Favorire il dialogo tra farmacologia e pratica clinica

L'intervista al prof. Armando Genazzani, il nuovo presidente in carica per il biennio 2024-2026 della Società Italiana di Farmacologia

La situazione della farmacologia in Italia  

La farmacologia in Italia è florida, sia per quanto riguarda la ricerca di base sia per la ricerca clinica e lo sviluppo di nuove terapie. È un settore strategico dotato di un tessuto accademico e clinico di altissimo livello, con ricercatori e professionisti riconosciuti a livello internazionale. La Società Italiana di Farmacologia – SIF – è costantemente impegnata a promuovere l’eccellenza nella ricerca farmacologica, a formare nuove generazioni di farmacologi e a favorire il dialogo tra accademia, industria e istituzioni. 

Come sono cambiati ruolo e possibilità della farmacologia negli ultimi anni?  

La farmacologia si è evoluta in una scienza trasversale e traslazionale. Da disciplina storicamente incentrata sui meccanismi d’azione dei farmaci, si è trasformata in una disciplina che abbraccia tutte le fasi di un farmaco. Oggigiorno la nostra ricerca di base parte dal bisogno terapeutico insoddisfatto dei pazienti e non più dalla curiosità sperimentale, così come il nostro coinvolgimento nella ricerca e pratica clinica non tralascia di scrutare attentamente i dati non clinici a supporto. Il ruolo del farmacologo si è inoltre ampliato, passando da un focus esclusivo sulla ricerca preclinica e sperimentale, a una partecipazione attiva nella pratica clinica.

Il ruolo del farmacologo clinico

In un sistema integrato della sanità, a seconda dei contesti, il farmacologo clinico può ricoprire (e ricopre) diversi ruoli, dal coinvolgimento nel clinical trial center al therapeutic drug monitoring e alla farmacogenetica applicata, dalla consulenza farmacologica alla gestione in urgenza degli effetti collaterali. Vorrei anche ricordare il ruolo essenziale che il farmacologo ha nei comitati etici e nelle Unità di Fase I. Il farmacologo è anche pronto alle tecnologie emergenti, dalla digitalizzazione all’intelligenza artificiale. Infine, anche il contesto regolatorio ha subito miglioramenti, con norme più flessibili e incentivanti per favorire la conduzione di studi clinici, anche con disegni più flessibili. Tuttavia, questa evoluzione richiede competenze aggiornate, motivo per cui la Società Italiana di Farmacologia (SIF) è impegnata in attività di formazione avanzata e nella promozione di reti collaborative che mettano a sistema le eccellenze italiane.

Le criticità 

Il farmacologo clinico è ideale per inserirsi in un contesto di sanità integrata, in cui a seconda della struttura e delle altre componenti già presenti, può ricoprire un ruolo che conferisca alle prestazioni erogate un valore aggiunto. In altre parole, migliora l’outcome farmacologico delle terapie, riduce e monitora le reazioni avverse, partecipa alla definizione di appropriatezza e a processi quali la riconciliazione terapeutica, migliora la ricerca clinica e traslazionale negli ospedali, che è indispensabile per fornire una sanità all’avanguardia.

La principale criticità è proprio quella di dover integrare questa figura a seconda del contesto. Il farmacologo clinico non sostituisce nessuna delle funzioni esistenti, ad esempio quella del farmacista ospedaliero o del laboratorio analisi, ma ne valorizza il lavoro attraverso un sistema di integrazione delle conoscenze. La criticità del farmacologo non clinico è simile ad altre figure di ricercatore in Italia.

È una specialità che attrae giovani medici?  

I dottorati di ricerca in farmacologia sono tra i più attrattivi in Italia e anche le Scuole di Specializzazione in Farmacologia Clinica e Tossicologia suscitano un interesse tra i giovani, soprattutto grazie alle loro applicazioni innovative e trasversali. Tuttavia, il numero di specializzandi è limitato da almeno due fattori: il primo è che si prediligono Specialità che permettono di lavorare nel settore privato e il secondo è che, come detto precedentemente, il ruolo del farmacologo clinico non offre molti sbocchi standardizzati nel sistema sanitario nazionale. Tra le opzioni di lavoro talvolta neglette vi è anche quello delle aziende farmaceutiche, anch’esse al momento in carenza di personale. La SIF promuove costantemente la formazione, e lo farà in questo biennio con rinnovato vigore, perché crede sinceramente che il sistema verrà ad essere valorizzato. 

Quali misure di pianificazione e organizzazione sanitaria servono alla farmacologia oggi? 

I sistemi Sanitari hanno bisogno di un piano strategico che includa una maggiore integrazione del farmacologo nel singolo sistema sanitario, perché agisce da collante e permette di non ragionare per silos.

Esistono bellissime esperienze virtuose in Italia che sono dei modelli per l’intero sistema. Tra gli altri, esistono centri di farmacovigilanza avanzata, reti di farmacologia clinica che favoriscono la conduzione di studi multicentrici, centri che personalizzano le terapie in base al genotipo e al fenotipo del paziente, che si occupano di patologie particolari dando valori aggiunti enormi al risultato clinico e centri che forniscono consulenze farmacologiche. La condivisione di queste pratiche rappresenta una risorsa fondamentale per uniformare l’accesso a cure di qualità in tutto il Paese e la SIF in questi anni si impegnerà per esportare dei modelli condivisi.

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