Negli ultimi decenni, la speranza di vita è aumentata, ma non altrettanto l’aspettativa di vita in salute: la nuova età anziana rischia di essere vissuta da ammalati. Gli ultimi anni di vita, infatti, sono spesso segnati da malattie croniche, perdita di autosufficienza e un crescente impatto sul sistema sanitario e sociale.
Secondo l’On. Paolo Ciani, la politica, come spesso accade, non riesce a tenere il passo con i cambiamenti epocali. Tuttavia, il problema va oltre:
“Non è solo la politica a essere in ritardo, ma tutta la società. Ancora oggi non sappiamo immaginare un’età anziana diversa, capace di valorizzare la vita e le risorse di questa fascia di popolazione. Gli anziani escono dal radar sociale al momento della pensione, eppure c’è ancora tanto da vivere, tanto da offrire.”
La sfida, quindi, non è solo sanitaria o economica, ma profondamente culturale: serve un nuovo paradigma che riconosca il valore dell’invecchiamento attivo e ne sfrutti le potenzialità.
Per affrontare questa sfida, è necessario partire da una promozione concreta di uno stile di vita sano:
“La salute passa anche dalla prevenzione. Promuovere attività fisica, cultura e relazioni sociali tra gli anziani significa non solo migliorare la loro qualità della vita, ma anche prevenire l’insorgere di malattie croniche e ridurre i costi per il sistema sanitario.”
A questo si aggiungono nuovi modelli di assistenza, già sperimentati in diverse realtà: l’assistenza domiciliare, il cohousing e soluzioni più leggere dal punto di vista economico ma capaci di migliorare la qualità della vita delle persone.
“L’evoluzione medica ci consente di vivere più a lungo, ma il vero nodo è come sostenere una società che invecchia: serve una presa in carico integrata e innovativa, che guardi al benessere della persona e alla sostenibilità del sistema.”
Un altro tema centrale è il riconoscimento degli anziani come risorsa. Ciani mette in guardia contro una deriva che Papa Francesco ha definito “la cultura dello scarto”:
“La società rischia di considerare gli anziani come un peso, qualcosa di residuale. Ma gli scarti si eliminano, ed è questa l’idea che mi preoccupa. In realtà, gli anziani sono già oggi una risorsa fondamentale, basti pensare al ruolo che svolgono nel welfare familiare, come ammortizzatori sociali durante le crisi economiche o come protagonisti del turismo e della cultura.”
L’obiettivo, quindi, non è solo “sfruttare” le loro energie e risorse, ma riconoscerne il valore intrinseco:
“Le risorse, come insegna la natura, vanno rispettate e umanizzate. Gli anziani hanno tempo, esperienze e, in molti casi, anche mezzi da mettere al servizio della comunità. Ma dobbiamo creare un contesto che consenta loro di farlo.”
Ciani conclude con un paragone illuminante:
“Negli ultimi due secoli abbiamo sviluppato una grande attenzione per l’infanzia, con diritti, servizi e tutele che prima non esistevano. Ora è il momento di avviare una riflessione simile per l’età anziana. Serve un’elaborazione culturale che non si limiti a risolvere problemi, ma che dia dignità e valore a questa fase della vita.”
Ripensare l’età anziana non è solo un’urgenza, ma un’opportunità: costruire una società capace di valorizzare tutte le età significa garantire non solo sostenibilità, ma anche una maggiore coesione sociale.