Alla fiera del fare Sanità alcuni tra i più importanti attori e attrici della filiera si incontrano per scambiare spunti e buone pratiche che possono contribuire a portare, e in maniera sostenibile, le cure universali nel futuro.
Una soluzione, già un atto, per riempire di sostanza la sanità territoriale arriva dalla Ausl di Ferrara. “Abbiamo creato un unico dipartimento che riunisce ospedale e territorio – dice la DG Monica Calamai. All’interno sono previsti i ruoli di primario ospedaliero e primario territoriale. Nel campo dell’oncologia, per esempio, il paziente non viene mai ‘dimesso’ dalla sanità ma cambia setting e viene seguito senza soluzione di continuità dagli screening e per tutto il percorso terapeutico. Così territorio e ospedale si parlano. La nostra è una soluzione concreta. Riempire di significato le cure territoriali significa riempirle di specialisti che lavorano sul territorio e sulla cronicità”.
La sanità per necessità dovrà basarsi su più pilastri per poter continuare ad essere sostenibili – spiega Elio Borgonovi Presidente CeRGAS; Professore Emerito Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche, Università Bocconi. “Un pilastro è il finanziamento pubblico e della solidarietà generale. Ma c’è anche il pilastro della solidarietà volontaria, i fondi interprofessionali, le casse delle aziende”. Questi strumenti dovrebbero ridurre un’anomalia della situazione italiana e “nella quale il 20% della spesa è cosiddetta out of pocket e questo penalizza molto le persone fragili, le persone economicamente meno abbienti”. Ridurre la forbice tra aspettativa e garanzie formali e le reali possibilità di erogazione del SSN – quindi accettare la logica di un sistema a più pilastri – aiuterebbe, secondo il Professore – a evitare i buchi neri della copertura: ovvero quelle situazioni nelle quali le persone pagano di tasca propria se possono o rinunciano alle cure.
Uno degli elementi centrali della sostenibilità è la prevenzione sia a livello di cittadini che di SNN.
“Gli anni di vita aumentano, ma gli anni in salute diminuiscono: questo è un trend insostenibile per qualsiasi sistema sanitario – spiega il Professor Giovanni Scapagnini membro del Comitato Scientifico della fiera -. Intercettare le malattie prima che avvengano e sviluppare modelli che portino ad un invecchiamento di successo – quella che chiamiamo sana longevità – rappresenta uno dei temi di confronto maggiore di questa edizione
Nell’ambito della prevenzione fortissima la domanda di screening neonatale e in età infantile. Ha dichiarato il Gianvincenzo Zuccotti Prof. Ordinario di Pediatria Università degli Studi di Milano, Direttore Dipartimento pediatria Ospedale dei bambini Buzzi.
“La legge del 2018 prevede un allargamento degli screening neonatali oggi presenti in Italia ma, purtroppo non ha ancora visto i decreti attuativi. Questo ha creato una grande disparità sul territorio nazionale. Alcune Regioni grazie a delle risorse extra Lea sono riuscite a implementare gli screening in modo particolare per atrofia muscolare e spinale, la SMA, le malattie lisosomiali e l’immunodeficienze congenite. Altre invece non sono riuscite a farlo. Siamo convinti che lo screening neonatale sia una grande risorsa. Tutti i bambini hanno diritto di essere screenati alla nascita e, se sono presenti queste malattie, di poter essere individuati in modo da trattarle immediatamente perché oggi, grazie alle terapie che sono disponibili, questi bambini possono avere una qualità e una quantità di vita.assolutamente normale, simile ai loro coetanei”
Lo screening per la SMA, in particolare, sottolinea Tiziana Nicoletti, responsabile dell’Associazione dei malati cronici e rari di Cittadinanza Attiva, “migliora la qualità di vita del bambino, migliora la qualità di vita delle dei familiari, ma soprattutto è anche un risparmio economico per il nostro servizio sanitario nazionale. fino a qualche anno fa i bambini affetti da SMA morivano oppure avevano una qualità di vita non ottimale. Oggi grazie alla cura i bambini possono avere una vita pari ad un bambino nato normale”.
Mentre la AI entra prepotentemente in qualsiasi aspetto della vita civile e sanitaria, si profila il problema di quanto potersi fidare delle immagini. “Un’immagine è un’informazione – dice Diego De Renzis di Pictrue.it-. Chi controlla le immagini controlla la realtà, perché cambiare digitalmente un’immagine diagnostica, un contratto, un qualsiasi fotografia significa plasmare la realtà. Per questo abbiamo sviluppato una piattaforma digitale che garantisce la certificazione dell’origine e della fonte dell’immagine fotografica nel momento in cui viene generata o acquisita e che è capace di tracciare ogni modifica rispetto all’originale”.
La sicurezza e la certezza delle certificazioni è una delle condizioni per la piena digitalizzazione della sanità. “La prospettiva è quella della società 6.0 – spiega Sabina Addamiano Consulente di marketing e comunicazione, docente di Sustainability and Cultural Awareness all’Università Roma Tre -. Prendendo spunto dall’esperienza del governo giapponese ci aspettiamo un’interconnessione sempre più stretta tra cittadino, servizi e in particolare servizi digitali resi attraverso una multicanalità che ormai è omnicanalità”.