetterebbe ai cittadini di comprendere meglio i propri dati clinici, senza dover cercare risposte in fonti non controllate.
Un altro esempio emblematico è la lettera di dimissione ospedaliera. “Oggi, anche in formato digitale, rimane un documento statico,” afferma. “Ma i pazienti hanno bisogno di indicazioni chiare su cosa fare o evitare dopo un intervento, su cosa mangiare, quali sintomi monitorare e come gestire eventuali complicanze.”
Un’APP dedicata potrebbe rispondere a queste esigenze: offrire istruzioni pratiche, monitorare i progressi, e attivare un canale diretto con i medici in caso di bisogno.
“Non dobbiamo limitare la digitalizzazione alla forma; dobbiamo reinventare la funzione.”
Secondo Mangia, il potenziale del digitale risiede nella capacità di ripensare la sanità tramite esperienze e processi, tanto per i professionisti quanto per i cittadini. “Nella farmacia dei servizi, ad esempio, possiamo costruire percorsi che migliorino l’efficacia delle cure per i medici, e accrescano la consapevolezza e l’autonomia dei pazienti.”
Questa è la visione della sanità aumentata. Un ecosistema in cui i servizi digitali non si limitano a replicare il passato, ma creano un’esperienza nuova e più ricca.
“La vera sfida non è solo tecnologica, ma culturale. Spesso ci limitiamo a innovare l’aspetto estetico di un sito o di un’APP, senza mettere al centro il valore per le persone. Dobbiamo educare professionisti e dirigenti a riconoscere e utilizzare al meglio le potenzialità del digitale.”
Un cambiamento di prospettiva che passa da una maggiore attenzione agli utenti finali: cittadini e operatori. “Solo così potremo costruire una sanità digitale che non sia un esercizio di stile, ma una leva per migliorare davvero il sistema sanitario.”
Conclude: “Le tecnologie le abbiamo, ora dobbiamo imparare a usarle per fare la differenza.” E il digitale, con la sua capacità di trasformare dati in valore, non può che essere il punto di partenza per una sanità che guarda oltre, verso nuovi orizzonti.