In occasione della Giornata Internazionale dell’Epilessia, riconosciuta dall’OMS come una malattia sociale, torna l’attenzione sulla gestione delle liste d’attesa per le visite specialistiche. Il tema, complesso e articolato, evidenzia la necessità di una programmazione sanitaria più efficace, capace di rispondere in modo equo ai bisogni dei pazienti.
L’epilessia in Italia: numeri e disuguaglianze territoriali
L’epilessia interessa circa 600mila persone in Italia e sei milioni in Europa, con un’incidenza che colpisce soprattutto i primi anni di vita e la popolazione anziana (over 75). Tuttavia, secondo Oriano Mecarelli, presidente della Fondazione Lice (Lega Italiana Contro l’Epilessia), l’accesso alle cure non è uniforme: se alcune regioni del Centro-Nord, come Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana, garantiscono tempi più contenuti, nel Sud la carenza di specialisti e strutture adeguate determina situazioni critiche, spesso costringendo i pazienti a rivolgersi a centri di eccellenza lontani, come il Bambino Gesù di Roma, il Meyer di Firenze, il Gaslini di Genova e il Besta di Milano.
La carenza di specialisti e le difficoltà nella transizione ai centri per adulti
Una delle questioni più urgenti riguarda il numero insufficiente di specialisti, una criticità aggravata dal pensionamento di molti neurologi che non sono stati rimpiazzati. Il risultato? Tempi di attesa che possono arrivare a un anno per esami fondamentali come l’elettroencefalogramma. A questo si aggiunge il delicato passaggio dei pazienti pediatrici ai centri per adulti, un momento che dovrebbe essere gestito con maggiore attenzione per garantire continuità terapeutica.
Buone pratiche e soluzioni in atto
Di fronte a queste sfide, la Fondazione Lice (è impegnata nella promozione di buone pratiche, come il potenziamento della telemedicina e una migliore distribuzione delle risorse sanitarie sul territorio. Inoltre, il lavoro sulla sensibilizzazione ha prodotto risultati significativi: sebbene lo stigma sociale rimanga un problema, oggi si parla più apertamente di epilessia rispetto al passato, anche grazie alle campagne di informazione.
La necessità di un intervento normativo
Un tema aperto resta l’iter legislativo: il disegno di legge sull’epilessia, che mira a migliorare le tutele e i diritti delle persone affette dalla patologia, è ancora fermo alla X Commissione del Senato. L’approvazione della normativa potrebbe rappresentare un passo avanti verso una presa in carico più equa e strutturata, ma l’attesa continua.
Conclusioni
Affrontare il nodo delle liste d’attesa e garantire un accesso più rapido ed efficace alle cure resta una priorità. L’epilessia richiede risposte sanitarie integrate e un impegno concreto da parte delle istituzioni per superare le attuali disuguaglianze territoriali.