Cos’è una Rete di Comunità e a cosa puntare per costruire nuovi servizi socioassistenziali

Garantire assistenza equa e accessibile affrontando l’invecchiamento della popolazione e le disuguaglianze territoriali. Priorità: potenziare la rete sociosanitaria, integrare i settori e sfruttare i fondi PNRR per cure domiciliari e Case di Comunità. Marinella D’Innocenzo, Presidente de L’Altra Sanità, evidenzia la necessità di un approccio innovativo.
l'altra sanità
Marinella D'Innocenzo, Presidente de L'Altra Sanità

La riorganizzazione dei servizi socio-sanitari rappresenta una delle sfide più urgenti per il futuro della sanità italiana, soprattutto in un contesto demografico e sanitario sempre più complesso. Il modello della “Rete di Comunità“, sostenuto da L’Altra Sanità, può rispondere a queste esigenze, integrando sanità e servizi sociali per garantire un’assistenza equa e accessibile, con particolare attenzione alle fragilità e alle disuguaglianze territoriali.

Garantire un percorso di cura continuativo

La riorganizzazione dei servizi socio-sanitari nelle aree metropolitane, come quella di Roma, e nelle province laziali deve rispondere a un principio fondamentale: garantire un percorso di cura continuativo e strutturato, fruibile in qualsiasi momento e luogo, per ogni persona che abbia bisogno di assistenza sanitaria.

Il sistema deve rispondere a queste esigenze indipendentemente dalle circostanze, progettando un modello di Welfare di Comunità proattivo e interattivo, in cui diversi settori – dalla giustizia all’ambiente, dall’istruzione alla tutela delle fragilità – lavorino insieme all’interno di una rete integrata. Un tema che abbiamo già discusso nella scorsa edizione di Welfair, la fiera del fare Sanità.

Questo approccio olistico alla salute punta non solo a soddisfare i bisogni immediati, ma anche a intercettarli in modo efficace, migliorando la qualità della vita dei pazienti. La sfida principale è affrontare la burocrazia e rendere la comunità il fulcro della protezione sociale, costruendo un sistema stabile e duraturo capace di rispondere concretamente alle necessità delle persone e delle comunità.

Le sfide demografiche e sanitarie del Lazio

Le Istituzioni sanitarie, a livello locale e regionale, devono far fronte all’emergenza rappresentata dall’invecchiamento della popolazione e dal crescente numero di patologie croniche, in particolare nel contesto post-Covid. Le difficoltà principali includono la scarsità di risorse, le disuguaglianze nell’accesso alle cure, i lunghi tempi di attesa e la carenza di personale medico. Le disuguaglianze sociali e territoriali amplificano queste criticità, portando a esiti di salute molto diversi tra le persone.

Nel Lazio, oltre il 60% della popolazione over 65 soffre di almeno una patologia cronica, e le ASL destinano circa il 60% del loro budget annuale alla cura di questa fascia di popolazione. Tuttavia, l’invecchiamento richiede un approccio ancora più ampio, che consideri anche le condizioni sociali, economiche e ambientali che influenzano la salute. È fondamentale rafforzare la programmazione sociosanitaria e l’integrazione tra vari settori per offrire risposte efficaci e continuative, che si estendano oltre gli ospedali e raggiungano i pazienti direttamente a casa.

Le stime ci dicono che un giovane ha necessità dell’ospedale mezza giornata su 365 giorni dell’anno. I giorni, per una persona anziana, diventano almeno 3. Cioè almeno sei volte di più. È evidente quindi, che la programmazione dei servizi sociosanitari, anche attraverso l’esperienza e lo strumento della programmazione sociosanitaria e dei Piani di Zona, debba essere fatta con un occhio attento a quanto i dati raccontano. E anche gli investimenti vanno indirizzati soprattutto in questa direzione.

Il ruolo della pandemia nella riorganizzazione

La pandemia ha evidenziato l’importanza di sistemi flessibili, capaci di adattarsi rapidamente alle emergenze sanitarie. Ha accelerato la riorganizzazione dei servizi sociosanitari, dimostrando il valore della collaborazione tra il settore sanitario e quello sociale.

Questo approccio integrato ha permesso di affrontare la crisi in modo più efficiente, limitando gli effetti negativi per le persone più fragili. Il potenziamento delle strutture territoriali e l’uso della tecnologia, come la telemedicina e la teleassistenza, devono diventare elementi centrali per garantire assistenza direttamente a casa, riducendo la pressione sugli ospedali.

Investire per il futuro: il ruolo del PNRR

La riorganizzazione deve proseguire utilizzando i fondi del PNRR per sviluppare modelli innovativi di cure territoriali, come l’assistenza domiciliare e il rafforzamento delle Case di Comunità, che devono diventare centri operativi attivi 24 ore su 24, con medici e specialisti sempre disponibili.

Il successo di questa trasformazione dipenderà dalla capacità di creare una rete sociosanitaria integrata e sostenibile, che metta al centro il ruolo della comunità. Solo così sarà possibile garantire a tutti i cittadini, soprattutto ai più vulnerabili, un accesso equo e continuo al diritto alla salute.

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