In ambito cardiovascolare, la salute di genere è una sfida ancora aperta. La Prof.ssa Susanna Sciomer, esperta e docente di Cardiologia presso l’Università Sapienza di Roma, fa luce su una problematica poco nota ma di grande impatto:
“Le malattie cardiovascolari, in particolare la cardiopatia ischemica, sono la principale causa di morte per le donne, spesso più che per gli uomini. Eppure, questa consapevolezza è ancora limitata, sia tra la popolazione generale che tra gli operatori sanitari”.
Da questa affermazione prende il via un’analisi che richiama l’urgenza di un cambio di prospettiva. “L’approccio tradizionale alla cardiologia non tiene ancora abbastanza conto delle differenze di genere, spesso perché la ricerca scientifica si è concentrata principalmente sul sesso maschile”.
Le donne e il cardiovascolare
La Prof.ssa Sciomer sottolinea un aspetto cruciale: le donne sono state storicamente sottorappresentate nei trial clinici. “Negli ultimi anni, abbiamo iniziato a colmare questo divario, ma le informazioni disponibili sono ancora limitate. Sappiamo però che alcuni fattori di rischio sono specifici del sesso femminile. Tra questi, l’ipertensione e il diabete gestazionale, il peso post-partum non recuperato e il parto pretermine. Questi elementi possono incidere sulla salute cardiovascolare delle donne anche a distanza di anni”.
Con l’ingresso nella menopausa, attorno ai 50 anni, le donne affrontano un cambiamento decisivo: “La riduzione degli estrogeni e dei loro recettori determina la perdita di un fattore protettivo che, fino a quel momento, aveva contribuito a preservare il sistema cardiovascolare. Questo aumento del rischio rende fondamentale un’attenzione mirata alla prevenzione”.
La prevenzione rappresenta un’arma fondamentale per ridurre il rischio cardiovascolare nelle donne. “Uno stile di vita sano, basato su una corretta alimentazione e una regolare attività fisica, è essenziale – spiega -. Va anche sottolineato che l’ipertensione arteriosa, storicamente considerata più frequente negli uomini, tende a prevalere nelle donne dopo i 60-70 anni. Molte di loro, però, non sono consapevoli di questo problema, ed è qui che l’educazione gioca un ruolo cruciale”.
Go Red for Women
Negli Stati Uniti, il programma Go Red for Women ha mostrato come campagne di sensibilizzazione ben strutturate possano fare la differenza. “Attraverso iniziative educative e strumenti semplici, come opuscoli illustrativi, si insegnano alle donne strategie efficaci per ridurre i fattori di rischio cardiovascolare. È un modello che potrebbe essere adattato e adottato anche nel nostro Paese”.
La salute di genere in cardiologia richiede un impegno congiunto tra ricerca, clinica e sensibilizzazione. “Abbiamo ancora molto da fare per educare la popolazione e gli operatori sanitari alle peculiarità del rischio cardiovascolare femminile. Ma siamo sulla strada giusta. Ogni passo avanti è un passo verso un sistema sanitario più equo e attento alle differenze di genere”, conclude la Prof.ssa Sciomer.
FARESANiTÀ non può che accogliere e rilanciare questo invito: la salute di genere deve diventare un pilastro imprescindibile della medicina del futuro.