Vaccini, la mancata copertura minaccia decenni di progressi

Dal ritorno di morbillo, pertosse e difterite all’aumento delle importazioni di poliovirus, i dati mostrano la necessità di interventi mirati, accesso equo e fiducia pubblica per evitare una nuova crisi sanitaria.
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In occasione della Settimana europea dell’immunizzazione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’UNICEF lanciano un appello ai governi e alle comunità: non abbassare la guardia. I dati diffusi parlano chiaro e preoccupano: malattie un tempo sotto controllo, come il morbillo, la pertosse e la difterite, stanno tornando a circolare in tutta la Regione Europea, che comprende 53 Paesi tra Europa e Asia centrale. Si tratta di segnali che mettono in discussione risultati importanti raggiunti negli ultimi decenni, e che sollecitano una riflessione sulla tenuta delle politiche vaccinali.

Il tema non è la mancanza di strumenti. I vaccini ci sono, sono efficaci e hanno ridotto drasticamente la diffusione di numerose malattie infettive, migliorando la qualità e l’aspettativa di vita. Ma, come sottolineano le due organizzazioni internazionali, non tutti ne beneficiano in modo equo. Il rischio non è solo sanitario: un calo della copertura vaccinale può compromettere anche la stabilità sociale e la resilienza dei sistemi sanitari.

Nuove opportunità di prevenzione

Negli ultimi anni sono stati introdotti nuovi vaccini – contro lo pneumococco, il virus respiratorio sinciziale (RSV), il COVID-19, l’influenza, l’epatite B e il papillomavirus umano (HPV) – che hanno ampliato le possibilità di protezione, non solo nei confronti delle infezioni ma anche nella prevenzione di alcune forme tumorali. La vaccinazione in gravidanza, inoltre, si è dimostrata uno strumento efficace per tutelare la salute di madri e neonati.

Segnali preoccupanti dai dati regionali

Tuttavia, i dati più recenti mostrano una situazione in stallo – se non in regressione – rispetto alle vaccinazioni di routine, in particolare tra i bambini. Ogni anno, oltre mezzo milione di minori nella Regione europea non viene immunizzato secondo i calendari vaccinali raccomandati. Le conseguenze si stanno già manifestando: solo nel 2024, i casi di morbillo hanno superato i 127.000, il livello più alto da 27 anni. La pertosse ha fatto registrare 87.000 casi nel 2023, e anche la difterite è tornata a superare i numeri degli anni precedenti. Non meno preoccupante è la sorveglianza delle acque reflue, che ha rilevato importazioni del poliovirus in Paesi in cui la trasmissione endemica era stata interrotta da oltre vent’anni.

Tre azioni per non disperdere i risultati raggiunti

La buona pratica della vaccinazione è dunque messa alla prova. Secondo OMS e UNICEF, è necessario agire con urgenza attraverso tre direttrici principali: continuare a finanziare i programmi vaccinali come priorità sanitaria, garantire un accesso equo alle vaccinazioni – soprattutto per le comunità più isolate o scarsamente servite – e rafforzare la fiducia pubblica nei confronti dei vaccini, anche attraverso un miglior dialogo tra operatori sanitari e cittadini.

Soluzioni flessibili per contesti diversi

Non esiste una risposta unica: le strategie devono essere adattate ai contesti locali. In alcuni territori, saranno utili iniziative mobili e campagne porta a porta; in altri, basteranno strumenti organizzativi più efficienti. La sfida comune è però chiara: non disperdere quanto costruito finora e continuare a offrire a tutte le fasce della popolazione l’opportunità di accedere ai benefici della prevenzione.

Un investimento sul futuro della salute pubblica

Il messaggio è semplice, ma urgente: la vaccinazione non può essere data per scontata. Proteggerla è un investimento sulla salute, oggi come in futuro.

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