L’AI nella cura della retinopatia diabetica

Screening più accessibili, diagnosi precoci e sensibilità del 100%: per AIMO l’Intelligenza Artificiale potrebbe essere la chiave per ridurre le disuguaglianze e potenziare la lotta alla retinopatia diabetica che colpisce circa il 30% dei pazienti diabetici.
Nella foto appaiono due oculisti: Alberto Piatti, responsabile Oculistica Territoriale ASL To5 e consigliere dell’Associazione Italiana Medici Oculisti il dottor Danilo Mazzacane, segretario generale GOAL e referente AIMO
Alberto Piatti e Danilo Renato Mazzacane

L’Associazione Italiana Medici Oculisti (AIMO) promuove una riflessione sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (AI) in oftalmologia, evidenziandone il potenziale per migliorare la prevenzione e la gestione della retinopatia diabetica. Questo approccio, supportato dai dati di uno studio condotto dalla John Hopkins University, potrebbe rappresentare una svolta significativa per la sanità pubblica e per l’equità nell’accesso ai servizi sanitari.

Tecnologia e sanità: un connubio vincente

Secondo il dottor Alberto Piatti, responsabile dell’Oculistica Territoriale presso l’ASL To5 e consigliere AIMO, circa il 30% delle attività sanitarie potrebbe essere automatizzato grazie all’AI, portando benefici significativi in termini di produttività e ottimizzazione delle risorse. Questo approccio risulta essenziale per affrontare il previsto disavanzo di 3,5 milioni di operatori sanitari nei Paesi OCSE entro il 2030.

La retinopatia diabetica, che colpisce circa il 30% dei pazienti diabetici, rappresenta una condizione spesso asintomatica nelle fasi iniziali. In Italia, su 3,5 milioni di persone affette da diabete, circa un milione potrebbe sviluppare complicanze retiniche.

Identificare precocemente queste complicanze – spiega Piatti – permette di prevenire l’evoluzione verso forme avanzate, riducendo i costi per il paziente e per il Servizio sanitario nazionale”.

Lo studio della John Hopkins University

Uno studio recente condotto negli Stati Uniti dalla John Hopkins University ha dimostrato che l’utilizzo di AI autonoma nei programmi di screening incrementa l’aderenza dei pazienti del 7,6%, soprattutto tra le fasce meno abbienti. Questo dato rappresenta una conferma significativa del potenziale dell’AI nel promuovere equità e migliorare i risultati di salute.

AIMO sottolinea come l’esperienza americana sia un esempio virtuoso che potrebbe essere applicato anche al contesto italiano, dove la percentuale di pazienti diabetici sottoposti a screening è ancora bassa, attestandosi al 27%.

Esempi virtuosi e prospettive future

Nell’ASL To5, dove è attivo un programma di screening da circa vent’anni, l’utilizzo di algoritmi di AI ha già dato risultati promettenti. Due software testati recentemente hanno mostrato una sensibilità del 100% nell’identificazione delle forme da approfondire e una specificità del 92% nel ridurre i falsi positivi.

Questi strumenti – afferma Piatti – possono affiancare il medico oculista, aumentando l’efficienza dei programmi di screening massivi”.

Verso una nuova oftalmologia

AIMO ribadisce che l’adozione di tecnologie avanzate come l’AI non è priva di sfide. Gli oculisti evidenziano l’importanza di un’adeguata alfabetizzazione tecnologica, di un coinvolgimento multidisciplinare con esperti di ingegneria clinica e di una corretta divulgazione scientifica.

La rivoluzione digitale in corso – commenta il dottor Danilo Renato Mazzacane, segretario generale GOAL (Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi) – offre opportunità straordinarie, ma richiede un equilibrio tra innovazione tecnologica e centralità della relazione medico-paziente”.

In definitiva, secondo AIMO, l’AI e la telemedicina rappresentano strumenti chiave per affrontare le principali patologie croniche oftalmologiche, come le vascolari retiniche e il glaucoma, migliorando la diagnosi precoce e l’efficacia terapeutica. Gli oculisti italiani guardano con ottimismo a queste innovazioni, consapevoli che il cammino verso una sanità sempre più equa ed efficiente è già iniziato.

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