Oggi, 17 novembre, il mondo si tinge di viola in occasione della sedicesima Giornata mondiale della Prematurità.
Un’occasione per ricordare le vite delicate dei bambini nati prima della 37esima settimana di gestazione e per dare voce ai protagonisti silenziosi di questa battaglia: le famiglie e gli operatori sanitari che li accompagnano.
A Como, presso l’ospedale Sant’Anna, il reparto di Terapia Intensiva Neonatale (TIN), diretto dal dottor Mario Barbarini, è da anni un punto di riferimento per i neonati pretermine e per le loro famiglie.
“Ogni anno, accogliamo tra i 200 e i 250 bambini, di cui circa 30-40 sotto il chilo e mezzo di peso. Tra questi, quasi cento necessitano di ventilazione assistita. Malgrado le sfide logistiche siamo riusciti a garantire un supporto costante”.
In Italia, i bambini nati prima del termine rappresentano circa l’8% delle nascite. Si tratta di neonati che, fin dai primi istanti di vita, hanno bisogno di cure altamente specializzate per compensare l’immaturità dei loro organi e apparati. La sfida è particolarmente ardua per i piccoli “molto pretermine” o “estremamente pretermine”, nati prima delle 32 o 28 settimane di gestazione, rispettivamente. Grazie ai progressi della medicina, la percentuale di mortalità per i neonati sotto i 1500 grammi è scesa dal 70% al 15% negli ultimi quarant’anni.
L’obiettivo, però, non si ferma alle dimissioni ospedaliere. Per il dottor Barbarini, è fondamentale che il percorso di follow-up sia prolungato almeno fino ai sei anni di età. “Monitorare lo sviluppo dei bambini prematuri, valutare gli esiti clinici a lungo termine e adattare le terapie rappresentano un impegno imprescindibile”.