Il Servizio per le Dipendenze Patologiche (SerD) dell’Azienda Usl Valle d’Aosta ha recentemente introdotto la Video Game Therapy (VGT) nel proprio percorso di supporto psicologico. Si tratta di un metodo che utilizza i videogiochi come strumento terapeutico per favorire l’esplorazione emotiva e lo sviluppo di competenze cognitive e relazionali.
Questa metodologia, ideata in Italia nel 2019 dal Dott. Francesco Bocci, è già impiegata in diversi contesti, ma il SerD valdostano è il primo a offrirla in modo strutturato come attività interna. L’iniziativa prevede la presenza di un terapeuta certificato in VGT e un altro in fase di formazione, con l’obiettivo di integrare i videogiochi in un contesto terapeutico supervisionato.
Il ruolo del gioco nella terapia
Secondo Gerardo Di Carlo, Direttore del SerD, il gioco rappresenta un elemento centrale nello sviluppo umano e, se utilizzato in modo consapevole, può contribuire alla crescita personale e alla gestione dello stress. “I videogiochi – afferma Di Carlo – offrono un ambiente virtuale in cui è possibile sperimentare emozioni, correggere errori e sviluppare nuove competenze senza conseguenze reali. Questo li rende uno strumento utile anche in ambito terapeutico, favorendo l’empatia e la costruzione dell’identità.”
Il protocollo di intervento
Il protocollo d’intervento è stato elaborato da Fabio Pierini, psicoterapeuta e videogame therapist del SerD, in collaborazione con Marco Lazzeri, anch’egli specialista in VGT, e sotto la supervisione di Di Carlo. Le sedute si svolgono in un ambiente controllato, dove il paziente gioca insieme allo psicoterapeuta utilizzando titoli selezionati in base alle tematiche da esplorare, come la cooperazione, la gestione delle emozioni e la capacità decisionale. Durante il gioco, il terapeuta osserva le dinamiche comportamentali del paziente, raccogliendo informazioni utili per il percorso terapeutico.
“Le sessioni terapeutiche – spiega l’Ausl – si svolgono in un ambiente controllato, in cui il paziente gioca insieme allo psicoterapeuta utilizzando videogiochi selezionati in base alle tematiche da esplorare, come la cooperazione, l’empatia e la capacità di scelta. Durante il gioco, lo psicologo osserva e analizza il comportamento del paziente, utilizzando le informazioni raccolte sia nel corso della sessione sia durante le successive sedute individuali. Questo trattamento è rivolto agli utenti del SerD, a seguito di un’attenta valutazione dell’équipe.”
I benefici della Video Game Therapy
L’approccio offre alcuni vantaggi rispetto ai metodi tradizionali. L’ambiente videoludico crea una situazione più rilassata, facilitando l’espressione emotiva e la comunicazione, in particolare per quei pazienti che faticano ad aprirsi nei contesti terapeutici convenzionali. “Uno degli aspetti fondamentali della Video Game Therapy – prosegue l’Ausl – è la possibilità di condurre una valutazione psicologica in un contesto ludico. L’ambiente di gioco offre infatti un’opportunità unica per osservare aspetti psicologici ed emotivi in una situazione rilassata e meno formale, permettendo al terapeuta di raccogliere informazioni preziose sul paziente.”
Inoltre, il videogioco può rappresentare un punto di accesso per persone inizialmente poco propense a intraprendere un percorso psicologico, rendendo la terapia più coinvolgente e accessibile. “Molti pazienti, infatti, trovano difficile esprimersi in un setting tradizionale, mentre il contesto videoludico facilita la comunicazione e rafforza il legame con il terapeuta, favorendo una maggiore partecipazione al percorso di cura. Un altro vantaggio significativo di questa metodologia – conclude l’Ausl – è la capacità di coinvolgere pazienti meno inclini ad accettare supporto e presa in carico. Alcune persone potrebbero inizialmente mostrarsi poco propense ad accettare un trattamento terapeutico, ma l’uso del videogioco può rappresentare un ponte per favorire l’adesione al percorso, trasformando la terapia in un’esperienza più coinvolgente e accettabile.”
Prospettive future
L’introduzione della Video Game Therapy al SerD della Valle d’Aosta rappresenta dunque un esempio di come strumenti innovativi possano essere integrati nelle pratiche psicoterapeutiche per migliorare l’efficacia degli interventi. Sebbene si tratti di un approccio ancora in fase di consolidamento, la sua applicazione strutturata in ambito sanitario potrebbe offrire nuove prospettive nel trattamento delle dipendenze e nel supporto psicologico.