“Per i professionisti sanitari, il vaccino, tra cui quello anti-influenzale, rappresenta un diritto e un dovere, indispensabile per proteggere sé stessi, i pazienti e garantire l’efficienza delle strutture sanitarie”, spiega Paolo Fazii.
Ogni anno milioni di persone si ammalano di influenza, ma pochi sono consapevoli di quanto la salute umana dipenda da quella degli animali e dell’ambiente.
Paolo Fazii, Direttore Medico dell’UOC di Microbiologia e Virologia Clinica di Pescara, evidenzia come il modello One Health sia fondamentale per comprendere l’impatto di questa connessione sulla diffusione dei virus respiratori, incluso quello influenzale.
Vaccino anti-influenzale: come protegge noi e il nostro ecosistema
Il virus dell’influenza A è un patogeno respiratorio che può infettare sia l’uomo che gli animali; un esempio sono le influenze aviarie, che colpiscono gli uccelli. In Italia, il vaccino antinfluenzale in uso contiene il sottotipo di influenza H3N2, l’H1N1 e il ceppo Victoria dell’influenza B, i più diffusi, attualmente, a livello globale. Ogni anno, i ceppi vengono aggiornati per adattarsi alle mutazioni del virus. Le modifiche genetiche, infatti, possono alterarne le caratteristiche.
“Il virus influenzale muta costantemente la sua struttura,” spiega Paolo Fazii. “Per questo motivo, è essenziale aggiornare annualmente i vaccini antinfluenzali, in modo da contrastare le nuove varianti e proteggere le categorie più vulnerabili, come anziani e soggetti a rischio.”
Il ceppo H3N2, recentemente mutato in Australia, è al centro delle attuali campagne vaccinali.
Quando si manifestano nuovi ceppi influenzali, l’OMS monitora le mutazioni attraverso studi epidemiologici, aggiornando tempestivamente i vaccini per affrontare le nuove sfide sanitarie.
La sorveglianza virale: da InfluNet a RespiVirnet
Dal 1999 al 2022, l’Istituto Superiore di Sanità coordinava InfluNet, una rete di laboratori focalizzata sul monitoraggio delle sindromi influenzali. Nel 2023, questa rete è stata sostituita da RespiVirnet, un sistema potenziato che estende la sorveglianza a un’ampia varietà di virus respiratori. Oltre ai virus influenzali A e B, RespiVirnet monitorizza anche:
- SARS-CoV-2,
- Human-CoVs (HCoVs), che includono virus responsabili del raffreddore comune e strettamente imparentati con SARS-CoV-1 e SARS-CoV-2,
- Rinovirus (RH), causa principale del raffreddore comune,
- Virus parainfluenzali,
- Adenovirus respiratori,
- Virus respiratorio sinciziale (RSV),
- Metapneumovirus umano.
“Quando riceviamo un tampone sospetto per sindrome influenzale e il risultato è positivo per uno di questi virus, non solo inviamo un report settimanale all’Istituto Superiore di Sanità, ma trasmettiamo anche i ceppi identificati per ulteriori analisi. Questo ci permette di monitorare in tempo reale l’andamento delle malattie respiratorie e intervenire tempestivamente” aggiunge Fazii.
Salto di specie: come i virus passano dagli animali all’uomo
Un fenomeno preoccupante nella diffusione dei virus è il salto di specie, che consente ai patogeni di passare dagli animali all’uomo. Questo accade quando un virus animale si adatta a una nuova specie, come l’uomo, spesso con l’aiuto di un ospite intermedio, come il maiale, che agisce da “frullatore biologico”. Ad esempio, il virus H1N1, responsabile della pandemia del 2009, è passato dai volatili ai maiali e poi agli esseri umani. Lo stesso ceppo H1N1 causò anche la devastante influenza spagnola del 1918, che provocò circa 50 milioni di morti a causa dell’assenza di immunità.
Anche oggi, il rischio di salto di specie non è da sottovalutare, soprattutto per alcuni ceppi di virus aviari ancora in circolazione, come H5N1 e H7N2. “Fortunatamente, non si è verificato alcun passaggio interumano, ma dobbiamo rimanere vigili. Il tasso di mortalità per gli esseri umani infettati dai volatili può arrivare al 40-50%, principalmente a causa della polmonite interstiziale, simile a quella causata dal COVID-19”, conclude Fazii.
L’approccio One Health: un sistema di sorveglianza integrato
Per affrontare i rischi legati alla diffusione di malattie infettive, l’approccio One Health prevede un sistema di sorveglianza integrato monitora la salute umana e animale come un unico ecosistema, mirando a intercettare tempestivamente il passaggio dei virus dagli animali all’uomo.
La prevenzione inizia con la sorveglianza sanitaria degli animali, supportata da strategie come la vaccinazione. Tuttavia, alcune regioni, come il sud della Cina e l’Indocina, sono particolarmente vulnerabili al salto di specie, grazie alla presenza di bacini naturali, fiumi e risaie, dove si trovano volatili migratori in grado di trasmettere virus a grandi distanze. Inoltre, gli allevamenti intensivi di maiali e pollame in queste aree creano condizioni favorevoli per il passaggio dei patogeni.
Per questo motivo, l’adozione dell’approccio One Health nel trattamento dei virus è sempre più urgente, come sottolineato dall’OMS, che ne evidenzia l’importanza per il monitoraggio della salute degli animali d’allevamento. Un controllo accurato, quando possibile, è fondamentale per prevenire future epidemie.