Il 6 marzo 2025 si celebra la Giornata Mondiale del Linfedema, un’occasione per riflettere sull’importanza della riabilitazione e dell’attività fisica nella gestione di questa patologia cronica del sistema linfatico. Negli ultimi anni, l’evoluzione delle tecniche chirurgiche e terapeutiche ha contribuito a ridurre il rischio di linfedema, ma la necessità di un’adeguata presa in carico riabilitativa rimane fondamentale.
Nuovi approcci chirurgici per ridurre il rischio di linfedema
Grazie ai progressi nella diagnosi e nel trattamento del tumore al seno, il numero di pazienti sottoposte a dissezione linfonodale ascellare è diminuito. L’introduzione della chirurgia del linfonodo sentinella, supportata da tecnologie avanzate come l’analisi OSNA (One Step Nucleic acid Amplification), ha permesso di identificare in modo più preciso le metastasi, limitando la necessità di interventi invasivi. Anche l’impiego di farmaci a target molecolare e dell’immunoterapia in fase neoadiuvante ha contribuito a ridurre le metastasi linfonodali prima della chirurgia, minimizzando ulteriormente il ricorso alla linfoadenectomia ascellare completa.
Una rete riabilitativa per una gestione personalizzata
Nonostante la riduzione dei casi di linfedema, la patologia resta una condizione cronica che richiede un approccio mirato. A Ferrara, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria e l’Azienda USL hanno sviluppato una rete interaziendale per garantire una presa in carico multidisciplinare delle pazienti. Attiva dal 2014, questa rete copre l’intero territorio provinciale e comprende diverse strutture, tra cui la Casa della Comunità “Cittadella San Rocco” e le sedi di Cento, Argenta, Portomaggiore, Ospedale del Delta, Comacchio e Copparo.
L’organizzazione prevede la collaborazione tra diversi specialisti, tra cui fisiatri, fisioterapisti e oncologi, per assicurare un passaggio diretto dall’ospedale al territorio. Inoltre, è stato introdotto un sistema di prenotazione diretta delle visite fisiatriche, facilitando l’accesso ai trattamenti riabilitativi. Il monitoraggio delle pazienti avviene tramite follow-up a sei mesi o annuale, con possibilità di accesso diretto in caso di peggioramento del linfedema.
L’impatto dei nuovi modelli terapeutici
I dati raccolti presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara per il biennio 2023-2024 indicano che solo il 15-16% delle pazienti operate per tumore al seno ha necessitato di dissezione linfonodale ascellare. Tra queste, il 57% ha usufruito di trattamenti riabilitativi nella Casa della Comunità “Cittadella San Rocco”. Parallelamente, si è osservato un aumento della richiesta di riabilitazione per disfunzioni muscolo-scheletriche della spalla, con una risoluzione efficace nel 90% dei casi in assenza di patologie preesistenti.
Prevenzione ed educazione per una gestione ottimale
Oltre alla riabilitazione, un ruolo chiave nella gestione del linfedema è svolto dalla prevenzione e dall’educazione delle pazienti. Programmi di informazione e promozione dell’attività fisica sono fondamentali per mantenere i risultati ottenuti e migliorare il benessere generale. Evidenze scientifiche dimostrano che l’esercizio fisico regolare non solo contribuisce alla prevenzione delle recidive tumorali, ma riduce anche il rischio di sviluppare complicanze associate.
Guardando al futuro, l’obiettivo delle istituzioni sanitarie è quello di rafforzare ulteriormente la prevenzione secondaria, promuovendo programmi strutturati di attività fisica e corretta alimentazione. La collaborazione tra ospedale e territorio rappresenta un modello organizzativo che punta a migliorare la qualità della vita delle pazienti, garantendo percorsi terapeutici sempre più efficaci e personalizzati.