Partoanalgesia, per la serenità delle partorienti

La buona pratica di Santa Maria della Scaletta a Imola per permettere alle donne di vivere il momento del parto nel modo meno doloroso possibile
partoanalgesia

Il percorso di partoanalgesia presso l’Ospedale Santa Maria della Scaletta di Imola entra nel suo undicesimo anno di attività. Questa opportunità permette alle future mamme di affrontare il parto con maggiore serenità. Nel 2024, l’ospedale ha registrato 747 parti, di cui 179 con partoanalgesia, circa il 24% del totale. Questo dato dimostra l’efficacia del percorso e la fiducia crescente delle mamme per questa opzione.

“Il dolore è fisiologico durante il parto – spiega la dottoressa Michela Poli, responsabile del percorso, medico anestesista e rianimatore, responsabile del Blocco Operatoriodell’Azienda Usl di Imola -. È strettamente legato all’emotività dell’evento, difficilmente comparabile ad altre esperienze dolorose e stressanti della vita. Ogni parto è un’esperienza unica ed irripetibile per la donna e come tale va accompagnato.”

La moderna era della partoanalgesia farmacologica è iniziata nel 1847. Quell’anno il dottor James Young Simpson iniziò a somministrare etere, e poi cloroformio, durante il parto. Questa tecnica ha aiutato la Regina Vittoria a partorire il Principe Leopoldo nel 1853 e la Principessa Beatrice nel 1857. Il dottore era affiancato dall’anestesista John Snow, pioniere dell’anestesiologia moderna.

“Da dieci anni, ogni mese, – continua la dottoressa Poli – nell’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia diretta dal dottor Stefano Tamburro, organizziamo incontriformativi online aperti a tutte le donne insieme ad una anestesista, una ginecologa e una ostetrica. Durante questi incontri illustriamo i nostri percorsi di analgesia e le tecniche di controllo del dolore, sia non farmacologiche che farmacologiche. La formazione del personale è un altro elemento chiave del successo di questo percorso. Abbiamo un programma di formazione continua per anestesisti, ostetriche, pediatri e ginecologi. Garantiamo in questo modo un aggiornamento continuo di tutto il team multidisciplinare sulle migliori pratiche e le tecniche più all’avanguardia. L’obiettivo è assicurare alle mamme un’assistenza di alta qualità, sicura e personalizzata.”

Riporta la pagina dedicata del sito che “si tratta, in pratica, della somministrazione di farmaci analgesici alla donna durante il travaglio di parto già avviato, attraverso un cateterino epidurale (un sottile tubicino) a livello della zona lombare della schiena. L’epidurale in corso di parto non è un’anestesia, ma un’analgesia che riduce il dolore permettendo alla donna di essere partecipe al suo travaglio fino alla nascita del bambino in tutta sicurezza sia materna che fetale”.

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