Fibromialgia: le sfide dell’assistenza tra disuguaglianze regionali

Dalle disparità regionali nei rimborsi e nei PDTA al mancato riconoscimento nazionale: perché la fibromialgia resta senza tutele. Serve un percorso di presa in carico uniforme, l’esenzione dai costi sanitari e un vero supporto multidisciplinare dice Tiziana Nicoletti di Cittadinanzattiva.
fibromialgia

La fibromialgia è una malattia rara caratterizzata da dolore diffuso in tutto il corpo e da una difficile diagnosi, motivo per cui viene spesso definita “malattia invisibile”. Conosciuta anche come sindrome fibromialgica, rappresenta la principale causa di dolore cronico diffuso ed è spesso accompagnata da altri sintomi debilitanti. Durante la visita medica, la pressione su specifici punti del corpo può accentuare il dolore, rendendo difficoltosi i movimenti.

Questa condizione colpisce tra il 2% e il 4% della popolazione, con una prevalenza nelle donne tra i 40 e i 50 anni. La complessità diagnostica e la persistenza dei sintomi influenzano negativamente l’umore e la qualità della vita. Tuttavia, grazie a terapie mirate e a modifiche dello stile di vita, è possibile gestire meglio la malattia e migliorarne l’impatto sulla quotidianità.

Tiziana Nicoletti, Responsabile Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici e rari di Cittadinanzattiva (CnAMC), offre una panoramica sulle principali necessità di chi convive con questa patologia e sulle disparità nell’accesso alle cure.

Le esigenze dei pazienti fibromialgici

Le persone affette da fibromialgia necessitano di un’assistenza medica, sociale e sociosanitaria multidisciplinare. Tra i principali bisogni emergono:

  • Assistenza medica: una diagnosi tempestiva e accurata, trattamenti farmacologici mirati e un approccio terapeutico integrato che coinvolga specialisti come reumatologi, fisioterapisti e psicologi.
  • Supporto psicologico: data l’alta incidenza di ansia e depressione nei pazienti fibromialgici, l’accesso a percorsi di sostegno psicologico è cruciale.
  • Riabilitazione e fisioterapia: l’attività fisica adattata può migliorare la qualità della vita, riducendo dolore e rigidità muscolare.
  • Assistenza sociale: accesso facilitato a servizi di supporto, tra cui assistenza domiciliare e gruppi di auto-mutuo aiuto.
  • Informazione e sensibilizzazione: la mancanza di conoscenza sulla fibromialgia contribuisce allo stigma e alla sottovalutazione della patologia. Formare cittadini e professionisti sanitari è essenziale per garantire una migliore presa in carico.

Disparità regionali: un Paese a macchia di leopardo

In Italia, l’accesso alle cure per la fibromialgia varia sensibilmente da regione a regione. Alcuni territori offrono programmi di assistenza più sviluppati e accessibili, mentre in altre aree i pazienti faticano a ottenere cure adeguate per mancanza di risorse o di specialisti.

Alcune Regioni hanno riconosciuto ufficialmente la fibromialgia come malattia cronica invalidante, consentendo l’accesso all’esenzione sanitaria e ad alcuni benefici. Tra queste:

  • Bolzano (dal 2003) e Trento (dal 2010): riconoscimento con diritto all’esenzione.
  • Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Marche, Sardegna e Valle d’Aosta: approvazione di leggi che riconoscono la fibromialgia come malattia invalidante.
  • Veneto: riconoscimento della fibromialgia come malattia rara.
  • Sicilia: introduzione di un codice malattia attraverso un Decreto assessoriale.
  • Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna e Calabria: sviluppo di Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA) per la gestione della malattia.

Tuttavia, in assenza di una normativa nazionale, queste differenze creano gravi iniquità tra i pazienti, lasciando molti senza le cure necessarie.

Sostegno finanziario: una lotta per i diritti

Le disparità regionali si riflettono anche sul piano economico. Alcune regioni prevedono rimborsi e prestazioni specifiche per i pazienti fibromialgici, mentre in altre non esistono misure di supporto. Questo si traduce in:

  • Accesso ineguale alle cure: tempi di attesa lunghi e difficoltà nell’ottenere farmaci o terapie adeguate.
  • Disparità nei rimborsi: alcune regioni coprono le spese per trattamenti specifici, altre no.
  • Servizi di assistenza sociale limitati: il supporto economico e le agevolazioni per chi non può lavorare variano considerevolmente.

Le richieste dei pazienti e delle associazioni

Per garantire un trattamento equo ai pazienti fibromialgici, sono necessarie misure urgenti a livello nazionale, tra cui:

  1. Riconoscimento ufficiale della fibromialgia nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), con esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria.
  2. Percorsi di cura uniformi su tutto il territorio nazionale, basati su un approccio multidisciplinare e multiprofessionale.
  3. Corsi di formazione per il personale sanitario per garantire una diagnosi tempestiva e una presa in carico adeguata.
  4. Partecipazione attiva delle associazioni di pazienti nella definizione delle politiche sanitarie.
  5. Campagne di sensibilizzazione e informazione per ridurre lo stigma e migliorare la conoscenza della patologia.

“La fibromialgia non è solo una sfida medica – conclude Nicoletti – ma anche una questione di giustizia sociale. I pazienti meritano risposte concrete e un accesso equo alle cure su tutto il territorio nazionale. Solo attraverso un’azione coordinata tra istituzioni, sanità e associazioni di pazienti sarà possibile garantire un futuro migliore a chi convive con questa patologia”.

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