Sincope: una sfida per il servizio sanitario, un’opportunità per migliorare

Sottoutilizzo delle Syncope Unit, calo delle strutture certificate da 72 a 48, e una presenza disomogenea, ecco alcuni dei problemi sollevati nell'analisi di Michele Brignole del GIMSI.
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Ogni anno, circa 2 milioni di italiani sperimentano episodi di sincope, una perdita temporanea di coscienza che colpisce persone di tutte le età. Sebbene spesso considerata un evento banale, la sincope può rappresentare un segnale di criticità. Il censimento del Gruppo Italiano Multidisciplinare Sincope (GIMSI), presentato al 12º Congresso Nazionale all’Università Cattolica di Milano, offre una fotografia di come il nostro sistema sanitario stia affrontando questa condizione.

Centri sincope: una presenza disomogenea

I dati rivelano che il 32% degli ospedali italiani non dispone di un centro dedicato alla sincope. Tra quelli che li hanno, il 37% non soddisfa i requisiti delle linee guida europee, mentre solo il 30% è certificato a livello internazionale. In cinque anni, le Syncope Unit sono scese da 72 a 48, un calo che riflette le difficoltà strutturali del Servizio Sanitario Nazionale, alle prese con carenze di personale e risorse.

Non è necessario un centro in ogni ospedale, ma almeno uno per provincia o per azienda sanitaria locale sarebbe fondamentale per garantire una gestione efficace e sostenibile”, afferma Michele Brignole, coordinatore del censimento GIMSI . Una distribuzione più equa contribuirebbe a ridurre i costi legati a diagnosi errate e ricoveri inappropriati, migliorando al contempo la qualità dell’assistenza.

L’importanza di un approccio multidisciplinare

La sincope può avere cause diverse, da quelle più comuni e benigne, come la sincope vaso-vagale, a quelle più gravi di origine cardiaca. La diagnosi richiede un approccio integrato, con esami mirati e competenze specialistiche. Tuttavia, l’assenza di Syncope Unit adeguate spesso porta a percorsi diagnostici inefficaci, con un impatto negativo sia per i pazienti che per il sistema.

Andrea Ungar, presidente del GIMSI, sottolinea come “un’adeguata gestione della sincope riduca non solo le complicanze, in particolare negli anziani, ma anche il ricorso a esami inutili, ottimizzando così le risorse sanitarie”.

Verso una rete efficiente e sostenibile

L’Italia, nonostante le difficoltà, resta un punto di riferimento in Europa per la gestione della sincope. Le Syncope Unit rappresentano una buona pratica da consolidare e diffondere, puntando su una rete territoriale efficace e su un utilizzo intelligente delle risorse. Non si tratta di moltiplicare le strutture, ma di creare un sistema integrato che possa rispondere in modo appropriato alle esigenze dei pazienti.

Investire nella gestione della sincope significa, in definitiva, migliorare la qualità dell’assistenza e contribuire a un modello di sanità più efficiente e sostenibile.

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