Come devono cambiare le professioni per adattarsi al futuro dell’AI? Questa è stata la domanda fondamentale durante l’inaugurazione del Centro Universitario di Ricerca e Innovazione Integral Intelligence Futuro, Diplomazia Culturale e Benessere Integrale (CUIRIF) presso l’Università eCampus.
“Ci sono due scenari, interconnessi tra loro e ugualmente negativi per la creatività e la libertà – dice l’Avvocato Andrea Lisi Presidente di ANORC Professioni, Presidente Onorario di ANORC e Professore nella Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Antonianum –. Il rischio concreto è che si deleghi alle macchine il pensiero, ovvero il processo sia critico sia creativo. L’effetto è, sostanzialmente, bloccare la nascita di nuove idee, stili, intuizioni, entrando in un ciclo di ripetitività. Le AI, infatti, si basano sui dati. E i dati sono sempre e inevitabilmente orientati al passato. L’intuizione, il colpo di genio che fa un passo avanti, che cambia il paradigma, è tipico dell’umanità. In questo scenario, le persone rischiano di diventare dipendenti da macchine che non comprendono o controllano, mentre le predizioni dell’AI continueranno ad avverarsi perché basate su un bacino di dati che continua a ripetersi perché continuamente confermato dalle predizioni precedenti”.
I due paradossi di un futuro dominato dall’AI
“In questo scenario non c’è spazio per la novità. Il primo paradosso è che la tecnologia più all’avanguardia avrà un effetto sostanzialmente conservatore: una ripetizione dello standard. Il secondo paradosso è la relazione uomo-macchina. Continuiamo a dire che le AI sono un strumento. Ma è vero il contrario. L’uomo, al momento, è finito per essere inconsapevolmente strumento dell’AI (saldamente in mano a un oligopolio extra UE). Ed essa è nutrita voracemente con i nostri dati, anche dopo la nostra morte. Questa usurpazione rischia di divenire duplice. Le AI non solo ci prendono i dati che, con una certa liberalità, abbiamo concesso con i nostri comportamenti digitali. Renderanno anche molte professioni – o parti di professioni – ridondanti”.
Cambiare le professioni per non venire surclassati dalle AI
“È evidente che le professioni debbano cambiare per adattarsi alle AI. E tutto questo cambiamento, in realtà, lo deve porre in essere la società tutta, attraverso alfabetizzazione ed educazione diffuse. Non credo esista una singola soluzione per arginare le possibili involuzioni insiste in ciò che stiamo vivendo oggi ma, piuttosto, un fronte di soluzioni da adottare simultaneamente.
1) Non perdere le basi del pensiero. L’introduzione delle calcolatrici non ha tolto alle persone la capacità di contare. Ma ci ha reso più pigri. Sappiamo contare, ma lo facciamo poco. Per fortuna, però, ci hanno insegnato a farlo. Questo è fondamentale: “Insegnare le basi del pensiero: calcolo, riassunti, poesie da imparare a memoria. A volte si sente dire come queste cose siano superate. Sono essenziali, invece, per rimanere indipendenti e per poter valutare e guidare il lavoro della AI. Per essere giudici e piloti delle AI dobbiamo essere capaci di fare le cose che chiediamo alle AI di fare, anche se, poi, per comodità, velocità, efficienza ci affidiamo alle enormi capacità di calcolo e associazione delle macchine.
2) Coding, cultura, fake news. “La risposta alle AI non è dissimile dalla risposta alle fake news. Pensiero critico e conoscenza di come le AI funzionano sono barriere importanti al rischio – invero molto grave – che i giudizi e le informazioni delle AI creino una catena di discriminazioni, falsità, disinformazione ed errori inappellabili di giudizio. È molto difficile sapere davvero come un sistema di AI scelga – e quindi rintracciare la fonte dell’errore – ma dobbiamo diffondere, per lo meno, una solida consapevolezza che le AI sbagliano e sono piene di pregiudizi: i nostri, quelli dei nostri dati, quelli dei programmatori e quelli dei programmi in sé. Non vanno mai credute ad occhi chiusi. Senza giudizio critico, qual è, del resto, la differenza esteriore tra verità e menzogna?
3) Norme e democrazia. È abbastanza semplice vedere il rischio per la democrazia nello scenario che abbiamo davanti. Poggiamo, ormai, i piedi in due realtà parallele: analogica e digitale. Sulla seconda, però, il nostro controllo è molto labile e la crescita dei sistemi e modelli di AI lo renderà ancora più inconsistente. Per questo, pur senza parteggiare per regolamentazioni troppo onerose, è bene riconoscere che una parte essenziale di tutela dell’individuo e della democrazia verrà svolta dalla legislazione e dalle autorità europee: le uniche che, finora, abbiano affrontato, dal punto di vista legale, il potere delle grandi corporazioni dei dati che amo chiamare “Sultani” della nostra digitalità (che in verità “nostra” non è per nulla).
4) In questa ‘immunizzazione’ ai pericoli delle AI le aziende private hanno un ruolo importante perché creano una barriera diffusa ai monopoli delle informazioni. Servizi di sicurezza cyber, certificazione delle immagini, individuazione dei bias diventeranno sempre più frequenti e richiesti, andando a formare una parte essenziale del tool-kit della società per far sì che siano le persone ad usare le AI e non le AI e i loro creatori ad usare le persone”.
Per saperne di più
“La ricerca come motore del futuro” – Conferenza stampa di presentazione del CUIRIF
Il 1° aprile, a partire dalle 10:30, presso la sede del Senato della Repubblica si è tenuta la prestigiosa Conferenza stampa di presentazione del Centro Universitario di Ricerca e Innovazione Integral Intelligence Futuro, Diplomazia Culturale e Benessere Integrale (CUIRIF) nato presso l’Università eCampus e presieduto dall’Avv. Prof. Paolo Cancelli.
Il CUIRIF rappresenta un nuovo Centro di eccellenza dedicato allo studio del diritto vivente, della diplomazia culturale e del benessere integrale che intende integrare saperi giuridici, sociali ed economico–manageriali per anticipare le trasformazioni globali e proporre soluzioni concrete.
Grazie a un approccio interdisciplinare e ad una rete internazionale di partner e collaboratori, saprà tradurre la ricerca in innovazione normativa, diplomatica e sociale per il benessere collettivo, ispirando pratiche manageriali e di policy coerenti, e anticipando le sfide globali.
A partecipare in qualità di relatori sono stati i Direttori dei diversi Dipartimenti che compongono il centro, tra cui anche l’Avv. Prof. Andrea Lisi, Direttore generale del neocostituito Dipartimento DigitaLaw.
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Intelligenza Integrale: un ponte tra Cultura, Storia e Diritto nel mondo digitale
Su queste delicate tematiche si consiglia la lettura del volume collettaneo “Intelligenza Integrale: un ponte tra Cultura, Storia e Diritto nel mondo digitale”, Digitalaw editrice, 2024.
Il volume ospita le autorevoli voci degli Avv.ti Andrea Lisi e Sarah Ungaro, dei Proff. Paolo Cancelli, Giuseppe Gimigliano e Giuseppe Torre, accompagnate, nella prima parte, dalle firme della Dott.ssa Francesca Cafiero, Vice direttrice del progetto DIGEAT, per il prologo, del Prof. Agustín Hernández Vidales, Magnifico Rettore della Pontificia Università Antonianum, per la premessa, e della Dott.ssa Nunzia Ciardi, Vice direttrice di ACN (Agenzia per la Cybersicurezza nazionale), per l’introduzione e nasce proprio come una sinfonia composta da più movimenti, che si alternano in una sequenza fatta di carattere e spessore diversi, accomunati dallo stesso sentimento: la volontà (e il coraggio) di riflettere sulle sfide etiche, sociali e tecnologiche del nostro tempo.
Pubblicazioni come questa vogliono staccarsi dal rumore di fondo della “carta straccia” digitale, costruendo una visione ben più melodica del progresso data dall’accordo di una pluralità di voci ed esperienze professionali che, pur apparentemente distanti, si ritrovano a superare la deriva dell’iper-specializzazione, per contribuire ad orientare una visione integrata della tecnologia verso un uso più consapevole e rispettoso della complessità umana. Il volume è liberamente scaricabile, previa registrazione, da questo link: https://www.digeat.tv/video?w=52310