“Il 12% della popolazione italiana vive con problemi di salute mentale, con ricadute non solo sui pazienti, ma anche sui familiari, spesso coinvolti direttamente nella gestione della malattia” ha dichiarato il Prof. Alberto Siracusano, Coordinatore del Tavolo Tecnico sulla Salute Mentale. “Una strategia efficace deve tenere conto dell’intero arco della vita, con particolare attenzione alle donne, agli anziani e al tema della solitudine.”
L’impatto economico della salute mentale
La salute mentale non è solo una questione individuale, ma un elemento cruciale per il benessere sociale ed economico del Paese. Questa è la principale evidenza emersa dal rapporto “La salute mentale come motore della crescita socio-economica dell’Italia”, presentato oggi presso il Ministero della Salute e realizzato da Angelini Pharma in collaborazione con The European House – Ambrosetti nell’ambito dell’iniziativa Headway®.
Secondo i dati, in Italia i disturbi mentali colpiscono una persona su sei, con ansia e depressione tra le patologie più diffuse. Le implicazioni vanno ben oltre il disagio personale: la perdita di produttività, l’assenteismo e la disoccupazione di lunga durata generano un costo stimato di 63 miliardi di euro all’anno, pari al 3,3% del PIL nazionale. Attualmente, il nostro Paese investe il 3,4% della spesa sanitaria nella salute mentale, ma raggiungere il 5% potrebbe portare benefici diretti e indiretti per oltre 10 miliardi di euro.
L’occupazione e le disuguaglianze nel mercato del lavoro
L’occupazione rappresenta un nodo critico: il tasso di occupazione per le persone con disturbi mentali si attesta al 42,7%, scendendo al 40,2% per i casi più complessi, con una differenza significativa rispetto alla popolazione generale. Ciò indica una difficoltà strutturale nell’accesso al mercato del lavoro per chi soffre di disturbi psichici, alimentando disuguaglianze e ostacolando la piena inclusione sociale.
Disparità territoriali nella diagnosi e nei servizi
Dallo studio emergono anche ampie differenze territoriali nella diagnosi e nell’accesso ai servizi: i tassi di accertamento variano dai 266,1 casi per 10.000 abitanti a Bolzano agli 84,8 della Sardegna. Questo divario suggerisce che i dati disponibili potrebbero essere sottostimati e che sia necessario rafforzare le politiche di monitoraggio e prevenzione.
Un investimento strategico per il futuro
Secondo gli esperti, un incremento degli investimenti in salute mentale non solo migliorerebbe la qualità della vita delle persone coinvolte, ma avrebbe un impatto positivo sull’economia: per ogni euro investito nel settore, il ritorno stimato è di 4,7 euro. Un dato che evidenzia la necessità di considerare la salute mentale come una leva strategica per lo sviluppo del Paese.
Daniela Bianco, Partner di The European House – Ambrosetti, ha sottolineato l’importanza di agire tempestivamente: “I dati raccolti dimostrano che un investimento adeguato nei servizi di salute mentale può generare benefici significativi, non solo in termini economici, ma anche di benessere sociale. Tuttavia, l’Italia è ancora al di sotto dei livelli raccomandati di investimento: colmare questo divario è una priorità per il futuro.”
Un cambio di paradigma necessario
L’indagine conferma dunque la necessità di un cambiamento di paradigma nella gestione della salute mentale, da considerare non solo come un ambito sanitario, ma come un elemento determinante per la crescita e la sostenibilità del sistema economico e sociale italiano.