Sindrome metabolica: l’informazione è la prima cura

Lo stato di salute generale della popolazione sta peggiorando ed un’associazione ‘a delinquere’ di fattori di rischio cardiovascolari e cattive abitudini causa la sindrome metabolica e rappresenta la principale causa di morte precoce. "Ma – dice il professore Domenico Rendina – abbiamo gli strumenti per rimanere sani".

“Serve una forte campagna informativa da parte di società scientifiche e Istituzioni sanitarie”.

Per generazioni, l’aspettativa è stata quella del progresso: le persone avrebbero vissuto più a lungo e più sane. Non più. “Per questa generazione, le aspettative sono molto pessimistiche. E di gran lunga la più grave causa di malattie croniche, tumori e morti precoci sarà l’assenza di movimento regolare e la cattiva alimentazione con cibi processati ricchi di grassi e zuccheri ”.

“La situazione degli adolescenti è ancora più allarmante – spiega Domenico Rendina Professore di Medicina Interna e Responsabile dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Emergenze Mediche in Oncologia ed Ematologia presso l’Università e l’Azienda Universitaria Policlinico Federico II di Napoli -. La percentuale di giovani che non fanno attività fisica e non seguono la dieta mediterranea è in crescita. Questi adolescenti saranno i malati di un futuro molto vicino”. E ormai da diversi anni, le malattie legate all’obesità che si credeva fossero riservate all’adulto, vengono riscontrate in soggetti sempre più giovani.

La sindrome metabolica è la principale causa di morte prematura e malattie cardiovascolari

Obesità, ipertensione, dislipidemia, iperglicemia e aumento della circonferenza addominale sono tutti gravi fattori di rischio cardiovascolare. A loro volta, le malattie cardiovascolari, sono la prima causa di morte nel mondo occidentale. “Quando una persona presenta tre di questi cinque fattori, soffre di sindrome metabolica. Una condizione pericolosissima perché l’effetto dei diversi fattori di rischio, quando si presentano assieme, non si somma ma si moltiplica. Il rischio di una persona affetta da sindrome metabolica è esponenzialmente più alto di una persona che presenti “solo” uno o due di questi fattori di rischio cardiovascolare.

Grave e diffusa: l’impatto della sindrome metabolica

sindrome metabolica
Domenico Rendina

Di una malattia si dice che sia una minaccia per la sanità pubblica quando è o molto grave o molto diffusa. “La sindrome metabolica è entrambe le cose. Ognuno dei fattori di rischio che la compongono ha un’incidenza nella popolazione generale tra il 20 e il 40 per cento. Il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari per una parte della popolazione (maggioritaria nel caso della popolazione anziana) è molto alto”

La soluzione: quando trovi un fattore di rischio, cerca gli altri

‘L’aspetto positivo – spiega Rendina, che è anche membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Nutrizione Umana SINU – è che siamo in possesso di tutti gli strumenti per rimanere sani o, per lo meno, arginare e ridurre l’impatto dei fattori di rischio cardiovascolare sulla salute. Sono strumenti sia farmaceutici sia comportamentali. Ci sono, però, due ostacoli: il primo è la consapevolezza dei professionisti della salute: quando individuano in qualsiasi assistito un fattore di rischio cardiovascolare è importante indaghino subito la presenza degli altri; il secondo problema riguarda l’utenza, che, spesso, non si controlla, non corregge il suo stile di vita, non segue le terapie”.

Sindrome metabolica: come sconfiggerla

“È essenziale che le persone siano sensibilizzate a semplici regole di igiene di vita: prevenzione del sovrappeso, alimentazione sana (con un occhio particolare alla riduzione del consumo di sale e alla dieta mediterranea), attività fisica regolare. Si parla in questo caso di prevenzione primaria. È altresì importante identificare precocemente i segni di un disturbo cardiometabolico, in modo da intervenire prima della loro progressione (prevenzione secondaria). Si tratta di eseguire semplici ed economici esami da fare una volta l’anno: la misurazione della pressione arteriosa unita agli esami del sangue per colesterolo e glicemia. I Medici di Medicina Generale devono aiutare gli assistiti in questa forma di prevenzione che rappresenta un risparmio veramente considerevole sia per le persone sia per il SSN. Ma, soprattutto, dobbiamo comunicare con ancora più forza l’importanza di effettuare una moderata ma regolare attività fisica ogni giorno e di seguire quotidianamente la dieta mediterranea che noi stiamo abbandonando proprio mentre essa è divenuta Patrimonio Immateriale dell’Umanità secondo l’UNESCO proprio in riconoscimento del suo ruolo di argine alle malattie cardiovascolari”.

“Questo deve essere il messaggio di una forte campagna di informazione da parte delle Società Scientifiche e delle Istituzioni sanitarie rivolta sia al personale sanitario sia alla popolazione. Abbiamo tutti gli strumenti per mitigare, e senza grandi sforzi, uno dei principali rischi per la salute umana – conclude Rendina – ma troppe persone non prendono coscienza della reale gravità di fattori di rischio divenuti così diffusi da farli apparire quasi ‘normali’. Non lo sono. La crescita delle malattie croniche e l’assenza di prevenzione è una minaccia non solo per i malati, ma per la sostenibilità dell’intero SSN”.

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di Tommaso Vesentini

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