Le responsabilità dei Direttori Generali in uno scenario di cambiamento

La Sanità richiede innovazione e cambiamento: in un contesto così in evoluzione come quello odierno i Direttori Generali sono attori e strumenti per il processo di trasformazione organizzativa della sanità italiana. L’intervista a Marinella D’Innocenzo, Presidente dell’Associazione “L’Altra Sanità”
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L’assetto istituzionale della Sanità è ormai cambiato, con numerose funzioni delle Aziende Sanitarie avocate dalle Regioni. In questo contesto i Direttori Generali devono vincere la sfida posta loro dall’applicazione del DM77, dal raggiungimento degli obiettivi del PNRR, ridisegnando la rete dei servizi sul territorio integrata con quella ospedaliera in una logica di equilibrio e coordinamento.  

Nel frattempo, la complessità delle Aziende Sanitarie è aumentata, ma l’autonomia dei Direttori Generali è stata ridotta, ciononostante rimane un ampio spazio di autonomia gestionale legata allo sviluppo organizzativo e ai processi di trasformazione interna delle Aziende. Saranno le strategie adottate a permettere di integrare e armonizzare i contenuti dei DM 77 e 70. 

I DG e tutti gli attori del sistema salute dovranno fare in modo che l’offerta sia garantita attraverso un continuum che va dalla vita sana a quella meno sana, per arrivare sino al fine vita e garantire che, durante cura, la persona con un bisogno di salute dal più semplice al più complesso, possa disporre del percorso, del setting più appropriato e dei professionisti più competenti e adeguati.

“I Direttori Generali per garantire il raggiungimento di quanto previsto dal PNRR nella Missione 6 comp.1 e 2, dovranno ridisegnare l’intera rete di offerta secondo il modello della proattività e prossimità delle cure, in una logica di garanzia della presa in carico nella continuità assistenziale, attraverso strumenti di integrazione orizzontale e verticale tra settori, strutture, servizi e professionisti, per assicurare ai pazienti equità di accesso e presa in carico precoce ed appropriata. 

Il DG ha la responsabilità di guidare ed indirizzare questo cambiamento organizzativo e definire i modelli operativi per favorire il miglior funzionamento dei servizi secondo i modelli prima richiamati. 

La riorganizzazione della rete territoriale dovrà essere guidata attraverso un profondo cambiamento culturale che dovrà necessariamente accompagnare il cambiamento organizzativo. Le trasformazioni comportano una modifica culturale che impatta sui professionisti, e l’unico modo per realizzare una modifica dei comportamenti organizzativi è sviluppare quell’apprendimento che guida il cambiamento nelle mentalità e modo di operare: e quindi assicurare la trasformazione auspicata attraverso una grande leva strategica che è la formazione.”

Il ruolo del Direttore Generale nelle Aziende Sanitarie odierne 

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Marinella d’Innocenzo

“Il loro ruolo concentra in sé molti poteri, tra cui quello di gestione e di rappresentanza dell’Ente e questo pur avendo meno autonomia di prima.

 Anche le regole di ingaggio dei Direttori Generali sono cambiate negli anni: ora c’è una doppia selezione nazionale e regionale. Su questo è sorto un grande dibattito: l’incarico è di tipo tecnico o politico? La questione è ancora aperta, perché molti pensano che le Regioni debbano scegliere direttamente i Direttori Generali per attuare nelle Aziende Sanitarie la programmazione e gli obiettivi di politica sanitaria che gli esecutivi regionali hanno elaborato nei programmi elettorali. Altri invece li ritengono “tecnici” che devono poter svolgere il ruolo definito dal Dlgs 502/92, se pur in coerenza con gli obiettivi della Giunta regionale. Il dibattito che si svilupperà nell’apposito tavolo a loro dedicato da Welfair potrà evidenziare i diversi punti di vista.

Rispetto alle responsabilità, queste come sappiamo si sono allargate contestualmente alla maggiore complessità aziendale e di contesto: le responsabilità sono quelle proprie dell’Ente che si rappresenta, ma anche civili, penali, amministrativo-contabili, gestionali e manageriali. Però a questo non si associa un trattamento economico adeguato. Anzi, quello di oggi fa ancora riferimento al primo Dpcm che lo quantifica addirittura in lire (D.P.C.M. 19 luglio 1995, n. 502). La responsabilità e la complessità insita in questo ruolo, così vasta, e così variegata se rapportata al trattamento economico riconosciuto, rappresenta un vero “ossimoro” nella Pubblica Amministrazione e un atteggiamento di svalorizzazione da parte dei decisori nei confronti del ruolo e della funzione svolta dai DG nelle aziende sanitarie.  

I vincoli a cui devono sottostare sono tanti, come ad es. il vincolo sulla scelta ed utilizzo delle risorse; pensiamo alla necessità di garantire il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNRR: gli investimenti e le risorse sono interamente dedicati alle strutture e alle tecnologie, ma non prevedono risorse per l’acquisizione delle risorse umane e professionali per il funzionamento di strutture e nuove tecnologie acquisite. È veramente una sfida difficile: coniugare una grande trasformazione organizzativa con le risorse che mancano.  

Mi auguro che in questo scenario, nessuno pensi che sia responsabilità del solo Direttore Generale l’impossibilità di completare in modo organico il processo di trasformazione promosso dal PNRR”.

Quali i professionisti, e quali le competenze per attuare il nuovo modello di assistenza territoriale? 

“Ci troviamo di fronte a numerose transizioni: epidemiologica, demografica, digitale, organizzativa, che coinvolgono decisori e professionisti.

I professionisti della salute in particolare devono possedere, sviluppare e manutenere le competenze per: 

  • Saper gestire la transizione demografica caratterizzata da una denatalità marcata e un progressivo invecchiamento della popolazione, 
  • Far fronte alle emergenze epidemiologiche, come quella del Covid, che ci ha insegnato la flessibilità e l’adattamento nelle condizioni di instabilità ed incertezza permettendoci di prendere decisioni rapide per effettuare cambiamenti organizzativi veloci ed efficaci; 
  • Gestire la transizione digitale, attraverso non solo la conoscenza del linguaggio ma anche l’uso degli strumenti e tecnologie adeguate alla fase di trasformazione digitale.

Tutte sfide importanti che bisogna vincere per attuare l’innovazione e il cambiamento in Sanità.

I Direttori Generali, anche qui, devono avere le capacità manageriali per gestire e fronteggiare queste sfide; infatti, hanno la responsabilità di formare queste professionalità, indirizzarle verso gli obiettivi/risultati da raggiungere e riconoscerne il valore per le Aziende”. 

Necessaria la medicina d’iniziativa 

“Nei tavoli di Welfair parleremo inoltre di prossimità e proattività, elementi che connotano il modello della medicina d’iniziativa, che è una medicina che non aspetta ma anticipa, un modello in cui il bisogno viene intercettato prima che si manifesti con la malattia. È importante la ‘proattività’ affinché la persona con un bisogno di salute sia seguita prima, quando è sana, utilizzando le opportunità che esistono attraverso gli interventi di prevenzione secondo la logica del One health affinché la persona non si ammali e quando questo accade, il modello della prossimità permette alla persona di essere presa in carico e seguita vicino dove vive o lavora, sia fisicamente che virtualmente con gli strumenti di cui oggi disponiamo come ad es. la telemedicina.

Quindi è necessario attivare interventi di screening sulla popolazione, campagne vaccinali per prevenire malattie, promuovere stili di vita sani, porre attenzione all’ alimentazione, sport e relazioni sociali gratificanti. Prossimità vuol dire che le persone possono essere curate e prese in carico dal Sistema sanitario nel luogo più vicino a dove si vive e si lavora, in maniera fisica o virtuale. In questo modo sono i Sistemi sanitari che si spostano verso le persone e non viceversa. 

Proattività e prossimità sono i modelli di un cambiamento sostanziale nella gestione delle persone sane e malate, perché sono anche i criteri e gli strumenti per realizzare un’effettiva integrazione tra sociale e sanitario. La transizione organizzativa porterà a definire meglio, attraverso il sistema delle reti integrate, come assicurare all’interno dei percorsi di cura il setting migliore dove inserire il paziente e garantire il giusto equilibrio tra l’estensività delle cure territoriali e l’intensività delle cure ospedaliere”.

Per saperne di più

Marinella d’Innocenzo coordinerà le tavole rotonde di Welfair:

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