Il fenomeno dell’auto-assicurazione diffuso nel settore sanitario italiano è spinto da una serie di fattori che mettono in luce la fragilità nel presentare agli assicuratori una descrizione del rischio che ne permetta una concreta qualificazione e quantificazione. Ne abbiamo parlato con Stefano Maria Mezzopera, vicepresidente di SIGeRIS, Società Italiana Gestori del Rischio in Sanità, che ci ha aiutato a comprendere le dinamiche dietro questa scelta.
“Perché le aziende sanitarie si auto-assicurano?
“Perché nessun assicuratore vuole prendersi carico di un rischio che non è in grado di comprendere a fondo”.
Ad emergere è un quadro di complessità. “Il rischio sanitario è difficile da comprendere e ancora più difficile da inquadrare in un modello per definire misure di contenimento”.
Questo perché gli eventi avversi e le problematiche in ambito sanitario variano, non sono sempre prevedibili e spesso portano a richieste risarcitorie consistenti. Di fronte a questa variabilità, le compagnie non hanno strumenti per poter quantificare il rischio e, conseguentemente, la loro possibile esposizione.
La scorciatoia adottata da molte aziende sanitarie, per fortuna non tutte, è quella dell’auto-assicurazione, senza però avere una concreta strategia di gestione del rischio. Con questo approccio, le aziende si assumono direttamente i costi legati ad eventuali risarcimenti. In tal modo, però, non hanno un controllo maggiore sulle risorse destinate alla gestione dei sinistri se non sviluppano sistemi di prevenzione e contenimento su misura, pensati per ridurre al minimo gli incidenti.
L’auto-assicurazione non diventa, così, una risposta autonoma ed efficace a un mercato assicurativo che non può, senza dati, offrire una copertura adeguata, “È una scelta pragmatica, ma che solleva interrogativi soprattutto su un sistema non assicurativo che, almeno per ora, non sembra attrezzato, salvo pochi casi, perché raramente basato su una corretta analisi dei rischi”.
“Per questo motivo – conclude Mezzopera – è necessario che i provider della Sanità applichino metodologie capaci a quantificare e qualificare il rischio ed a certificare gli interventi di mitigazione. Fatto questo, la scelta, a mio avviso, tornerà sul mercato assicurativo professionalmente più preparato e strutturato, anche in linea con gli ultimi decreti attuativi della legge 24/17.
“Un ruolo importante verrà svolto dalle attività che rafforzeranno le competenze interne in ambito di rischio e, solo dopo, nella decisione della sua cessione a terzi o della ragionata e pianificata scelta di trattenerne una parte o tutto in proprio”.