“La biologia è una disciplina che rientra nella Sanità come anche in diversi altri ambiti: ad oggi opera nell’ambiente, nella nutrizione, nella medicina molecolare, nella farmaceutica”. A parlare è Daniela Arduini, biologa e presidente dell’Ordine dei Biologi del Lazio e dell’Abruzzo (OBLA). “Il biologo è una professione che lavora a 360 gradi. Questo perché ha diverse specializzazioni. È una tra le discipline più antiche e, allo stesso tempo, è sempre attuale”.
Il biologo: un professionista da integrare pienamente nel servizio sanitario
La definizione di “biologo” resta una criticità all’interno del servizio sanitario. “Dal 2018 siamo migrati al Ministero della Salute come professionisti sanitari, ma c’è ancora molta strada da fare”. L’ integrazione del biologo nelle strutture sanitarie rimane limitata.
La mancanza di figure come il biologo nutrizionista in ospedale, per esempio, è una lacuna che impedisce di fornire un supporto nutrizionale completo ai pazienti, soprattutto in ambito oncologico. “La nutrizione è un elemento fondamentale non solo nella prevenzione, ma anche durante il trattamento oncologico. In ospedale questa figura manca, ed è necessaria per supportare il paziente, ad esempio nella gestione degli effetti collaterali dei farmaci, anche solo con degli integratori”.
Medicina integrata e “One Health”: perché i biologi sono centrali
La medicina integrata è un modello che cerca di unire le diverse specializzazioni in un approccio olistico alla salute. “In Italia, la medicina integrata è ancora in fase embrionale. Il concetto di One Health è quello di trattare l’individuo come parte di un ecosistema, dove la salute umana, quella animale e l’ambiente sono strettamente interconnessi. Il biologo è una figura chiave in questo modello, poiché è in grado di analizzare l’interazione tra questi tre ambiti e come possano influenzarsi reciprocamente”.
Il biologo nella gestione ambientale e sanitaria
“In ambito biotecnologico, i biologi hanno un ruolo determinante nella gestione dei prodotti della terra, in modo che possano essere protetti senza alterarne la qualità. Inoltre, possono intervenire nella valutazione dell’impatto delle opere ingegneristiche sulla salute pubblica, come nel caso della collaborazione che abbiamo con il Ministero dell’Ambiente per la protezione della biodiversità e della salute umana”.
“Abbiamo lavorato anche nella terra dei fuochi – continua Arduini – un’area dove l’inquinamento ambientale ha avuto gravi conseguenze sulla salute della popolazione, come l’infertilità maschile e femminile”.
Collaborazioni interdisciplinari: la necessità di percorsi riconosciuti
“Stiamo cercando di creare percorsi riconosciuti dalle regioni che vedano il biologo lavorare insieme ad altre figure professionali per trattare problematiche complesse, come i disturbi del comportamento alimentare (DCA). Per affrontare al meglio diagnosi e percorsi terapeutici i biologi dovrebbero essere inseriti in modo strutturato nelle équipe multidisciplinari, per garantire un approccio completo alla salute del paziente. I biologi sono professionisti altamente specializzati, ma spesso non vengono integrati nel percorso diagnostico e terapeutico, limitando così la nostra capacità di intervento”.
“Il biologo – continua – è fondamentale anche nel monitoraggio delle patologie croniche, come quelle legate alla fertilità e alle malattie metaboliche, dove la prevenzione e l’intervento precoce sono cruciali per ridurre anche l’impatto economico sul SSN”.
“Allo stesso modo, la medicina è in continuo sviluppo ed il biologo sarà la figura in grado di elaborare i risultati di test d’avanguardia come per ultimo gli aromatogrammi, affiancando il medico nell’elaborare una terapia che preveda l’integrazione di oli essenziali per determinate patologie”.
Le PFAS e la gestione dei rifiuti
Le PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) sono micromolecole tossiche che si trovano nei prodotti di uso quotidiano e nell’ambiente e stanno aumentando sempre di più, perché la loro vita molecolare è molto lunga: quindi tendono ad accumularsi, negli organismi e negli ecosistemi.
“Rappresentano una minaccia crescente per la salute pubblica – spiega la Dott.ssa -. I biologi sono figure più che adatte per comprendere come queste molecole possano essere metabolizzate dal corpo umano e per sviluppare soluzioni per la loro gestione”.
La formazione continua e la necessità di aggiornamenti professionali
“Le leggi italiane non sono ancora aggiornate rispetto alla realtà sanitaria attuale. Il biologo è un professionista specializzato, ma spesso non trova spazio in alcuni settori, a causa di retaggi culturali e di un sistema sanitario che ancora non riconosce appieno il nostro ruolo e che non ha ancora assorbito il modello di Medicina Integrata”.
“Il cambiamento culturale e legislativo è essenziale per integrare pienamente la figura del biologo nel sistema sanitario, in modo che possa dare il suo contributo nella gestione della salute in un senso globale”.