Epatite C: come stanno andando gli screening in Emilia-Romagna?

507.797 residenti della Regione si sono sottoposti volontariamente al test gratuito. Nel 2023 la campagna regionale “C devi pensare”, che coinvolge solo quei cittadini nati tra il 1969 e il 1989, ha visto un numero di test del doppio rispetto all’anno precedente.

L’epatite C è un’infezione pericolosa per la quale esiste una cura se viene precocemente diagnosticata. La positività al virus Hcv ha gravi ripercussioni sulla salute e qualità della vita, e può rimanere latente per molti anni. Per quella porzione di casi asintomatici lo screening è fondamentale: sia per diagnosticare la malattia in tempo sia per evitare ulteriori contagi. Si stima, infatti, che in Italia circa il 0,5% della popolazione abbia contratto il virus dell’epatite C, e che in Emilia-Romagna ci siano approssimativamente 6500 malati, di cui la maggior parte ignari di esserlo.

Come è organizzato screening dell’epatite C

Lo screening avviene attraverso un prelievo ematico. In Emilia Romagna non serve prescrizione medica ed è totalmente gratuito. Può essere richiesto anche in occasione di altri prelievi già programmati.

L’informativa viene inoltrata a tutti i cittadini target tramite SMS o Fascicolo sanitario elettronico (FSE). L’invito è valido dal momento di avvenuta ricezione del messaggio ed esteso a tutto il 2024. L’avviso raggiunge anche chi è andato a risiedere o risiederà nel territorio successivamente all’inizio della campagna di prevenzione. Per prenotare al cittadino basta presentarsi al CUP mostrando la lettera scaricabile dal FSE o l’SMS oppure accedere al portale dedicato reperibile sul sito della propria Ausl.

Nel caso l’esame accerti la presenza del virus, il centro Screening prenderà direttamente in carico il paziente prescrivendogli una visita presso la UOC di Gastroenterologia.

La risposta dei cittadini: Imola registra un’adesione del 65,5% del target

La campagna di prevenzione sta registrando ottimi risultati. In particolare nel  territorio Ausl di Imola, dal 2022 sono stati oltre 27.500 i test effettuati. “Auspichiamo che nel corso del 2024, tutti i cittadini del target coinvolto che ancora non hanno effettuato il test colgano questa opportunità. Un semplice prelievo ematico può fare la differenza in termini di prevenzione, diagnosi e cura.” Commenta la Dottoressa Margherita De Lillo responsabile del Centro Screening dell’AUSL di Imola.

Epatite C

È un’infezione del fegato causata dal virus dell’epatite C, che se non preventivamente intercettata può evolvere da una malattia lieve che dura poche settimane, guarendo autonomamente con l’eliminazione del virus, a una malattia grave a lungo termine, come accade per più della metà dei contraenti del virus, divenendo così cronica. L’epatite C è spesso descritta come “acuta”, in caso di nuova infezione, o “cronica”, per una un’infezione a lungo termine o intermittente. L’epatite C in forma cronica può essere un’infezione permanente se non trattata. Nella fase cronica può causare seri problemi di salute, inclusi danni al fegato, cirrosi epatica, cancro al fegato e persino la morte.

Il virus si trasmette tramite il contatto con una persona infetta, quindi tramite aghi e siringhe, rapporti sessuali non protetti, tatuaggi e piercing non regolamentati e tutte quelle pratiche in cui possono esserci scambi o contatti ematici con persone infetti.

Ad oggi ancora non esiste un vaccino, l’ultimo baluardo prima della cronicità della malattia resta la prevenzione, sia nella forma acuta che nella forma cronica il virus può rimanere latente per tempi che vanno dalle due settimane in caso di forma acuta e prima infezione, ad anni per chi invece è affetto dalla forma cronica. 

La prevenzione, ripeto, resta quindi l’unica possibilità per evitare l’avanzamento della malattia a discapito della salute del paziente.

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di Redazione Fare Sanità

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