Lazio, quale la situazione sulla salute mentale?

Un'analisi a cura di Marinella D'Innocenzo, Delegato del Sindaco di Roma Capitale per i rapporti con l’ASL Roma 2 e Presidente de L’Altra Sanità, evidenzia le sfide attuali e la necessità di un maggiore impegno istituzionale e finanziario nel settore.
l'altra sanità
Marinella D'Innocenzo, Presidente de L'Altra Sanità

Il Lazio sta affrontando una crisi silenziosa nel campo della salute mentale. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il 27,1% della popolazione, pari a 1,5 milioni di persone, soffre di disturbi mentali. Questa situazione è stata amplificata dalla pandemia del Covid-19 nel 2020. Le patologie mentali sono in aumento e si manifestano sempre più precocemente.

Tra le nuove generazioni si riscontrano problematiche legate all’identità, al ritiro sociale, all’antisocialità di gruppo, alle dipendenze, ai disordini alimentari, all’autolesionismo e ai tentativi di suicidio. Altri fattori critici sono il trauma della migrazione e la marginalità sociale.

Nonostante la gravità del problema, il sistema sanitario dedicato alla salute mentale presenta forti criticità. Nonostante le numerose evidenze, sia nella letteratura scientifica sia nell’opinione pubblica, sottolineino costantemente l’importanza della salute mentale, l’Italia continua a occupare gli ultimi posti in Europa per risorse economiche allocate.

Attualmente, il finanziamento per la salute mentale si attesta intorno al 3,4% del Fondo Sanitario Nazionale. Un valore decisamente inferiore rispetto al 10% di Paesi ad alto reddito come Regno Unito, Germania e Francia.

A livello regionale, i dati della Società Italiana di Epidemiologia e del Ministero della Salute del 2021 mostrano che il Lazio destina alla salute mentale solo il 2,7% del Fondo Sanitario Regionale, posizionandosi al di sotto della già insufficiente media nazionale.

Impatti sul sistema sanitario regionale

La scarsità di investimenti si traduce in una carenza di personale e in una difficoltà dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) a garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Negli ultimi due anni, tre SPDC (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura) sono stati chiusi sul territorio regionale. I dati del Ministero della Salute del 2022 evidenziano una bassa percentuale di prestazioni per utente, un’alta percentuale di riammissioni in strutture dopo 7 e 30 giorni e un costo pro-capite per assistenza psichiatrica inferiore alla media nazionale.

L’organizzazione dei DSM, incentrata sulla figura del medico-psichiatra, non è più in grado di rispondere alla complessità dei casi e di valorizzare le altre figure professionali coinvolte. La carenza di specialisti in psichiatria è in aumento, a causa della scarsa attrattività della professione nel settore pubblico. Le motivazioni includono l’eccessivo carico burocratico, il rischio di contenzioso medico-legale, le aggressioni ai sanitari e l’aumento delle richieste da parte della magistratura per la gestione di pazienti psichiatrici autori di reato.

La situazione è particolarmente critica nelle province, dove i servizi si stanno spopolando a causa della maggiore attrattività dei DSM romani. Questo fenomeno mette a rischio il principio di equità di accesso ai servizi per i pazienti più fragili.

Il Piano regionale per la salute mentale

La Regione Lazio ha adottato il Piano regionale di azioni per la Salute Mentale 2022-2024Salute e inclusione“, che mira a potenziare e qualificare l’assistenza in questo ambito. Gli obiettivi del piano includono:

  • Integrazione tra DSM e Distretti sanitari
  • Umanizzazione delle cur
  • Servizi di prossimità
  • Integrazione con la comunità
  • Interventi centrati sui fattori protettivi
  • Comunicazione trasparente

Il Piano prevede l’implementazione di progetti terapeutici individuali, il supporto di strumenti innovativi come il budget di salute, la valorizzazione delle buone pratiche e la digitalizzazione degli interventi.

Resta da vedere se la Giunta Regionale sarà in grado di dare risposte concrete a questo settore cruciale. La pandemia ha aggravato i problemi di salute mentale, in particolare tra adolescenti e bambini. I ricoveri negli SPDC sono sempre più brevi, con conseguenti riammissioni precoci. Il ricorso ai farmaci è in aumento a causa delle lunghe liste d’attesa per la presa in carico nei Centri di Salute Mentale (CSM).

Servono interventi integrati capaci di garantire una presa in carico efficace e una risposta unitaria tra ambito sanitario e sociale. Attualmente, il Comune di Roma si distingue tra i Comuni italiani per il contributo significativo alle politiche integrate per la salute mentale. Questo grazie alla promozione di interventi riabilitativi e alla realizzazione di soluzioni abitative e lavorative che coinvolgono numerosi pazienti seguiti dai tre Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) della città.

Tuttavia, è fondamentale che le politiche sanitarie regionali diventino più incisive, fornendo un sostegno concreto e promuovendo la salute mentale nel Lazio. È necessario investire maggiormente in strutture pubbliche sanitarie per la residenzialità e semiresidenzialità, nei centri diurni, nei progetti di inserimento lavorativo e nelle soluzioni abitative che favoriscano autonomia e inclusione. Allo stesso tempo, servono investimenti in risorse umane e professionali per rendere realmente esigibile il diritto alla salute delle persone con problemi di salute mentale.


Questo articolo è tratto da una precedente pubblicazione apparsa su diurna.net.

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