Il fattore tempo è al centro nella riproduzione umana, anche assistita

Le coppie impiegano tra i 4 e i 5 anni per avviare un percorso terapeutico adeguato: le probabilità di successo, però, subiscono una riduzione fino al 22% se si manifesta un ritardo di 12 mesi nell’avvio dei trattamenti di riproduzione assistita.
riproduzione assistita

In Italia le coppie infertili impiegano mediamente 4 – 5 anni per iniziare un percorso terapeutico adeguato, che può comprendere anche la riproduzione assistita, a partire dal momento in cui decidono che hanno bisogno di aiuto nel concepimento di un figlio che non arriva. 

È quanto emerge da un’indagine condotta dalla Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU) nei centri italiani di riproduzione medicalmente assistita (RMA), su cui gli esperti si confronteranno nel corso del Congresso Nazionale SIRU dal titolo “Il tempo nella riproduzione” svolto a Verona dall’8 al 10 maggio.

Si tratta di un dato allarmante: l’aumento dell’età e della durata dell’infertilità possono compromettere le possibilità di successo delle cure. La causa principale del ritardo nell’avvio del percorso terapeutico adeguato può essere attribuita alla mancanza di Linee Guida appropriate e dei relativi Percorsi Diagnostici e Terapeutici Assistenziali (PDTA) e, quindi, al fatto che le coppie non riescono ad orientarsi nella ricerca della soluzione. 

“Nelle donne di età pari a 36-37, 38-39 e 40-42 anni un ritardo di 6 mesi ridurrebbe le nascite rispettivamente del 5,6%, 9,5% e 11,8%, mentre i valori corrispondenti associati a un ritardo di 12 mesi sono rispettivamente dell’11,9%, 18,8% e 22,4%” commenta Paola Piomboni, Presidente SIRU. 

La necessità di linee guida

“Nel nostro Paese è necessaria una riorganizzazione del sistema della riproduzione medicalmente assistita che non è più procrastinabile – afferma Antonino Guglielmino, fondatore della SIRU -. In assenza di linee guida non si riesce a discutere concretamente di Percorsi Diagnostici e Terapeutici Assistenziali (PDTA). Questi rappresentano una cintura di protezione sanitaria per le coppie che, a partire dal medico di medicina generale o dal consultorio territoriale già coordinati con i centri di RMApossono offrire, a seconda delle esigenze della coppia, esami diagnostici e terapie utili per raggiunge velocemente l’obiettivo del concepimento di un figlio”.

Proprio riguardo la possibilità di avere a disposizione linee guida appropriate, una recentissima sentenza del TAR del Lazio, emanata su ricorso delle società scientifiche SIRU, SIU, UROP e CECOS Italia, ha annullato tutte le raccomandazioni in materia clinica aventi carattere vincolante per tutti i centri medici, contenute nelle Linee Guida ministeriali sulla RMA del marzo 2024. Queste ultime, infatti, non erano state elaborate secondo le vigenti norme italiane sulSistema Nazionale delle Linee Guida, istituito e disciplinato dalla Legge Gelli-Bianco.

A distanza di 8 anni dalla definizione dei LEA in materia di Riproduzione Medicalmente Assistita entrati in vigore solo il 1° gennaio 2025, l’attuazione concreta su scala nazionale è frammentaria e disomogenea. La discrezionalità regionale nell’applicazione delle norme, le differenze nei criteri di accesso, la carenza di centri pubblici accreditati e i tempi di attesa sempre più lunghi rappresentano ostacoli significativi per le coppie, generando diseguaglianze che minano il principio di equità del Servizio Sanitario Nazionale.

Facebook
X
LinkedIn
WhatsApp

Ti potrebbe anche interessare:

BANNER ADV RETTANGOLARE

ARTICOLI CORRELATI

Vedi tutti gli articoli della sezione:

Vuoi contribuire alla discussione?

Cosa ne pensi di questo tema? Quali sono le tue esperienze in materia? Come possono divenire spunto di miglioramento? Scrivi qui ed entra a far parte di FARESANiTÀ: una comunità libera di esperti ed esperte che mettono assieme le loro idee per portare le cure universali nel futuro.

riforma
Cerca

Compila il form per scaricare il Libro bianco

ISCRIVITI