Quale relazione tra Ictus ed Epilessia? 

L'ictus può aumentare significativamente il rischio di epilessia. La gravità di questa condizione è direttamente proporzionale all'entità del danno cerebrale subito.
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L’ictus cerebrale è il principale fattore causale dell’epilessia post-ictus nelle persone con più di 60 anni. In questa fascia d’età, oltre il 40% dei nuovi casi di epilessia è attribuibile all’ictus cerebrale, con implicazioni significative in termini di gestione clinica e impatto socio-economico.

L’epilessia post-ictus presenta caratteristiche specifiche, sia in fase acuta sia nel trattamento cronico. Secondo le statistiche, circa il 10% delle persone colpite da ictus cerebrale manifesta crisi isolate, mentre solo il 2-3% sviluppa crisi ricorrenti.

Le crisi epilettiche post-ictus possono essere suddivise in due categorie distinte:

  • Crisi precoci: insorgono entro una settimana dall’ictus cerebrale, a causa delle modificazioni del tessuto nervoso provocate dal danno. Queste crisi non richiedono profilassi farmacologica immediata, ma è necessario un attento monitoraggio per rilevare eventuali recidive.
  • Crisi tardive: si verificano a distanza di mesi o anni dall’evento acuto. Sono spesso il segnale dello sviluppo di un processo epilettogeno sulla “cicatrice” cerebrale residua e comportano un alto rischio di recidiva, configurando una vera e propria epilessia vascolare. In questi casi, un trattamento farmacologico anticrisi deve essere attentamente valutato.

“Alcuni tipi di ictus cerebrale comportano un rischio maggiore di sviluppare crisi epilettiche, tra cui le emorragie cerebrali, gli ictus cerebrali di ampie dimensioni e quelli associati a deficit clinici gravi. Anche fattori come il declino cognitivo preesistente e la presenza di malattie concomitanti, come infezioni o cardiopatie, contribuiscono ad aumentare il rischio – spiega Massimo Del Sette, Direttore dell’U.O.C. di Neurologia al Policlinico San Martino I.R.C.C.S. di Genova-. L’ictus cerebrale è la causa di oltre il 40% delle epilessie di nuova diagnosi negli over 60, un dato che ne accentua ulteriormente il burden socio-economico già significativo”.

La scelta della terapia farmacologica anticrisi

La decisione di avviare una terapia farmacologica anticrisi deve essere condivisa tra il neurologo esperto di patologie cerebrovascolari e l’epilettologo. La scelta del farmaco appropriato è complessa: le persone colpite da ictus cerebrale spesso assumono già altri medicinali, come antiaggreganti, anticoagulanti o antidiabetici, e presentano patologie concomitanti, tra cui ipertensione o diabete.

“Molti farmaci anticrisi di nuova generazione risultano preferibili in questi casi”, afferma Laura Tassi, past president della LICE (Lega Italiana Contro l’Epilessia) e neurologo presso la Chirurgia dell’Epilessia e del Parkinson all’Ospedale Niguarda di Milano. Che continua: “Non tanto per una maggiore efficacia, quanto per le ridotte interazioni farmacologiche e una migliore tollerabilità, soprattutto in pazienti che già soffrono di compromissioni cognitive o motorie legate all’ictus cerebrale”.

La relazione tra malattia cerebrovascolare ed epilessia è bidirezionale e complessa: l’ictus cerebrale può causare crisi epilettiche, ma, a sua volta, la gestione dell’epilessia può influenzare l’outcome complessivo del paziente.

Un’alleanza per migliorare la qualità della vita

Nei paesi a medio-alto reddito, l’ictus cerebrale è il disturbo neurologico più comune, seguito dalle demenze e dall’epilessia, che conta circa 500.000-600.000 casi in Italia. Un dato interessante è che molte forme di demenza riconoscono un’origine cerebrovascolare e possono manifestarsi attraverso crisi epilettiche.

In questo contesto, la collaborazione tra A.L.I.Ce. Italia Odv (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale) e LICE (Lega Italiana Contro l’Epilessia) si pone come modello virtuoso. “Abbiamo creato un’alleanza che rafforza il network di risorse a disposizione dei pazienti. Partendo da esperienze condivise e buone pratiche, possiamo ottimizzare la gestione delle patologie e migliorare concretamente la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie”, sottolinea Andrea Vianello, presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv.

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